Vanessa Muratori, sì ai referendum sul lavoro

Vanessa Muratori, sì ai referendum sul lavoro

I referendum sul lavoro e sulla scala mobile sono da sostenere in quanto volti alla difesa della dignità del lavoro e del potere d’acquisto di salari e stipendi.

Abolire l’interinale significa ribadire l’unicità del collocamento pubblico e rifiutare il lavoro “usa e getta” in cui persone vengono affittate da un’azienda all’altra come un qualsiasi macchinario della produzione. Abolire il co.co.pro. significa rifiutare un lavoro (che può durare fino a tre anni) senza alcuna tutela sociale, senza diritto alla maternità, alla pensione, alla malattia, alle ferie etc.

In passato vi è stata tolleranza per situazioni illegali in cui i lavoratori venivano affittati da un’azienda all’altra e assunti senza passare per il collocamento pubblico, con la legge 131 la risposta all’illegalità di queste situazioni è stata la sanatoria. Con questo sistema San Marino sta importando le peggiori forme di sfruttamento lavorativo; gli imprenditori che puntano sulla riduzione del costo del lavoro e non vogliono responsabilità sociali e territoriali di sorta sanno che dopo qualche tempo di sperimentazione delle più fantasiose tipologie contrattuali al posto della sanzione arriva la sanatoria. L’interinale è diminuito nei numeri, ma continua il suo uso improprio ed è in parte sostituito dall’out sorcing il subappalto di interi settori della produzione, in cui la riduzione dei costi avviene sulle spalle dei lavoratori subappaltati.

Non condivido una logica che accetta passivamente l’esistente ed opera esclusivamente per ridurne i danni, attraverso una concertazione continua ed estenuante per arrivare ad avere una magra porzione di diritto per gli “atipici” mentre si permette vi sia frammentazione contrattuale e diversità di trattamento per la stessa mansione all’interno della stessa azienda.

I co.co.pro. sono l’ultimo travestimento in lavoro autonomo del lavoro di fatto subordinato, con il peggio di entrambi: bassa retribuzione e nessuna tutela. Qui sono coinvolti sammarinesi e residenti, è con questa modalità contrattuale che i neo laureati vengono assunti negli studi professionali, spesso accanto ai contratti di “prestazione d’opera” di cui non si parla nei referendum, ma anche questi sono contratti senza alcuna tutela e non se ne conosce neppure l’entità numerica perché non vi è l’obbligo di registrarli all’ufficio del lavoro.

Con questi referendum si tratta di decidere se le nuove generazioni debbano o meno avere le stesse garanzie lavorative di chi le ha precedute.

Si tratta di decidere se il lavoro deve essere lasciato alla sola logica di mercato (la ricerca incondizionata del profitto) o se ha una rilevanza tale per la vita delle persone e della società da richiedere una scelta collettiva sulle sue condizioni e diritti.

Quanto al referendum che prevede un meccanismo di recupero automatico dell’inflazione per salari e stipendi sancirebbe semplicemente il diritto del lavoratore alla tutela del suo potere d’acquisto. I dati ufficiali spesso si scontrano con l’evidenza di una sempre maggiore difficoltà nel coprire il costo della vita (spesa, bollette, assicurazioni, benzina..). E’ vero, con la scala mobile non si sciopererebbe più per avere un adeguamento di stipendio dovuto per diritto, allora lo si farebbe per cifre più sostanziose e per la parte normativa, per avere maggiore sicurezza, tempo libero, servizi sociali o per contrastare il precariato.

Capisco l’imbarazzo di chi finora ha negoziato su tutto, anche sugli arretrati dei precari, ma spacciare certe tipologie contrattuali come conquista dei lavoratori è risibile, così come sostenere che negli ultimi 15 anni sono stati i lavoratori dipendenti ad arricchirsi in Repubblica.

Vanessa Muratori

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