Tremonti. No italiano all’euroritenuta. IlSole24Ore, Dino Pesole

Tremonti. No italiano all’euroritenuta. IlSole24Ore, Dino Pesole

IlSole24Ore

 No italiano all’euroritenuta

 Dino Pesole

«Scandaloso. Non mi sento di esprimere una valutazione positiva. Sono norme
scritte in Svizzera». Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti non ricorre a
mezzi termini nel definire sostanzialmente irricevibile il progetto di
revisione della direttiva Ue sulla tassazione dei redditi da risparmio dei non
residenti.
Il punto nodale è che le norme non prevedono sanzioni – osserva nel corso del
suo intervento all’Ecofin – con la conseguenza che di fatto i Governi europei
ne accettano «la sistematica violazione». Ma Tremonti si spinge anche oltre:
l’Italia – aggiunge – è pronta a sottoporre il caso all’attenzione della Corte
di Giustizia.
Trattativa sospesa, almeno per ora, poiché occorre l’unanimità per deliberare.
Non sembra però particolarmente preoccupato l’ungherese Gyorgy Matolcsy,
presidente di turno dell’Ecofin, che nella conferenza stampa conclusiva della
riunione, preferisce soffermarsi diplomaticamente sui passi in avanti compiuti
finora. «Paesi che prima avevano posto il veto come Austria e Lussemburgo hanno
rivisto la loro posizione». Si prende atto che «altri Paesi non hanno dato il
loro sostegno». La discussione proseguirà e verranno avanzate nelle prossime
riunioni ulteriori ipotesi di compromesso, come la costituzione di un’authority
ad hoc.
La posizione di Tremonti peraltro era già sostanzialmente nota alla stessa
presidenza ungherese, che ha avviato nei giorni scorsi un confronto preliminare
con Roma. Al momento chiusosi però con un eloquente nulla di fatto.
Le critiche di Tremonti non sono peraltro una novità in sede europea. Il
ministro dell’Economia ha espresso a più riprese le sue riserve sul contenuto
della nuova direttiva, accettata nel 2003 in linea di principio, ma solo perchè
allora era l’Italia a ricoprire la presidenza di turno dell’Unione europea. Nel
dicembre dello scorso anno ha chiesto un rapporto di Bruxelles che mettesse in
luce le violazioni alla direttiva sulla fiscalità del risparmio, attraverso il
ricorso a espedienti come i trust per evitare l’obbligo di identificazione dei
depositanti.
Ora torna all’attacco e annuncia il veto se non vi sarà un esplicito impegno a
«definire sanzioni effettive». In mancanza di un preciso meccanismo
sanzionatorio, quella in discussione «è filosofia, un esercizio di buona
volontà, non una regolazione seria».
Sub iudice è in particolare la parte della direttiva che impone agli Stati
membri di scambiare informazioni, così da consentire che gli interessi maturati
da quanti risiedano in un altro Stato siano tassati secondo le leggi dello
Stato di residenza. Nel mirino di Tremonti vi sono soprattutto le banche. La
direttiva – osserva – è un esempio che mostra come non sia la Svizzera «a entrare in
Europa, ma l’Europa a entrare in Svizzera: forse si tratta di una soft regulation».
In realtà, quello in discussione non è un testo giuridico «ma un optional che
si offre alla buona volontà degli operatori e degli Stati».
La tesi esposta dal titolare dell’Economia ai colleghi del l’Ecofin è che se ci
si rivolge a una banca con una piccola somma, scatta la ritenuta. Se il
capitale è elevato, è la stessa banca «che lo piazza in una banca off-shore o
su una darwiniana evoluzione di strumenti assicurativi. A Lugano ci sono più
società off-shore che nelle isole Cayman. In Italia con lo scudo fiscale il
rimpatrio dei capitali è stato enormemente superiore a quello dichiarato dagli
Stati e dalle banche».
La conclusione del ragionamento è che siamo in presenza di una «fortissima
asimmetria». Motivo per il quale è stata avanzata una richiesta esplicita alla
Commissione per una «analisi della situazione. Non l’abbiamo ancora vista».
Si tratta di un testo che all’apparenza contiene misure condivisibili: «È tutto
perfetto nella direttiva, come l’identificazione del beneficiario, gli aspetti
di criminalità. Ciò che non è perfetto è che viene sistematicamente disattesa».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TESTO CONTROVERSO

La direttiva 2003/48/Ce
La nuova regolamentazione comunitaria della tassazione del risparmio
transfrontaliero, operativa dal primo gennaio del 2005, introduce il prelievo
alternativo allo scambio di informazioni tra gli Stati sui risparmi depositati
da non residenti. Il 75% va allo Stato di residenza del risparmiatore e il
restante 25% resta nello Stato di applicazione. Il livello di prelievo è del
35% dal 2011
Le novità
In discussione c’è un progetto di direttiva per rafforzare le disposizioni. Ma
senza un impegno da subito per inserire delle sanzioni contro gli Stati o le
banche che non la rispettano. Da qui la richiesta del ministro dell’Economia
Giulio Tremonti, di imporre sanzioni. Tremonti, che ha ripetutamente lamentato
disfunzioni e asimmetrie del meccanismo di lotta all’evasione fiscale sui
capitali all’estero, oggi ha definito «perfetto» il testo presentato dalla
Commissione Ue. Infine, la revisione della norma vuole estendere la copertura a
tutti i redditi da risparmio, compresi i trust o i prodotti assicurativi. Ma
per Tremonti è inutile se non si rende davvero operativa la legge che già c’è

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