Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Gatti: ‘A Roma mi avevano detto che i vertici di cassa sarebbero finiti in galera’

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Gatti: ‘A Roma mi avevano detto che i vertici di cassa sarebbero finiti in galera’

 L’informazione di San Marino

L’ex Segretario alle finanze
difende il suo operato: “Mi adoperai per risolvere una vertenza così pericolosa”

Gatti: “A Roma mi avevano detto che i vertici di cassa sarebbero
finiti in galera

Antonio Fabbri 

 

La Commissione di inchiesta
sul caso Carisp-Delta-Sopaf,
chiama di nuovo in causa
Gabriele Gatti. “Nominato forse
più volte che nella Commissione
di inchiesta Fincapital”, è stato
detto nel dibattito di ieri in
Consiglio.
Così, all’indomani della
lettura della relazione della
Commissione di inchiesta che
chiama in causa Gatti ritenuto
responsabile di una “azione
contraria a Cassa e agli interessi
della Repubblica, l’ex segretario
agli esteri fa sentire la sua voce.
“Premetto che non ho nessuna
intenzione di rientrare
in politica e nemmeno di
impegnarmi in maniera
indiretta nell’agone politico.
Il mio tempo è passato, ma
questo non vuole dire non
essere costretto a fare alcune
osservazioni al lavoro della
Commissione d’inchiesta,
esclusivamente per amore di
verità”.
Così esordisce Gabriele Gatti.
Quindi la relazione sul caso
Carisp-Delta-Sopaf
.
“In primo luogo la relazione
mi sembra incompleta. Non mi
sembra che si sia esaminato
il punto focale. Il perché
dell’investimento in Delta e
il perché di una entità di un
investimento così ingente senza
valutarne adeguatamente i
rischi. Ma al di là di questo, mi
sto chiedendo come si possa
dire che l’aver cercato nella
mia veste di Segretario alle
Finanze di favorire l’incontro
fra Sopaf e Cassa per trovare
una soluzione ad una vertenza
così pericolosa per al Cassa
ha voluto dire non fare gli
interessi di Carisp e debordare
dal mio ruolo di Segretario
di Stato. A Roma mi avevano
detto che i vertici di Cassa di
Risparmio sarebbero finiti in
galera, cosa che purtroppo si
è verificata, con tutto quello
che ne consegue per la cassa
e per San Marino. Ed io
avrei dovuto prendere queste
affermazioni alla leggera? La
cosa più incredibile, poi, è che
quando circa un anno dopo, dopo tutti i disastri successi, la
Cassa ha acquistato le azioni
Sopaf alle stesse condizioni
che erano state prospettate
molto prima degli arresti e del
commissariamento di Delta,
la cosa per la commissione è
sembrata essere irrilevante. C’è
qualcosa che non funziona in
tutto questo”.
La questione che viene
indicata come più grave, però,
è la produzione al Pm Di
Vizio della lettera con la quale
viene consegnata alla procura
di Forlì la comunicazione di
Fantini ai Segretari di Stato
Macina e Stolfi…

“A parte il fatto che io ho
chiesto di parlare con Di Vizio e
non, come dice la commissione,
che lui mi ha fatto sapere di
volermi parlare, non vedo cosa una lettera che Fantini aveva
mandato a due Segretari di
Stato. In ogni caso non è vero
che la lettera fosse segretata.
Segretata da chi? E credo anche
che la verità deve essere alla
base dell’azione soprattutto di
un membro di governo”.
Però, il problema posto dalla
commissione, è che da quella
lettera parte l’accusa del Pm
di Forlì contro la Cassa per il
controllo di questa su Delta.
Ecco perché l’accusano di
non aver fatto gli interessi di
Carisp e del Paese.

“A dire il vero la consegna
della lettera è avvenuta
dopo l’incarcerazione dei
vertici di Cassa e dopo il
commissariamento di Delta.
Quindi mi sembra assurda
questa accusa. In ogni caso
quella lettera stava a dimostrare
al contrario che a San Marino
esisteva una Banca centrale
che dava indicazioni precise e
stringenti per gli investimenti
e che quindi il sistema Paese
funzionava e che forse qualcuno
non rispettava i dettati di Bcsm.
In ogni caso, ribadisco, non
era un documento segreto.
Ribadisco anche che la verità
sia la base di ogni azione che
deve condurre un politico o un
amministratore”.
Da Di Vizio non ci andò solo
lei, ma anche Masi e Sibani.

“Devo essere sincero. Non
posso credere, in questo caso,
a quello che ha scritto la
Commissione. E cioè che Masi
e Sibani avrebbero consegnato
i nomi di 70 correntisti italiani
in Cassa. In questo caso
sarebbe un fatto penalmente
perseguibile, sul quale non
voglio entrare”.
Però punzecchiando Masi
si contraddice, visto che ha
appena affermato di non voler
più fare politica.

“Al contrario. Io sono sicuro
che Masi non ha fatto quello
che ha detto la commissione.
Per quanto riguarda il mio
rientro in politica è escluso
categoricamente”.
Ne è proprio sicuro?
“Assolutamente. Se non
rispettassi questa mia precisa
volontà chiunque potrebbe
dirmi in faccia che sono un
bugiardo”.

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