Alcune domande al Segretario Marco Arzilli e al Patto per San Marino. Licenzopoli

Alcune domande al Segretario Marco Arzilli e al Patto per San Marino. Licenzopoli
Alcuni giorni fa in Commissione Finanze si è discusso dello scandalo denominato “Licenzopoli”, dibattendo intorno alle responsabilità di professionisti coinvolti, di personaggi riconducibili alla Pubblica Amministrazione, in particolare alla Polizia Civile e all’Ufficio Industria e più in generale ad un sistema di autorizzazioni e controlli che definire dissennato è un eufemismo.
Il fatto che sul piano giudiziario la vicenda si sia conclusa con un generale “volemose bene” non doveva esimere la politica dall’affrontare il problema prendendo il toro per le corna e chiamare ciascuno ad assumersi le proprie responsabilità.
Purtroppo la realpolitik, o forse dovremmo dire la peggior politik, ha prevalso sul senso dello Stato e la maggioranza, nonostante significative defezioni, ha optato per l’ennesimo insabbiamento, tutto sommato in coerenza con quanto avvenuto per il licenziamento dei vertici di Banca Centrale, la vicenda Delta e via dicendo.
Diversi interrogativi proposti in Commissione da Sinistra Unita non hanno trovato risposta nonostante il “coprifuoco istituzionale” decretato con la segretezza della seduta, pertanto li riproponiamo pubblicamente confidando di avere migliore fortuna.
Alla luce del fatto che nessun particolare di rilievo è emerso rispetto a quanto già evidenziato dal provvedimento di archiviazione, se si eccettua la presa di distanza, peraltro prevedibile, che la Commissione di indagine effettua nei confronti della sentenza, era proprio necessaria la seduta segreta?
Avendo comunque effettuato tale scelta, non era il caso di fornire tutti i particolari, a partire dai nomi di tutti i responsabili dell’accaduto, operatori privati e pubblici dipendenti, anziché leggere la relazione con imbarazzanti omissis?
La legge del 2003 n. 165, modificava la precedente normativa in materia assegnando all’Ufficio Industria il compito di revocare una licenza a seguito di false dichiarazioni da parte del richiedente. Ebbene, l’Ufficio si è sottratto a questa responsabilità invocando una legge del 1965, cioè antecedente e quindi implicitamente superata, che prevedeva tale ritiro solo in capo al Congresso di Stato. Visto dunque che ci sono dei funzionari che, pur essendo appositamente ben pagati, a quanto pare non amano assumersi doveri particolarmente scomodi, si è corsi ai ripari invocando una provvidenziale delibera di Governo.
Il Governo ritiene dunque che sia possibile interpretare e persino superare una legge con una semplice Delibera, come fatto con la n. 5 del 29 maggio 2009? E al di là dei formalismi è giusto che gli Uffici pubblici individuati dalla legge, anziché applicare le regole, vengano meno ai propri doveri e rimandino la patata bollente al Congresso chiedendo di farsi coprire le spalle?
La legge sulle società inoltre, attribuisce al Governo la facoltà di ritirare e revocare licenze non solo a seguito di condanne penali, come sarebbe scontato ritenere, ma anche nei casi in cui il titolare “svolga la propria attività in forma tale da menomare il prestigio e gli interessi della Repubblica” (art. 26, Legge 129/2010). Non ritiene dunque il Governo che almeno in questo caso i protagonisti abbiano menomato il prestigio e gli interessi della Repubblica? Allora quali sono se non questi i casi previsti dall’art.26? Ci chiediamo inoltre come mai non si è preso alcun provvedimento nemmeno nei confronti dei responsabili che ricoprono ruoli all’interno della PA e addirittura l’ex Direttore dell’Ufficio Industria, a cui si deve il “merito” di una simile gestione dei controlli e delle procedure, e cioè del lassismo bene indicato anche dalla Commissione di indagine, dopo un distacco politico presso le Finanze è stato persino premiato con l’incarico di Direttore dell’AASFN con ben due livelli aggiuntivi più le varie indennità dirigenziali! Dobbiamo intenderlo come la solita politica clientelare o è questo che il Patto intendeva quando sotto elezioni parlava di “meritocrazia”?
Forse l’intera vicenda rivela come vi siano connivenze forti e ben radicate, legami di interesse che si preferisce continuare a mantenere garantendo di fatto l’impunità a qualcuno, alla faccia della trasparenza e della “tolleranza zero” tanto sbandierate in campagna elettorale. Continuando in questo modo oltre a dare l’idea di essere un Paese amministrato da Ridolini, non si dà alcun esempio a chi non rispetta le regole, anzi, si fa vedere che alla fine una scappatoia per gli amici si trova sempre, alla faccia invece di chi alle regole ci tiene davvero. Licenzopoli dunque non è stato e non rimarrà un episodio isolato, bensì un indice di degrado di un sistema ormai impresentabile che ha prodotto le conseguenze che tutti conosciamo e che qualcuno (i più) subisce in modo ben più grave di altri (i protetti).
I Membri di SU in Commissione Finanze
Ivan Foschi
Vanessa Muratori
San Marino, 3 agosto 2011
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