Angelica Bezziccari – L’Informazione di San Marino: La retorica del voltare pagina

Angelica Bezziccari – L’Informazione di San Marino: La retorica del voltare pagina

L’Informazione di San Marino

La retorica del voltare pagina

Angelica Bezziccari

SAN MARINO. La faccia contrita e abbacchiata che ha il
direttore della Rtv Carlo Romeo
non può che destare in me commozione. Tanto
più se si rivolge “ai sammarinesi” quindi anche a me, come ha fatto nel suo
editoriale andato in onda nel tg di mercoledì sera.

Io ne ho guardati di
telegiornali, ma non ricordo sinceramente che la Lilli Gruber o l’anchorman di
turno in prima serata, prenda la parola e si rivolga agli ‘italiani’, come nella
peggior retorica da presidenza del Consiglio o da auguri di fine anno. Concordo
con lei sul fatto che è poco carino sentire in radio il Consiglio Grande e
Generale che discute di rotonde e altre piccolezze, e che certamente il
regolamento consiliare andrebbe migliorato. Avviene questo però perché il
sammarinese è da sempre stato abituato ad andare a bussare dal Segretario di
Stato per le sue richieste personali.
che siano economiche, di sblocco di
un terreno, di lavoro per il figlio. Qui ha sempre funzionato
così. Anche perché in un paese dove il potere è quasi esclusivamente
in mano al Congresso di Stato, che ha l’ultima parola
su tutto e spesso è afflitto dalla brutta malattia che chiamerò
‘decretite’ (un uso abnorme di decreti per qualsiasi cosa, anche
dove ci dovrebbero essere, così tanto per dire, concorsi
pubblici) è un po’ difficile comportarsi diversamente. Quando
va bene il cittadino usa le Istanze d’Arengo, alto strumento
di democrazia diretta, ma ormai completamente esautorato:
infatti anche se le istanze vengono approvate, spesso poi non
vengono applicate e si rivelano completamente inutili.
Lei poi afferma che “certi aspetti che hanno compromesso la
vita politica di San Marino negli ultimi 20 anni arrivano da
altre parti, spesso dall’Italia e questo conviene cominciare a
ragionarci, a dirlo”. Con rispetto, direttore, ma gli indagati
del conto Mazzini sono sammarinesi. Le società anonime che
proliferavano anche vicino a casa mia, a Borgo Maggiore, erano
sammarinesi. I votanti esteri fatti venire a suon di rimborsi
sono stati fatti venire da sammarinesi, con soldi sammarinesi.
Le molteplici banche e finanziarie erano (e sono) sammarinesi.
E via dicendo. Sono stati i sammarinesi che hanno prestato il
braccio alla ‘ndrangheta, alla camorra, e agli altri personaggi
che hanno occupato il suolo sammarinese. Sono i professionisti,
avvocati, notai e commercialisti, che hanno dato appoggio
a un sistema che prevedeva, finché la legge lo consentiva, le
frodi carosello, l’evasione fiscale, il segreto bancario, l’anonimato
societario. O vorrebbe forse suggerire che queste leggi
o meglio queste concessioni le ha prodotte lo Stato Italiano e
non il Consiglio Grande e Generale? O forse che la disonestà e
la corruttibilità hanno una nazionalità ben precisa e che noi ne
siamo immuni? Siamo poi ancora in attesa che si pubblichino i
nomi dei reali beneficiari di banche e finanziarie sammarinesi,
perché si sa, a San Marino le leggi a promulgarle è facile, più
difficile è la loro applicazione. Ma forse nel frattempo saranno
già cambiati tutti i soci, e chi doveva nascondere quel che
doveva, l’avrà già fatto.
“Non si può continuare a dare un’immagine di San Marino
all’esterno che non corrisponde al vero”: come ben lei saprà, se
le notizie sono fondate e verificate, non sarà certo colpa della
cronaca politica e giudiziaria se poi si va a costruire una certa
immagine di un paese. Quello che sta succedendo intorno al
Mose e all’Expo’ in Italia pare essere abbastanza di esempio.
Sui bei discorsi di BanKi Moon e del presidente Napolitano
non mi soffermo, sarebbe come se un ospite che viene a casa
nostra ci facesse notare la poca pulizia o il disordine.
Troppo facile cercare di rimuovere il passato con un po’ di retorica,
con nuove leggi imposte dall’esterno, con nuove asfaltature
e segnaletica orizzontale.
Ancora più difficile sarà rimuovere l’arroganza, la presunzione
e la saccenza che caratterizzano ancora troppi sammarinesi,
insieme a una certa simpatia ancora dominante per
l’oligarchia e per il soldo facile. C’è chi per anni è campato
praticando come professione quella del prestanome, lavoro ora
un po’ meno in voga, con dispiacere, ne sono certa, di tanti
sammarinesi, che prendevano soldi senza fare assolutamente
niente. Del resto, come scriveva Victor Hugo, “c’è gente che
pagherebbe per vendersi”. E’ proprio su questo che i sammarinesi
ora dovrebbero lavorare, sulle loro coscienze, partendo
dal proprio passato, che non va rimosso, ma anzi ben tenuto
a memoria affinché certi “errori” non vengano più ripetuti,
voltando pagina, come dice lei, ma senza strappare quelle precedenti
facendo finta che non sia successo nulla.

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