A difesa di chi lavora nella Pa

A difesa di chi lavora nella Pa

Che senso ha demonizzare la PA?


Il Governo ha annunciato una politica di tagli della spesa per contrastare il deficit di bilancio. I primi interventi sono annuncianti nel settore pubblico. “Siamo molto preoccupati”, comincia così l’intervento (testo integrale all’indirizzo www.cdls.sm) che la Federazione Pubblico Impiego della Confederazione Democratica dedica alle proposte di politica di rigore.

In tempi di vacche magre la PA diventa la causa di tutti i mali.
Siamo molto preoccupati. Preoccupati perché la storia si ripete ed è una storia che non promette niente di buono. Come in passato, quando l’economia del nostro Paese era in sofferenza, si tende a ricercare la causa di tutti i mali nella pubblica amministrazione. In passato, però, lo stato di benessere, sia economico che organizzativo, era notevolmente superiore; era il celebre tempo delle vacche grasse. Oggi la situazione è cambiata e offre un panorama diverso, che porta necessariamente a riflessioni più profonde e a strategie più concrete.

La politica dei tagli non deve essere a senso unico.

Tutti conosciamo le difficoltà in cui versa San Marino. A tanti pare ovvio che le cause vadano individuate nella scarsa programmazione della Politica di uno Stato che, per tanto tempo, ha pensato più al contingente che al futuro. Non serve molto, oggi, cercare ipotetici colpevoli o scaricare le proprie responsabilità su altri. Per affrontare la crisi economica, non possedendo idee migliori ed avendo compromesso la nostra credibilità nei confronti dell’Italia, ci pare scontato che si debba intervenire sulla riduzione delle spese, ma di tutte le spese, non solo quelle che individuano erroneamente i pubblici dipendenti come coloro che stanno prosciugando le casse di questa nostra Repubblica; dipendenti che hanno una propria dignità.


Da un decennio crescono i servizi ma calano i dipendenti.

È indispensabile essere seri e concreti per ricorrere ad una analisi reale dell’apparato pubblico, al quale vengono richiesti servizi di qualità per una utenza sempre più attenta ed esigente. L’analisi, allora, può partire dalla fotografia dello stato attuale. La Pubblica Amministrazione è l’azienda più grande e, quindi, occupa un numero elevato di dipendenti. Da un decennio tale numero è aumentato di poche unità a fronte di un incremento costante della popolazione e della triplicata quantità di operatori economici: a tutti vengono forniti servizi completi. Da ciò ne consegue una prima considerazione: l’esubero di personale, che poteva esserci dieci anni fa, si è esaurito da un punto di vista quantitativo e si sta trasformando in una grave carenza qualitativa, quest’ultima contenuta grazie al grande senso di responsabilità dei pubblici dipendenti. Oggi si assiste spesso al tentativo di coprire la mancanza di personale nei singoli uffici attraverso gli interpelli o le sostituzioni interne, ma questo ci ricorda la storiella della coperta corta: se si tira per coprire il viso si scoprono i piedi.

La politica del rigore non si fa con i luoghi comuni.

E’ giusto contenere la spesa pubblica, ma tale obiettivo va raggiunto attraverso l’eliminazione degli sprechi e non per mezzo del ridimensionamento dei servizi. Non si possono demonizzare classi sociali con luoghi comuni in un momento così delicato, per evitare di cadere nella mediocrità tipica di chi non vuol vedere. A questo devono pensare i responsabili della politica a tutti i livelli; a questo deve mirare ogni singolo cittadino. Se, però, sono proprio i nostri politici a provocare uno stato di tensione tra categorie di cittadini, allora le speranze di mantenere la peculiarità di antica terra della libertà, dove la libertà di uno dovrebbe iniziare nello stesso momento in cui comincia la libertà dell’altro, rischia di essere perduta per sempre. Siamo molto preoccupati.

Federazione Pubblico Impiego della CDLS

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