Upr: riforma fiscale nella Commissione Finanze

Upr: riforma fiscale nella Commissione Finanze

COMUNICATO STAMPA
 
I lavori della Commissione Finanze dedicata all’esame del progetto di Legge relativo alla riforma tributaria – iniziati giovedì scorso – si erano aperti con una sostanziale novità. Al travagliato progetto di legge presentato dal Governo, la maggioranza aveva affiancato un ordine del giorno di ordine generale sullo stato delle finanze pubbliche e su una serie di misure nel settore finanziario.  Le dichiarazioni del Segretario alle Finanze, a corredo dell’Ordine del Giorno, lasciavano infatti intendere la volontà del Governo e maggioranza di presentarsi agli “Spring Meetings” del FMI con un documento politico in cui trovare il consenso di tutte le forze politiche.  Le cose si sono evolute – in queste ore – poi in modo un po’ diverso. La stampa ha dato ampio risalto all’incontro di ieri fra la maggioranza e il PSD per concordare un ordine del giorno comune da sottoporre alla Commissione Finanze di domani.  L’evento in se non ci turba particolarmente, ma è il segnale di come la maggioranza abbia scelto unilateralmente di non ricercare la condivisione del proprio ordine del giorno con tutta la minoranza.  L’UPR è da mesi che segnala la necessità di ricercare soluzioni condivise su temi rilevanti per il Paese uscendo dalle vecchie logiche consortili della politica e da ammiccamenti fra forze politiche di maggioranza e di opposizione che hanno solo come unico obiettivo allungare la vita a questa legislatura. Tuttavia il confronto di ieri ripropone dinamiche già viste – quasi un anno fa – in occasione del dossier Europa. Quando anche allora, con un ordine del giorno, lo stesso partito di minoranza, il PSD, assicurò sostegno alle posizioni della maggioranza abbandonando il tema dell’Adesione Europea in favore di una posizione molto più tattica e lontana da quanto i cittadini avevano chiesto con una proposta di referendum e di legge di iniziativa popolare. Oggi, ancora una volta, pare riproporsi questo schema di mediazione al ribasso in cui il Governo lavora per elemosinare consensi per approvare un progetto di riforma fiscale zoppicante. Le critiche esposte anche ieri dalle organizzazioni sindacali unite alle forti perplessità delle associazioni di categoria sono – a giudizio dell’UPR – giustificate perché riferite a un progetto di legge che non recepisce le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale. Equità, efficienza ed sistema fiscale più semplice per un piccolo paese – uniformando aliquote e eliminando esenzioni e deduzioni – sono alcuni dei principi chiesti dal FMI nel “San Marino-2012 Article IV Consultation Concluding Statement of the Mission” pubblicato il 2 marzo 2012. Ora è evidente anche all’occhio di un osservatore poco esperto come il progetto di riforma fiscale non risponda pienamente alle indicazioni del FMI e che, in alcuni passaggi – risulti essere di segno opposto. La diminuzione di imposte per i redditi elevati – con punti di oltre -15% per l’aliquota più alta oggi in vigore – e l’introduzione di una serie di defiscalizzazioni per le imprese (detassazione degli utili reinvestiti art. 61, incentivi per l’incremento dell’occupazione art. 69, incentivi per le imprese di nuova costituzione CAPO III, incentivi volti alla patrimonializzazione delle imprese CAPO IV) sono a giudizio dell’UPR aspetti del progetto di legge che non portano equità fra i contribuenti.  Il quoziente familiare, strumento chiesto più volte da UPR per tenere conto della numerosità del nucleo familiare nella tassazione del reddito non è stato considerato, mantenendo l’attuale sistema di detrazioni con qualche piccola novità di dettaglio. In sostanza non ci pare ci sia stata la capacità di realizzare un nuovo modello fiscale – specifico per la Repubblica di San Marino – introducendo elementi interessanti mutuati da altri sistemi fiscali (es. Svizzera – Stati Uniti). Elementi rilevanti come l’introduzione del regime IVA, il varo di strumenti per aumentare i consumi interni e rilanciare il commercio, la rimodulazione del prezzo dei carburanti, la riduzione della spesa corrente per la Pubblica Amministrazione, il tetto alle retribuzioni d’oro nella PA e negli enti Pubblici, sono alcuni elementi che correlati alla riforma fiscale potrebbero contribuire a rilanciare il Paese. In questo senso il grido d’allarme lanciato dalle forze economiche verso la classe politica cade nel vuoto e dagli atti del Governo e maggioranza rimane lettera morta aumentando i timori che il Paese possa sprofondare nella recessione economica, aggravata dall’impossibilità di chiudere il contenzioso fiscale e finanziario con la Repubblica d’Italia. Discorso a parte la ricapitalizzazione della Cassa di Risparmio; altro tema indicato dal FMI.  L’UPR ribadisce come l’intervento sia tecnicamente ineccepibile ma al momento non è noto il piano industriale dell’istituto e quali manager guideranno l’istituto per i prossimi anni, come anche qui chiesto del Fondo Monetario. Manca un piano generale per il rilancio del comparto bancario, restituendo appeal al sistema sammarinese, individuando le nicchie di competitività (fiscale, efficienza, prodotti innovativi) e i costanti interventi per salvaguardare il settore – pagati con denari pubblici – devono essere atti straordinari e non routine come sta accadendo in questi mesi. La straordinarietà del momento impone scelte e metodi nuovi. Quello che sta accadendo è purtroppo l’ennesima copia di una trama alquanto logora.
 
Unione Per la Repubblica (UPR)
San Marino, 11 aprile 2012
 

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