‘A proposito di PA’. Augusto Gasperoni

‘A proposito di PA’. Augusto Gasperoni

A proposito di PA.

Ieri sera ho partecipato all’interessante incontro organizzato dell’USL sull’accordo del fabbisogno.

Ho capito che:

Nel 2012 il governo di allora fece una stabilizzazione promettendo che sarebbe stata l’ultima, che da lì in avanti non si sarebbe più permesso il precariato nella settore pubblico e che i nuovi accessi sarebbero avvenuti solo per bandi di concorso pubblico. Come sempre accade, l’anno della stabilizzazione coincise con l’anno delle elezioni politiche.

Dopo nemmeno quattro anni, l’attuale governo – che in larga parte ricalca quello di allora –  con la complicità dei sindacati, tradisce quella promessa. Però, per sentirsi meno in colpa, ma soprattutto per riuscire a scavalcare la legge, anziché chiamarla stabilizzazione la chiama regolarizzazione.

La regolarizzazione (o stabilizzazione che dir si voglia) seguirà il criterio unico dell’anzianità. Basterà avere due soli anni di sostituzione. Non servirà neanche ricoprire un posto vacante perché si assumerà in sovrannumero, come nel 2012. In altre parole si assumeranno insegnanti senza cattedra, dirigenti senza servizio da dirigere, ecc..

Nello stesso tempo verrà stabilizzato anche il precariato interno alla PA, cioè quelle figure che ricoprono temporaneamente posti a livello superiore solo per anzianità, e spesso senza titoli. Il bello è che verranno stabilizzate anche se il titolare del posto è in aspettativa o in malattia o per altra ragione, e dunque potrebbe rientrare. Lo stesso accadde nel 2012.

Si parla di stabilizzare anche quelli che hanno rapporti di lavoro col settore pubblico per mezzo di contratti, convenzioni, borse di studio ecc. Il più delle volte si tratta di pratiche fatte per clientelismo e per aggirare quelle poche regole esistenti, come la graduatoria pubblica.

Nessuno sa quale sarà il numero degli stabilizzati. Pertanto non si ha neanche una misura di quello che sarà l’impatto sulle sulle finanze pubbliche.

Il Paese ha grande bisogno di lavoro. Ma non è certo questo il modo in cui provvedere. Riformare, investire, innovare, responsabilizzare, motivare. Queste sono le cose da fare per creare le condizioni di un lavoro libero, qualificato, sostenibile.

Tutti sappiamo che la spesa corrente grava in modo insostenibile sul bilancio dello Stato.

Tutti sappiamo quanti danni abbia recato il clientelismo alla qualità e alla professionalità del settore pubblico. A sentire parlare i partiti di maggioranza sembrava che i vecchi tempi fossero finiti, che si fosse voltata pagina. Trasparenza, merito, bandi di concorso, commissioni d’esame neutre e professionali. Tutti slogan. Il settore pubblico torna a essere strumento elettorale al servizio del governo di turno. Sembra impossibile. E invece è vero.

Augusto Gasperoni

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