Sull’accordo di collaborazione finanziaria

Sull’accordo di collaborazione finanziaria

Nessuna fiducia in San Marino da
parte dell’Italia. Lo dimostra il contenuto dell’Accordo di
collaborazione finanziaria firmato ieri a Palazzo Begni che
contiene esclusivamente “oneri e nessun elemento di sviluppo. Non
ci sono contropartite, solo grosse limitazioni”. Tant’e’ che non
e’ chiaro se sia ancora in vigore la cosiddetta “circolare
Draghi” che cataloga il sistema bancario sammarinese come extra
Ue.
Per smontare articolo per articolo il testo dell’intesa
italo-sammarinese appena siglata, il Partito dei socialisti e dei
democratici convoca una conferenza stampa in cui il capogruppo in
Consiglio grande e generale, Claudio Felici, stigmatizza la
mancanza di una visione complessiva. “Nessuna sorpresa dal
testo”, esordisce, e’ lo stesso pubblicato sulla stampa locale
qualche mese fa: si parla esclusivamente di vigilanza bancaria,
“manca del tutto lo sviluppo”. E anche il memorandum che andranno
a sottoscrivere le due Banche centrali, aggiunge, non permettera’
agli operatori sammarinesi di lavorare liberamente in Italia.
Servira’ sempre l’autorizzazione di Palazzo Koch. Dunque, il
Patto per San Marino ha ben poco da festeggiare, anche perche’
l’assedio della Guardia di Finanza continua, con pattuglie
presenti anche oggi a poche decine di metri dal confine. “Questa
firma costa poco all’Italia e tanto a San Marino” sentenzia
Felici: “Il testo doveva essere diverso, facciamo tanti sforzi
senza avere in cambio nulla”
“Se la normalizzazione dei rapporti
significa la certificazione dello stato di guerra dell’Italia
contro il nostro sistema finanziario, non ci stiamo”, ci va giu’
duro il segretario del partito, Gerardo Giovagnoli, sottolineando
come la “ratio con cui leggere l’Accordo l’ha data la breve nota
stampa del ministero italiano del Tesoro: serve per incrementare
la trasparenza del nostro sistema bancario e nulla cambia in
riferimento alla materia fiscale”. Dunque non si fa altro che
“certificare l’aumento del controllo da parte di Banca d’Italia
sul sistema sammarinese”. E cosi’ facendo il Titano “svende pezzi
di sovranita’ e del proprio futuro”, senza avere nulla in cambio,
neppure qualche rassicurazione sulla vendita di Delta. “Dopo la
firma- conclude- siamo ancora piu’ preoccupati”.

La trasparenza e’ una “condizione necessaria”, aggiunge
Antonio Carattoni della segreteria del partito, ma serve anche
“una nuova prospettiva politica per sostituire i vecchi asset del
nostro sistema”. Secondo l’ex Capitano Reggente “la concorrenza
fiscale riconosciuta e’ il cuore della prossima fase di sviluppo
per San Marino”, ma manca una convergenza di intenti tra
maggioranza e opposizione, con la prima chiusa a riccio su se
stessa. E l’accordo, sottolinea, non fa chiarezza su una serie di
problematiche, a partire dalla circolare di Banca d’Italia che
definisce extra europee le banche sammarinesi e dalla questione
Iccrea. Insomma, “tanti interrogativi restano in sospeso” e
l’unica cosa chiara sembra “la forte sfiducia nella capacita’ del
nostro Paese di mantenere gli impegni presi”.

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