Andrea Rossini di Corriere Romagna: Ma stavolta nessuno riaprirà l’inchiesta.
La storia infinita. «So chi ha spacciato l’ultima dose»: riscontri inesistenti, il racconto del detenuto è generico e smentito dai fatti: verso l’archiviazione /
Altro boss “rivela”: «Così morì Pantani»/
Scrive in procura e viene interrogato in carcere: «Le mie verità in cambio di un trasferimento»
Lottare per tenere alla larga l’immaginazione, evitare di confondere ciò che
si è visto con ciò che si è sentito dire o letto è
già un’impresa per il più genuino dei testimoni
alle prese con qualcosa, il ricordo, per
sua natura mutevole. A volte, poi, c’è chi
preferisce “rievocare” solo quello che conviene
a qualcuno, magari semplicemente il
pubblico, o inventare di sana pianta qualcosa
per ottenere un beneficio o per l’ansia
di entrare a far parte delle
storia, in questo caso associare
il proprio nome nel
“romanzo popolare” legato
a Marco Pantani e al “mito” della sua morte “misteriosa” o del “complotto”.
L’ultimo a spuntare, probabilmente
fuori tempo
massimo visto l’esito delle
inchieste suppletive (tutte concluse con
l’archiviazione) è un detenuto pugliese appartenente
a una nota famiglia malavitosa,
legata alla locale criminalità organizzata. (…)