Governo a casa, ma non subito … coi tempi dell’opposizione. Antonio Fabbri

Governo a casa, ma non subito … coi tempi dell’opposizione. Antonio Fabbri

L’informazione di San Marino

Governo a casa, ma non subito … coi tempi dell’opposizione

Antonio Fabbri

In tre pagine, per la verità un po’ sconclusionate tanto che ne sarebbe bastata meno di una per dire quello che voleva dire, Teodoro Lonfernini sostiene (sotto un estratto) che il governo deve cadere, ma con i tempi che detta l’opposizione, che quindi ancora non sarebbe poi così pronta.

Prima la legge elettorale e poi la Commissione di inchiesta vanno avviate e portate a termine, il che significa almeno altri sei mesi, tanto è il tempo che è demandato alla commissione di inchiesta dalla legge che l’ha istituita e che è stata già approvata con procedura di urgenza. Se tutti siano d’accordo con questa lettura è difficile da dire, tanto che fino a ieri il grido ripetuto era “a casa subito” e a oggi sembra diventato “a casa subito… ma senza fretta”. Insomma, c’è chi si prepara, con tutte le contraddizioni del caso, come se le elezioni fossero domani e chi invece tende a temporeggiare e a rimandare. L’eterogeneità di queste posizioni pare riscontrarsi sia all’opposizione, sia in maggioranza, dove però sarebbero due o tre quelli che porrebbero dei distinguo, quanto convinti lo diranno i prossimi giorni. Vero è che nei prossimi sei mesi di cose – al di là delle due dichiarate da Lonfernini, ma sostenute più o meno palesemente da altri in maggioranza e opposizione – inevitabilmente ne succederanno. Intanto la questione BancaCis, che in un modo o nell’altro dovrà vedere il suo epilogo.

Ma tra le cose che in sei mesi possono accadere c’è anche la svolta sull’accordo di associazione con l’Europa che significherebbe, tra l’altro, apertura dell’asfittico sistema bancario sammarinese oltre i propri confini, significherebbe accesso al sostegno della Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi, come in questi giorni ha ricostruito “Il Sole24Ore”. Se la chiusura positiva del negoziato, con parafatura dell’accordo o dichiarazione politica, dovesse arrivare entro settembre – i più ottimisti pensano anche prima dell’estate- si aprirebbero ulteriori opzioni per la Repubblica di San Marino con un risultato che la maggioranza, a quel punto potrebbe ritenere soddisfacente, e quindi chiudere la propria esperienza, oppure capitalizzare, e quindi proseguire.

Nella sostanza, insomma, a decidere se il governo cadrà potrà essere solo chi, all’interno della stessa maggioranza, ritenga questa esperienza di conclusa e, almeno a brevissimo, pare siano troppe le questioni pendenti per staccare la famigerata spina.

Anche se in politica non si può mai dare nulla per certo, men che meno la tenuta di un governo.

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