Cavalcando l’onda della nostalgia che attanaglia questi ultimi giorni di Ottobre, mi piacerebbe soffermarmi sulla peculiarità delle piccole botteghe.
Ricordo con piacere i giorni d’estate in cui, con la lista della spesa stilata dalla mamma, raggiungevo in bicicletta l’alimentari sopra casa, felice di rendermi utile ai fini dell’economia domestica. Che dire della fragranza di pane fresco che m’inebria ogni qual volta metto piede in un forno, o dell’inconfondibile commistione tra insaccati e formaggi che caratterizza la bottega del fidato salumiere? Il fenomeno d’espansione dei super ed iper mercati non si scopre certo oggi. Estensioni infinite di scaffali e prodotti capaci di offrire una soluzione a qualsiasi desiderio, privandoci, però, di quella dimensione umana e di fiducia tipica del forno, della macelleria, della salumeria. La mia è una visione anacronistica, viziata da una maledetta nostalgia canaglia; rimane il fatto che le nuove generazioni conosceranno sempre meno queste piccole realtà il cui numero è condannato ad assottigliarsi sempre più. Oltre alla privazione del piacevole rapporto umano tra cliente e commerciante, ciò potrebbe tradursi anche in una perdita di tradizioni destinata ad allontanare sempre più i giovani da mestieri quali il fornaio, il macellaio, solo per citarne alcuni.
Chi non sentirebbe la mancanza dell’inebriante profumo di pane fresco?! Lo dicevo io… Maledetta nostalgia canaglia!
San Marino, Luca Zavoli
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