Upr sui problemi del Paese: riforma tributaria, ue …

Upr sui problemi del Paese: riforma tributaria, ue …

COMUNICATO STAMPA
Mentre il mondo politico sembra esclusivamente interessato a ragionare di alleanze e di prospettive politiche future – perpetuando in questo modo un modo di intendere la politica da tutti ritenuto (a parole!) desueto – l’Unione Per la Repubblica (UPR) tentare di portare – all’indomani della discussione generale in Commissione Finanze – alcuni elementi di discussione attorno alla riforma tributaria.
Riteniamo sia questo il solo modo di dare un minimo di credibilità alla politica prendendo le distanze da chi si spertica giornalmente in elucubrazioni – alquanto ingarbugliate – dissertando sapientemente sulla distinzione tra la scelta di future alleanze politiche e programmatiche.
Un atteggiamento che forse darà soddisfazione a chi si compiace della propria dialettica politica non capendo che si trova a parlare un linguaggio segnato da una distanza siderale dall’opinione pubblica.
L’impalcatura della nuova riforma tributaria, nel percorso delle riforme che il nostro Stato dovrà affrontare, si pone come uno tra i più pressanti nodi da sciogliere.
Se da un lato la riforma del fisco si colloca nel  percorso di adeguamento agli standard internazionali, dall’altro deve tenere conto di un quadro realistico della situazione economica e sociale in cui si trova la Repubblica di San Marino.
Partendo dalla necessaria premessa che il nuovo sistema fiscale sia compatibile con le difficili esigenze del bilancio pubblico e, nel contempo, trovi un equilibrio attorno a punti fermi come la trasparenza, sull’equità ma anche un’irrinunciabile salvaguardia della competitività del nostro sistema economico.
La persistente crisi economica e gli effetti della black list sono aspetti tutt’altro che secondari che hanno determinato e stanno determinando situazioni drammatiche nel nostro tessuto economico.
Aspetti su cui il governo pare abbia preferito, da tempo, glissare applicando rigorosamente la tecnica della rimozione.
La riforma tributaria quindi non è solo un problema di giustizia ed equità, ma è soprattutto un intervento fondamentale nella ricostruzione economica della Repubblica. 
Strettamente agganciata alla riforma tributaria c’è la questione dell’articolo 56 della Legge Finanziaria 2010, ovvero l’introduzione di una penalizzazione riservata ai soli lavoratori frontalieri.
Un provvedimento inaccettabile che ha rappresentato anche un autogol diplomatico con l’Italia, sollevando un vespaio di contrarietà e proteste oltre confine.
Per far fronte alle esigenze di risanamento dei conti pubblici le leggi finanziarie 2010 e 2011 hanno aperto una fase di maggiore pressione fiscale che sta pesando soprattutto sui redditi da lavoro dipendente, vedi il generalizzato aumento dell’IGR e l’introduzione dell’imposta straordinaria sugli immobili.
Come e’ altrettanto evidente che il livello di imposizione raggiunto nei confronti delle imprese e degli operatori economici e’ al limite della sopportazione.
I dati impietosi relativi al pagamento della minimum tax si commentano da soli.
Di fronte a manovre finanziarie, che chiedono sacrifici, anche in modo non sempre equilibrato, frutto di debolezza politica non sul varo del nuovo sistema tributario ma anche per la mancanza di un piano di sviluppo generale.
L’allegato Z, divenuto ormai un oggetto misterioso, non ha prodotto in questi mesi alcun tipo di proposta concreta.
Alla Repubblica si è imposto d’intraprendere un imponente sforzo volto ad adeguare il funzionamento delle proprie istituzioni agli standard internazionali.
Uno sforzo che ha visto l’intero Consiglio Grande e Generale impegnarsi in scelte forti.
Tuttavia, questo processo di adeguamento di per sé non basterà ad assicurare all’economia sammarinese il riavvio di quella rapida crescita che ne ha caratterizzato il recente passato.
Anzi, quanto più l’adeguamento agli standard sarà compiuto, tanto più risulteranno azzerati molti dei vantaggi comparati.
Il punto strettamente politico oggi è solo e soltanto uno: compiuto l’adeguamento agli standard, l’eventuale mancata adozione di un nuovo modello di sviluppo rischierà di generare regresso economico e impoverimento sociale.
Mancano all’appello della politica di Governo proposte di sviluppo certe.
L’impossibilità di avviare un dibattito nazionale sull’opportunità per San Marino di richiedere l’adesione all’Unione Europea, stante soprattutto la circostanza sempre più evidente delle crescenti imposizioni da parte UE di condizioni di adeguamento a regole e standard europei (si veda il recente accordo monetario) a fronte dei mancati diritti e vantaggi derivanti dal non essere membro dell’unione ne è una conferma.
La raccolta bancaria e’ evaporata e – da fine 2008 a oggi – sono spariti oltre 7 miliardi di euro.
Si tratta di un’emorragia di capitali che non si arresta a fronte di una mancanza di interventi strutturali per poterla invertire.
Da tempo l’UPR si batte affinché si coaguli – attraverso un impegno unitario, formale e sostanziale da parte di tutte le forze politiche sammarinesi – la possibilità di poter cooperare non soltanto per superare l’attuale fase di crisi, ma anche nell’intento di fondare un nuovo modello di sviluppo economico del Paese.
Si tratta di uno dei pochi modi per non troncare sterili dissertazioni sulla politica delle alleanze che sanno più di autocompiacimento che di consapevolezza della gravità del momento.
Unione Per la Repubblica (UPR)
San Marino, 3 aprile 2012

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