Voluntary disclosure: conviene regolarizzare la propria posizione con il fisco italiano

Voluntary disclosure: conviene regolarizzare la propria posizione con il fisco italiano

VOLUNTARY DISCLOSURE: CONVIENE REGOLARIZZARE LA PROPRIA POSIZIONE
CON IL FISCO ITALIANO, È L’ULTIMA OCCASIONE DI FARLO E CONSENTE DI
EVITARE DI INCORRERE IN PROBLEMI CON LA GIUSTIZIA
Collaborare con l’amministrazione fiscale italiana attraverso la “Voluntary
disclosure” per regolarizzare la propria posizione è una scelta conveniente, sia dal punto
di vista economico, ma soprattutto per evitare di incorrere poi in problemi con la giustizia.
Inoltre è l’ultima opportunità di aderire a un provvedimento simile.
Sono questi alcuni degli aspetti principali emersi durante la Tavola Rotonda, dal
titolo “Voluntary Disclosure – Cinque buoni motivi per aderire”, promossa da due società
sammarinesi Sia Advices Srl e Carlo Biagioli Srl e dalla società fiduciaria italiana Refida
(quali intermediari per la predisposizione delle pratiche necessarie), che si è tenuto ieri
mattina al Grand Hotel Primavera di San Marino e accreditato dagli ordini degli Avvocati e
Notai e dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili della Repubblica di San Marino ai
fini della formazione professionale.
Di alto livello gli importanti relatori intervenuti: il Dott. Pasquale Stellacci, Direttore
Regionale Agenzia delle Entrate Calabria (che ha partecipato a titolo personale non
impegnando l’amministrazione di appartenenza); il Dott. Francesco Maria Figlini, capo
team “Firenze” dell’Ucifi della direzione centrale accertamento dell’Agenzia delle Entrate; il
Dott. Daniele Majorana, commercialista in Milano; l’Avv. Armando Simbari, penalista
tributarista in Milano e il Dott. Bruno Pirozzi, Direttore REFIDA Fiduciaria Pesaro.
La “voluntary disclosure” è una procedura istituita dal governo Renzi con la legge
186 del dicembre 2014 che si applica nei casi di beni e patrimoni detenuti all’estero da
parte di contribuenti italiani che non li avevano in precedenza dichiarati al fisco. Con la
voluntary disclosure, come è emerso dal convegno, è stata data la possibilità di
regolarizzare la propria posizione, pagando comunque le relative imposte, ma con
l’applicazione di sanzioni decisamente agevolate. Si tratta tuttavia di una procedura
complessa e che ha visto solo di recente (il 13 marzo scorso), l’emanazione da parte
dell’Agenzia delle Entrate della circolare applicativa (la 10/E) in cui vengono spiegati i vari
aspetti tecnici.
“Con la ‘voluntary’ – ha spiegato Majorana – si affronta il problema delle violazioni
del monitoraggio fiscale. Tale procedura è intervenuta sul quadro sanzionatorio favorendo
la regolarizzazione con sanzioni ridotte”. Il noto Commercialista ha ricordato come sia
cambiato “il contesto internazionale, perché il contribuente potrebbe comunque decidere di
non aderire, ma al massimo entro il 2017 e il 2018 partiranno gli scambi automatici di
informazioni finanziarie, quindi l’amministrazione fiscale italiana, al pari di quella degli altri
paesi, riceverà le informazioni e potrà anche avviare verifiche specifiche. Sarebbe quindi
folle non fare nulla se si hanno redditi o beni non dichiarati. Con la ‘Voluntary’ infatti si
sanano le irregolarità fino al 30 settembre 2014. Non è un condono, perché si attiva un
vero e proprio accertamento fiscale e si andranno a pagare quelle imposte che non si
erano pagate a suo tempo, con una minima sanzione che prevede ‘sconti’ rilevanti. Infine
va precisato che a differenza dello scudo fiscale la voluntary non consente di nascondere
poi i propri dati”.
“Aderire alla ‘voluntary’ – ha spiegato l’avvocato Simbari – evita gli effetti penali per
una serie di reati che consentono quindi a chi aderirà la non punibilità, ad esempio i reati
