Valentini lascia la segreteria Pdcs

Valentini lascia la segreteria Pdcs

PDCS.
XVIII CONGRESSO, VALENTINI: “RITENGO UTILE

DARE
CONTINUITA’ AL GOVERNO’”

 

“MA
IL PARTITO RESTA UNITO E PER IL PATTO”

 

Non
abbandonerà la segreteria
di Stato per le Finanze, sicuro di lasciare il partito a una
conduzione all’insegna dell’unità, in grado di imprimere un’azione di governo
determinata e propositiva. Alla vigilia del XVIII° Congresso generale del
Partito democratico cristiano
sammarinese, che si aprirà venerdì al Palace Hotel, Pasquale
Valentini, segretario uscente, annuncia che non si candiderà nuovamente alla
guida di via delle Scalette, per lasciare il timone a chi seguirà la rotta
tracciata nei suoi tre anni e mezzo di mandato. Di fronte alle difficoltà del
Paese e agli impegni di cui la sua segreteria di Stato
si sta facendo carico, Valentini spiega infatti che è più che mai
indispensabile non creare discontinuità all’azione di governo.

Fiducioso
che l’appuntamento congressuale confermi la linea condotta fino ad oggi dal
partito, il segretario uscente non tralascia però di esprimere i suoi timori.

 

1
– Quale Democrazia Cristiana ha trovato tre anni e mezzo fa, all’inizio del suo
mandato? Quale Dc invece ha contribuito a creare?

 

Nel
febbraio del 2007, dopo un percorso ventennale nel Pdcs, ho sentito il dovere e
la responsabilità di candidarmi come segretario del partito, perché da tempo
molti amici me lo chiedevano. Avevo davanti una situazione non facile. Il
partito si trovava all’opposizione, anche se dai risultati delle ultime
elezioni si era confermato come prima forza politica del Paese. Essere in
minoranza ha provocato all’interno della Dc forti divisioni e fenomeni
disgregativi, tanto che i Democratici di centro erano già usciti.

Ho
colto la scelta fatta dal congresso del partito non consapevole fino in fondo
del compito che avevo davanti, ma nello stesso tempo mi sentivo forte della
natura profonda e del percorso politico tracciato dalla Democrazia cristiana. A
questo fin dall’inizio mi sono riferito, perché ritenevo e ritengo anche oggi
che ci siano nella sua storia e nell’impegno politico dimostrato i fattori
necessari sia a costruire l’unità all’interno del partito stesso, sia a portare
quel contributo all’edificazione del Paese che la Dc non ha mai mancato di
dare.

Il
percorso si è mostrato fin da subito in salita, però sono stato immediatamente
confortato dalla validità di questi presupposti che hanno aiutato il partito a
ritrovare unità interna e dignità di posizione. La Democrazia cristiana è
infatti diventata subito uno strumento di aggregazione e dialogo con le altre forze
politiche, cominciando dall’opposizione. Nel 2007 è nato 
il coordinamento con Noi sammarinesi e gli
allora Ans e Popolari, è stata poi avviata la collaborazione con il Nuovo
partito socialista. E da questi primi passi si è poi sviluppata l’esperienza del
Patto per San Marino. 

 

2 – Con il Patto, il Partito
democratico cristiano è tornato ad essere una forza di governo, nonché capofila
della maggioranza. Questo è stato uno dei principali successi del suo mandato.
Ci sono stati altri motivi di soddisfazione, magari meno conosciuti fuori dal
partito?

 

Al
di là di aver tenuto insieme il partito e averlo portato in poco tempo a una
posizione di governo, la soddisfazione più grande è l’aver testato
continuamente che, attraverso le scelte fatte e dette, siamo riusciti a dar
voce al sentimento più profondo dei Democratici cristiani. Non solo, anche
tanta parte della popolazione non direttamente legata al partito avverte in
questa Democrazia cristiana un punto di riferimento sicuro nel panorama
politico sammarinese. La conferma più bella di questo sentimento è la rinascita
del movimento giovanile che quest’anno ha celebrato il suo congresso e
rilanciato così la sua azione.

