Usc sul ‘prestanomato del commercio al dettaglio’

Usc sul ‘prestanomato del commercio al dettaglio’

E’ di ieri un comunicato di Riforme e Libertà che indica “il prestanomato del commercio al dettaglio” come fenomeno distorsivo che “impedisce di conoscere chi sono i soggetti coinvolti nella distribuzione del capitale” e nel quale viene riferito come “pochi giorni fa l’Osla ha affermato che questo vincolo deve essere superato, per aprire la strada a progetti di valore che meritano di essere inseriti nel Paese per la sua riqualificazione”.
Mi sono riletta più volte il comunicato dell’Osla a cui fa riferimento l’ufficio stampa della coalizione, ma non ho trovato niente di tutto questo. L’Osla afferma molto più semplicemente che “il superamento del 51%” per le imprese a carattere commerciale è uno dei nodi da sciogliere al più presto, assieme alla conversione delle aree industriali e la riqualificazione del settore.

Quella che il poco informato estensore del comunicato riporta, invece, è una posizione che l’USC ha reso pubblica in un documento elaborato in vista della riforma del commercio, poi attuata nel 2005.
E’ evidente che le posizioni delle due associazioni sono diverse, ma non è un mistero per nessuno: da una parte c’è chi sostiene il superamento del vincolo tout court, dall’altra c’è chi sostiene la necessità di una valutazione dei progetti per i quali superare il vincolo del 51%, progetti che devono dare al settore un valore aggiunto e devono integrarsi con la realtà esistente.
“Progetti di valore” è esattamente il modo in cui l’USC li ha definiti nel suo documento.
Non sarebbe un problema, gli addetti ai lavori sanno come stanno le cose, ma in questa fase di confusione e di spreco di parole, usare in modo strumentale le associazioni per avvalorare il programma di una coalizione – che sia l’una o l’altra poco importa – non credo sia corretto, tanto più se l’informazione trasmessa ai lettori è errata.
Colgo l’occasione e completo il quadro ricordando anche che fu proprio l’USC, la scorsa primavera, a chiedere al Segretario di Stato al Commercio di rendere pubbliche le distorsioni e le aziende coinvolte in traffici di merce contraffatta, al preciso scopo di fare chiarezza e pulizia nel settore.

Assieme alle altre associazioni, inoltre, ha sollecitato controlli riferiti alla contraffazione su tutto il territorio, nelle imprese all’ingrosso e in quelle al dettaglio.

Perché dobbiamo aspettare il sequestro di container in Italia per poi subire titoli quali “imprenditore sammarinese denunciato dalla Guardia di Finanza”? E se fosse un imprenditore italiano che altro non fa che sfruttare il nostro sistema?

Avanti con i progetti di valore, prima. Ma controlli a tutti, poi.

Direzione USC – Silvia Della Balda

San Marino, 30 ottobre 2008

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