tributari o il riciclaggio, ma non in caso di emissione di fatture per operazioni inesistenti o
per false comunicazioni sociali se l’emittente è soggetto italiano. La non punibilità si
estende anche a chi ha eventualmente concorso nei reati contemplati, professionisti
compresi”. Altro aspetto affrontato dal noto avvocato, e che ha suscitato interesse nei
partecipanti, a quello legato al riciclaggio e soprattutto all’autoriciclaggio, quest’ultimo,
definito dall’avvocato Simbari come “il vero grimaldello della voluntary, perché il
contribuente che abbia sottratto capitali alla tassazione ora sa che ogni movimento di
denaro è suscettibile di contestazione di autoriciclaggio”. Simbari ha inoltre evidenziato
come la recente norma italiana ricalchi in sostanza quella sammarinese emanata prima e
rimarcando come “l’adesione alla ‘voluntary’ esclude la punibilità anche in casi di
autoriciclaggio”.
Pasquale Stellacci ha illustrato come l’amministrazione fiscale italiana abbia
“istituito un ufficio ad hoc, l’Ucifi, proprio per contrastare gli illeciti finanziari internazionali”.
inoltre ha ricordato come sia operativa, nei rapporti con l’amministrazione fiscale italiana,
anche la “voluntary disclosure interna detta ‘domestica’, che consente di essere utilizzata
anche da società considerate esterovestite. Tutti i paesi – ha sottolineato parlando dello
scambio automatico di informazioni – si sono resi conto che dove la competizione
economica viene condizionata dal ‘doping’ è necessario intervenire”.
“Bisogna aderire alla ‘voluntary’ – ha rimarcato Francesco Maria Figlini – perché è
vero che lo scenario internazionale è cambiato in maniera irreversibile. Lo scambio
automatico c’è e funziona davvero. Era già contenuto anche nella direttiva risparmio
dell’UE. E anche da San Marino arrivavano i dati. Tutti gli stati UE mandano le
informazioni di tutti i redditi e immobili e dopo un po’ di affinamento, ora identifichiamo il
100% dei dati che ci arrivano dall’estero. Una volta termina la ‘voluntary’ – ha ricordato – lo
scambio di informazioni comunque resta”.
Tra gli altri aspetti emersi dal convegno, il fatto che chi abbia aderito ai precedenti
scudi fiscali non è necessario che faccia la voluntary per gli stessi beni scudati.
A concludere gli interventi dei relatori, Bruno Pirozzi che ha ribadito come ormai
sia chiaro che “occorre fare la voluntary”. Pirozzi ha ricordato inoltre la possibilità di
aderirvi mantenendo le disponibilità all’estero “tramite fiduciaria italiana, che evita al
contribuente che aderisca alla ‘voluntary’ l’obbligo di inserimento dei beni nel modulo RW
in dichiarazione dei redditi, in quanto la fiduciaria svolge il ruolo di sostituto di imposta.
Inoltre il rimpatrio giuridico consentirebbe ad esempio, nel caso specifico di una qualsiasi
banca sammarinese, di mantenere in Repubblica le masse detenute. Altro vantaggio del
rimpatrio tramite fiduciaria, il pagamento delle sanzioni nella misura minima prevista”.
Grande soddisfazione da parte degli organizzatori che si apprestano ad assistere
tutti coloro che siano interessati ad aderire alla “voluntary disclosure”. Alto il livello dei
relatori intervenuti e degli interventi svolti. Significativa l’adesione di partecipanti, che ha
superato ogni previsione.
Un particolare ringraziamento va al moderatore del convegno, il giornalista della
San Marino RTV, Gianmarco Morosini e alla stessa emittente di Stato di San Marino,
media partner dell’evento.
Gli interventi dei relatori, le slide e tutto il materiale del convegno sarà presto
disponibile anche sul sito appositamente realizzato e già on-line:
www.voluntarydisclosuresanmarino.com.
San Marino, 27 marzo 2015 – 1714 d.F.R.

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