 

3
– Venerdì si apre il XVIII° congresso del partito. Quali sono le sue
aspettative per questo appuntamento?

 

Come
ho sottolineato ieri sera, nella riunione preparatoria dell’evento con i 350
delegati, sono sicuro che protagonista del congresso sarà la realtà del Paese.
Perché è un tema che si impone, a causa delle difficoltà che San Marino per la
prima volta dal dopoguerra si ritrova ad affrontare, per il clima di incertezza
che tutti i cittadini stanno vivendo. In questo contesto, che rappresenta una
prova difficile da superare, la domanda che ci dovremo porre è che cosa abilita
la Democrazia cristiana ad essere un soggetto in grado di affrontare questa
sfida.

Da
questo interrogativo nasce il tema dell’identità scelto per il congresso “Solo
un’identità forte costruisce futuro”. Perché quello che abilita la Dc ad essere
un soggetto costruttivo e propositivo per il Paese è la capacità di rinnovare
continuamente la sua origine e con questo oggi dovrà fare i conti.

Due
sono quindi gli obiettivi prioritari del congresso: in primis, mostrare una
Democrazia cristiana che, malgrado una vivace dialettica interna, è capace di
trovare sintesi e unità di azione. Secondo obiettivo è invece far sì che, da
questa Dc unita,
derivi un’azione di governo determinata, capace di proposte che tengono conto
delle difficoltà che la realtà pone e in cui i cittadini possono riconoscersi.
All’interno di questa impostazione credo che il partito saprà mostrare sia le
prospettive di sviluppo del Paese, sia le linee di indirizzo per quello che
dovrà essere la sua conduzione politica, il rapporto con gli alleati e le
aperture necessarie con l’opposizione.

 

4
– Molte mani, all’interno del partito e della maggioranza si sono alzate in
favore della sua riconferma alla segreteria di via delle Scalette. Questo però
comporterebbe un avvicendamento a Palazzo Begni. Cosa dobbiamo aspettarci?

 

Innanzitutto
dobbiamo aspettarci che la linea politica che la Dc ha manifestato negli ultimi
tempi, in primis nell’ultimo Consiglio centrale, sia confermata dal Congresso.
Ricordo gli aspetti fondamentali di questa linea: la volontà di proseguire l’esperienza
del Patto e di portare avanti ancora l’esperienza di questo governo. Senza però
che manchi la consapevolezza che molte problematiche sono sorte sul cammino e
perciò risulta necessario, all’interno del Patto, valutare anche la
possibilità, a fronte di una crisi politica, di un rafforzamento della
coalizione, da realizzarsi attraverso il dialogo con l’opposizione e l’area
socialista in particolare. Questa non è la linea di Valentini, ma è la linea
che la Democrazia cristiana ha scelto e dovrà rimanere come base certa della
proposta congressuale. E proprio perché sono sicuro che questo avverrà, credo
che sia altrettanto indispensabile in questo momento, per rispetto nei
confronti della situazione che il Paese sta vivendo, non creare discontinuità nell’azione
di governo. Ritengo quindi sia più utile in questo momento che io possa
continuare l’impegno preso alla segretaria di Stato per le Finanze e che
l’unità di tutto il partito si possa trovare nella sua conduzione in linea con
quanto stabilito. Questa è una soluzione che guarda in avanti e che dà la
possibilità ad altri di svolgere un’azione importante, visto che il partito ha
al suo interno molte risorse da esprimere. 

 

5-
Alla vigilia dello scadere del suo mandato e quindi, del passaggio delle consegne,
resta qualche preoccupazione?

 

Il
primo timore è legato alla reale capacità della maggioranza di farsi carico dei
problemi del Paese, senza che prevalga il gioco politico, perché il servizio al
bene comune deve prevalere sul calcolo legato agli interessi partitici.

Secondo
motivo di preoccupazione, in linea con il primo, è che la Dc non sia in alcun
modo in questo momento un fattore di incertezza per la conduzione politica e
non le sia attribuibile un’eventuale difficoltà in cui l’azione di governo possa
inciampare. Non credo che il Paese ce lo potrebbe mai perdonare.

 

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