17° appuntamento con ‘La vita che vorrei’: Nella vita, vincono non i velocisti, ma i maratoneti

17° appuntamento con ‘La vita che vorrei’: Nella vita, vincono non i velocisti, ma i maratoneti

Ci teniamo molto all’opinione che gli altri si fanno di noi e prestiamo la massima attenzione alle conversazioni che abbiamo con gli altri: dobbiamo fare sempre bella figura! Ma a volte ci dimentichiamo dell’opinione più importante, quella che noi abbiamo di noi stessi, ma soprattutto la conversazione più importante ovvero quella che noi abbiamo con noi stessi.

Guardarci dentro, avere una maggiore autostima, essere consapevole dei nostri mezzi, è semplicemente fondamentale per poter vivere bene e poter realizzare i propri sogni. Il nostro mondo esterno è un riflesso del nostro mondo interno e gli altri sono il nostro specchio. Se noi crediamo in noi stessi, e nel nostro valore, lo trasmettiamo attraverso il nostro comportamento. E gli altri se ne convincono. Come facciamo, altrimenti, a trasmettere un’immagine positiva di noi, se siamo i primi a non crederci?

La maggior parte delle persone muore senza avere realizzato i suoi sogni. I motivi?

a) Si lasciano scoraggiare dagli altri

b) Vengono scoraggiate dai fallimenti passati

c) Sono abituate alla mediocrità

d) Hanno perso la capacità di sognare.

In tutti questi casi la via d’uscita è una sola: credere in se stessi. Nella bellezza dei propri sogni e nella capacità di realizzarli. Certo, ci saranno mille ostacoli lungo la strada, mille fallimenti (anche se io li chiamerei risultati inaspettati), mille persone che cercheranno di dissuadere dal proseguire a volte a fin di bene, altre per invidia. Sarà normale in alcuni momenti avere voglia di arrendersi e di rifugiarsi nella mediocrità perché non comporta rischi, ma il rischio più grande sta proprio nel lasciarsi vivere nella mediocrità. Perché? Significa lasciarsi morire poco a poco, avendo soffocato ciò che dà gioia: la capacità di sognare in grande e di puntare in alto per cogliere i sogni.
Ma attenzione, non cerchiamo di avere troppa fretta in quello che facciamo. Ricordate la favola della tartaruga e della lepre? Fanno una gara, la lepre parte a razzo, sicura della vittoria, talmente sicura che si ferma a schiacciare un pisolino. Ma arriva la tartaruga, lenta ma costante. Non si ferma mai, supera la lepre addormentata e vince. Sintetizzata, ma qual è il succo?

E così è nella vita, vincono non i velocisti, ma i maratoneti. Non chi parte a cento all’ora, pieno d’entusiasmo, ma presto si ferma perché si scoraggia davanti alle difficoltà; bensì chi va avanti nel tempo, giorno dopo giorno, mese dopo mese, ostacolo dopo ostacolo, ma tenendo ben fisso nella mente e nel cuore l’obiettivo finale.
Come vedete è molto simile all’appuntamento precedente, ma c’è un motivo semplicissimo. Il nostro cervello spesso non recepisce subito il messaggio, abbiamo bisogno di risentircelo dire, di rivederlo. E allora ripetiamolo e magari utilizziamo un verbo poco conosciuto: FARE!

Un imperativo che potrebbe dare anche fastidio, ma è anche una scossa, un po’ come un defibrillatore per riattivare quel cuore che sta rallentando sempre di più per colpa nostra e degli eventi che ci circondano.

Certo, il primo passo è sempre il più difficile, che si tratti di realizzare un progetto, di flirtare con uno sconosciuto o di cambiare abitudini. Iniziare è faticoso perché non sappiamo come andrà a finire ed è quello che ci spaventa, abbiamo paura dell’ignoto. Ma la certezza assoluta non esiste, quindi conviene lanciarsi andare ma non da incosciente, da persona che ha le idee sufficientemente chiare su dove vuole arrivare e ha sufficiente coraggio per muovere il primo passo. Spesso la frase che si sente è: “Sarà come guidare di notte, in una strada di campagna con i fari che illuminano soltanto un piccolo pezzo di percorso, non tutto. Ma cento metri più cento metri, alla fine arriverai a destinazione.

Alla prossima….scossa

 

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