AIDS e preservativo: risposte che non rispondono. Don Gabriele Mangiarotti

AIDS e preservativo: risposte che non rispondono. Don Gabriele Mangiarotti

AIDS e preservativo: risposte che non rispondono
Al di là delle riletture strumentali e in malafede, mi pare che Papa Benedetto abbia, in una intervista del 2009, affrontato il problema dell’AIDS da un punto di vista globale, e quindi educativo. Riporto le sue parole: «Direi che non si può superare questo problema dell’Aids solo con soldi. Sono necessari, ma se non c’è l’anima che li sappia applicare, non aiutano, non si può superare con la distribuzione di preservativi: al contrario, aumentano il problema.
La soluzione può essere solo… duplice: la prima, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovo spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l’uno con l’altro, e secondo, una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti, una disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, per essere con i sofferenti. E questi sono i fattori che aiutano e che portano con sé anche veri e visibili progressi. Perciò, direi questa nostra duplice forza di rinnovare l’uomo interiormente, di dargli forza spirituale e umana per un comportamento giusto nei confronti del proprio corpo e dell’altro, e questa capacità di soffrire con i sofferenti, di rimanere presente nelle situazioni di prova. Mi sembra la giusta risposta, e la Chiesa fa questo e così offre un contributo grandissimo ed importante. Ringraziamo tutti coloro che lo fanno.»
Ho ascoltato la trasmissione-pubblicità del preservativo alla TV di San Marino, come soluzione al problema e ho letto l’articolo su “La Tribuna” «AIDS: nei licei si insegni l’uso del condom». Francamente mi pare che la questione sia molto più ampia e più seria. Ed è ora di accorgersi che i nostri giovani non hanno bisogno di preservativi, ma di educazione, di compagnia di adulti che mostrino il valore dell’amore e del rispetto, della apertura alla vita e del valore della castità, intesa come «la raggiunta integrazione della sessualità nella persona e conseguentemente l’unità interiore dell’uomo nel suo essere corporeo e spirituale. La sessualità, nella quale si manifesta l’appartenenza dell’uomo al mondo materiale e biologico, diventa personale e veramente umana allorché è integrata nella relazione da persona a persona, nel dono reciproco, totale e illimitato nel tempo, dell’uomo e della donna.
La virtù della castità, quindi, comporta l’integrità della persona e l’integralità del dono.»
Forse sarebbe bene che si aprisse un dibattito serio, che faccia spazio a tutte le posizioni culturali ed educative, in questo frangente storico in cui, come ci ricorda Papa Francesco, viviamo in un contesto di pensiero debole e di pensiero unico. «Il pensiero uniforme, il pensiero uguale, il pensiero debole, un pensiero così diffuso. Lo spirito del mondo non vuole che noi ci chiediamo davanti a Dio: “Ma perché questo, perché quell’altro, perché accade questo?”. O anche ci propone un pensiero prêt-à-porter, secondo i propri gusti: “Io penso come mi piace!”. Ma quello va bene, dicono loro… Ma quello che lo spirito del mondo non vuole è questo che Gesù ci chiede: il pensiero libero, il pensiero di un uomo e di una donna che sono parte del popolo di Dio e la salvezza è stata proprio questa! Pensate ai profeti… E Gesù ci chiede di pensare liberamente, pensare per capire cosa succede… Noi non abbiamo un pensiero debole, non abbiamo un pensiero uniforme e non abbiamo un pensiero secondo i propri gusti: soltanto abbiamo un pensiero secondo Dio… che è un pensiero di mente, di cuore e di anima».
La vita dei nostri giovani non può essere solo questione di preservativi e di tecniche antiriproduttive, essi meritano molto di più. E San Marino, anche guardandom la propria storia di «antica terra della libertà» può insegnare molte più cose. E l’attenzione alla disabilità, che ci ha posto alla attenzione del mondo intero, può essere un buon segnale e indicare una pista di lavoro.
Don Gabriele Mangiarotti

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