Un santo salverà anche la Repubblica

Un santo salverà anche la Repubblica

Un santo salverà anche la Repubblica

Ci è stato giustamente ricordato che questo tempo di elezioni è vissuto da molti, giovani in particolare, che desiderano mettersi al servizio della comunità, cercando soluzioni realistiche e giuste per la nostra Repubblica.

Credo che tale spettacolo di impegno sia lodevole (anche se qualche volta appare un poco velleitario, dando l’impressione di una ricetta toccasana “infallibile”). È sempre più importante suggerire le ragioni di un giudizio sul presente, che sostenga l’impegno e apra prospettive di bene comune. Tutto, mi pare doveroso ricordarlo, nel solco di una storia e di una tradizione che giustamente ci hanno reso realtà unica al mondo. Ed è proprio questa unicità che va salvaguardata, perché proprio in essa sta la speranza per noi, perché solo una identità ci può sostenere, e per il mondo intero, perché portiamo dei valori che sono stati una forza più che millenaria. E se siamo “piccoli Stati” questo ci fa assomigliare al seme che, se coltivato, diventa albero (pensiamo al granello di senape di cui parlava Gesù) che diviene “rifugio per gli uccelli del cielo”.

In questi giorni ho avuto l’opportunità di leggere uno straordinario testo del Card. Sarah, le cui riflessioni mi sembrano opportune per il momento in cui stiamo vivendo.

Scrive: “C’è un profondo legame tra l’abbaglio comunista, la follia nazista e il liberalismo democratico che oggi conosciamo. Queste tre ideologie si assomigliano in molti punti fondamentali. Pretendono in un modo nell’altro di fare la felicità dell’uomo. Il comunismo e il nazismo hanno inventato i campi di sterminio. L’ideologia liberale democratica si serve della persecuzione mediatica e dell’indottrinamento dei più giovani. Sono i segni di una società che si considera l’unico orizzonte dell’umanità, l’unico riferimento politico, economico e sociale. I cristiani saranno sempre una spina nel fianco per questi totalitarismi morbidi o duri. I cristiani in infatti ricordano di continuo che non siamo fatti per questo mondo. La nostra patria è in cielo! Ciò non vuol dire che le nostre patrie terrene siano insignificanti e che non dobbiamo impegnarci perché diventino luoghi di realizzazione umana, di fraternità, onestà, verità e giustizia. Al contrario, dobbiamo studiare un modo per poter vivere in esse uniti, fieri delle nostre rispettive culture. Il fallimento dell’ideologia liberale democratica va guardato in questa prospettiva. I popoli dell’Occidente sono in preda a una profonda crisi identitaria. Non ricordano più il motivo per il quale essi costituiscono un popolo. … Se a fondamento dello Stato democratico c’è solo l’aggregazione di mere soggettività, come potrà la maggioranza non diventare oppressiva? Essa in fondo è solo l’espressione di una libertà priva di senso, abbandonata i capricci delle opinioni, consegnata alle manipolazioni dei ricchi e dei potenti. ‘La libertà individuale priva di contenuto abolisce se stessa’, scriveva Ratzinger. “Ciò che dà coesione e pace ad una società è il diritto’, aggiungeva. Una società che rifiuta di fondarsi sul bene oggettivo si trasforma in una dittatura del vuoto… ‘Dove Dio e la forma fondamentale dell’esistenza umana da lui tracciata vengono rimosse dalla mentalità comune e confinati a forza nel privato, della sfera meramente soggettiva, anche la nozione di diritto svanisce, e così il fondamento della pace’… Il diritto ha bisogno di un fondamento trascendente che l’uomo riceve. Il diritto non può fondare se stesso senza che l’autorità politica ceda alla tentazione di Prometeo e si trasformi in un potere totalitario”.

Forse ripensare alle nostre radici può essere la ricetta giusta per la nostra politica, perché, se si dimenticano, che cosa sosterrà la nostra convivenza? Solo nella nostra originalità sta la nostra consistenza, altrimenti la globalizzazione, questa forza di omologazione che sembra invincibile, ci potrà spazzare via come fuscelli.

 

Don Gabriele Mangiarotti

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