Dal sito cryptonomist.ch un commento sul “decreto Blockchain di San Marino”. Titolo: “San Marino: la blockchain dei “Capitani Reggenti” e le differenze col decreto italiano“.
(…) Il DL Blockchain – pur nel suo pregevole tentativo di aprire a nuove attività imprenditoriali basate su questo tipo di tecnologia – presenta numerose criticità e rischia di essere uno strumento utilizzabile solo per società particolarmente strutturate e non offrire quindi quella flessibilità che dovrebbe essere prevista per soggetti che – anche in considerazione della evidente asimmetria informativa che caratterizza il fenomeno – possono essere anche meno strutturati rispetto ai rigorosi requisiti di cui al Decreto della Repubblica di San marino in commento.
Il mondo di Internet è cresciuto grazie alla assenza di una regolamentazione così strutturata.
Era l’epoca di ragazzi che, da un garage in California, o in un vecchio salotto in Cina, riuscivano a immaginare prodotti e servizi che hanno rivoluzionato (credo in positivo) il nostro modo di vivere.
Il difetto della tecnologia Blockchain rispetto ad internet è che è sempre stata collegata al mondo della finanza e non solo a quello delle telecomunicazioni, attraendo così interessi a vario livello.
Ed infatti il buon Satoshi ha sin da subito messo le mani avanti, precisando di avere risolto uno dei più grandi problemi di internet per i pagamenti digitali e soprattutto di avere ideato uno strumento libero da Stati e Banche Centrali.
Ahimè, proprio quelli costantemente richiamati nella Blockchain dei Capitani Reggenti.
Già questa mattina il decreto sammarinese è stato oggetto di un trafiletto di IlSole24Ore.