San Marino. Rete su dimissioni Celli

San Marino. Rete su dimissioni Celli

Il movimento RETE ha inteso non intervenire sulle dimissioni di Simone Celli dal ruolo di consigliere perché le ritiene un atto dovuto, avvenuto con ampio ritardo.
Abbiamo ritenuto inutile dilungarci sulla sua inadeguatezza, ampiamente denunciata in questi due anni e culminata nelle sue squilibrate posizioni tenute in aula con aria di sfida, come a redarguire il Consiglio che, chi lo ha consigliato nelle sue scelte, ci sta ancora controllando.
Sono note le sue attività che continuano incessantemente anche in questi giorni: prima di dimettersi aveva minacciato Banca Centrale e un magistrato, dicendo in camera caritatis che avrebbe usato tutte le sue forze per rovinarli.
Simile minaccia l’aveva rivolta in aula, di fronte a tutti i consiglieri, contro il suo successore alla Segreteria Finanze, Eva Guidi.
Siamo certi che userà tutte le sue forze per “farla pagare” a chi lo ha ostacolato.
Fino a fomentare magari l’apertura di fascicoli su denunce anonime, perché poi la faccia è sempre difficile mettercela per chi nasconde la sua debolezza e le sue insicurezze, con l’abito della prepotenza.
I danni provocati al paese li pagheremo noi cittadini negli anni a venire.
La situazione catastrofica e straordinaria ingenerata sarà un pesante fardello per il futuro e crediamo che Simone Celli abbia gravi responsabilità come le hanno coloro che, al suo fianco, avrebbero dovuto fermarlo ma o non hanno trovato il coraggio, o non ne avevano l’intenzione.
Speriamo solo che il governo che lo ha sostenuto fino a ieri, non pensi di ripulirsi la coscienza allontanando un capro espiatorio all’interno di un organismo che opera sempre e comunque in maniera collegiale!

Non ci dilunghiamo oltre: resta da dire a chi gli è rimasto vicino di prendersi cura di lui, perché crediamo ne abbia bisogno.

Sarà la storia a stabilire chi lo ha guidato nelle decisioni e quale fine ultimo abbia voluto perseguire.
Noi oggi dobbiamo solo prendere atto di dimissioni tardive che non potevano non arrivare.

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