Il referendum salva stipendi è frutto di un blocco contrattuale che risale al 2009. L’Anis decide al tavolo tripartito di non firmare l’accordo per il settore industria: 8000 lavoratori restano senza contratto per quattro anni. Un lungo immobilismo che, dentro una crisi devastante, è costato molte
ore di sciopero e una perdita secca del 4.5 % delle retribuzioni.
Il Referendum del 20 ottobre vuole impedire che tutto questo si ripeta. “Vogliamo -sottolinea Marco Tura, del comitato promotore- difendere il potere di acquisto delle buste paga anche quando i contratti sono scaduti, impedire così perdite di tempo nei rinnovi contrattuali e continui conflitti sociali.
Chiarissimo, del resto, il quesito referendario: “Volete voi che, fino al rinnovo dei contratti collettivi di lavoro scaduti, le retribuzioni dei lavoratori dipendenti siano rivalutate al primo gennaio di ogni anno di un importo pari alla percentuale di inflazione rilevata nell’anno precedente dall’Ufficio Informatica, Tecnologia, Dati e Statistica dello Stato?” (…)
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