26/06/2006 La Guardia di Finanza di Rimini di nuovo all’attacco di San Marino

26/06/2006 La Guardia di Finanza di Rimini di nuovo all’attacco di San Marino

La
Guardia di Finanza di Rimini di nuovo all’attacco di San
Marino

 

L’INFORMAZIONE DI SAN MARINO 26/06/2006 (
)

Il procedimento avviato da parte della Guardia di Finanza contro
alcune aziende sammarinesi che hanno raggiunto una posizione importante nel
commercio di certi prodotti sul mercato italiano, riporta alla mente il
procedimento avviato contro le banche di San Marino dal Ministro delle Finanze,
Formica, negli anni Ottanta-Novanta. Allora nel mirino furono i depositi delle
banche sammarinesi presso istituti di credito italiani che il Ministero
pretendeva che fossero gravati, riguardo agli utili, alla stregua, diciamo così,
dei risparmi  di privati. Si aprì un contenzioso fra le banche sammarinesi e il
Ministero durato decenni. Contenzioso costato alle banche sammarinesi miliardi e
miliardi di lire in spese processuali. Si dovette arrivare alla Cassazione per
risolvere la questione,  nonostante che nel frattempo, la legislazione italiana
fosse cambiata a seguito di una norma della Unione Europea,

La iniziativa attuale contro le aziende sammarinesi ha ancor
meno  fondamento di quella promossa a suo tempo dal Ministro Formica. Ma ciò non
basta a tranquillizzarci. In ballo, nella questione, non ci sono solo due ditte,
come si vocifera. Di fatto è a rischio tutto il sistema economico sammarinese.
Sì, perché  la iniziativa riminese va intesa come il primo passo del governo
italiano per  risolvere, una volta per tutte, i fenomeni distorsivi che
provengono dal Titano. Il trattato che Fini stava per venire a firmare non è
stato una invenzione di Fini.

Che l’Italia stesse per  perdere la pazienza lo si sapeva da
anni. Eppure i governanti sammarinesi  hanno continuato  come se ciò non li
riguardasse. Finiti in balia dei poteri forti, hanno cacciato il paese anno dopo
anno, in un groviglio di difficoltà crescenti nei confronti dell’Italia.
Stoppata la triangolazione delle merci per il blocco della Guardia di Finanza,
hanno assecondato la speculazione finanziaria consentendo l’apertura di un
numero spropositato (per il nostro territorio) di banche  con l’aggiunta di
decine e decine di finanziarie.  Poi si è arrivati alla provocazione diretta
violando, nella sostanza, l’accordo del 1953  sul gioco d’azzardo. Altra
provocazione: la questione della doppia imposizione. Visto che l’Italia tardava
a ratificare l’accordo (già firmato) invece di cercare di smussare le cause che
impedivano tale ratifica, si   è andati alla ricerca di accordi con altri Stati
senza mettere in conto l’effetto boomerang che ne sarebbe – ovviamente –
derivato.

In conclusione, è urgentissimo riprendere a dialogare con
l’Italia. Se non vogliamo, fra l’altro, ritrovarci la Guardia di Finanza ai
confini, come con Visco, o una ‘circolare’ dagli effetti devastanti quale emanò
Del Turco.

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