Anthony Muroni, Unione Sarda, Eolico, caccia ai 5 milioni di Flavio Carboni e Verdini

Anthony Muroni, Unione Sarda, Eolico, caccia ai 5 milioni di Flavio Carboni e Verdini

Eolico, caccia ai 5 milioni
di Flavio Carboni e Verdini

Indagini su un flusso di denaro transitato a S. Marino e Firenze. Gli 800 mila euro depositati nella banca di Verdini sarebbero riconducibili a quelli del comitato d’affari.

di ANTHONY MURONI

Soldi che vengono prelevati a San Marino e finiscono sui conti di Flavio Carboni e su quelli della banca fiorentina presieduta dal coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini. Per chiudere il cerchio attorno al comitato d’affari che voleva allungare le mani sul business-eolico in Sardegna la procura di Roma è ora al lavoro per seguire il flusso di denaro (5 milioni di euro) che sarebbe servito per gli investimenti e per “oliare” gli ingranaggi politici e burocratici.

IL RUOLO DI CARBONI
Perché ai pm il quadro di un intreccio che sembra ruotare attorno a Flavio Carboni sembra ormai chiaro: c’è un gruppo di investitori (si parla di una società emiliana, interessata a progetti per l’eolico off-shore, ma anche di altre aziende della Penisola) che si sarebbe rivolto all’uomo d’affari per ottenere una “consulenza” finalizzata ad avere, in Sardegna, una sponda sul versante burocratico e una su quello politico. Questa la teoria dell’accusa, che per avvalorarla punta sulle intercettazioni e su atti della Regione.

I SOLDI
I potenziali investitori avrebbero versato 5 milioni su conti riferibili a Flavio Carboni. Soldi che lui avrebbe poi distribuito alle altre persone coinvolte nell’affare. Di quella torta farebbero parte, sempre secondo la tesi degli inquirenti, gli 800 mila euro che un collaboratore di Carboni preleva in una banca di San Marino e versa poi sui conti della Società Toscana di Edizioni srl (proprietaria del quotidiano Il Giornale di Toscana e che fra i suoi azionisti ha Denis Verdini), nella sede del Credito cooperativo fiorentino. Istituto presieduto proprio dal coordinatore nazionale del Pdl, anche lui indagato. La procura ipotizza che quei soldi possano essere serviti a oliare il sistema burocratico e politico in Sardegna. Anche se, nelle carte, il ruolo del presidente Cappellacci non è ancora chiaro. Così come quello del senatore Dell’Utri, che spunta qua e là, al telefono, a pranzo con Cappellacci e a casa di Verdini. Incrociando telefonate, incontri e atti amministrativi gli inquirenti credono di aver trovato la chiave giusta: Carboni chiede a Verdini un aiuto per piazzare Ignazio Farris alla direzione dell’Agenzia regionale per l’ambiente («La sua nomina è fondamentale, se non arriva io esco dall’affare», dice in una conversazione intercettata). Il coordinatore Pdl gira la segnalazione a Cappellacci, che la accoglie. Da qui l’accusa di abuso d’ufficio nei confronti del governatore.

IL PIANO
A questo punto sarebbe stata avviata la seconda fase del progetto: «Ora bisogna fare pressione sulla Regione perché autorizzi quegli impianti», si ripetono al telefono alcuni dei personaggi intercettati. A stupire gli investigatori (e pare anche Flavio Carboni) sarebbe la “svolta” anti-eolico di Cappellacci, che l’11 marzo annuncia l’adozione di tre delibere che impediscono l’autorizzazione di nuovi progetti prima di un pronunciamento del Consiglio regionale e istituiscono la società Sardegna Energia.

L’IPOTESI
Una spiegazione, che sembra però non aver trovato riscontri definitivi, gli investigatori se la sono data: il 20 febbraio viene resa nota (ripresa dai giornali) la trascrizione di una telefonata tra Verdini e Cappellacci, alla quale partecipa anche l’imprenditore Fusi, effettuata nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per il G8. A questo punto il governatore avrebbe realizzato che anche le altre conversazioni potessero essere state registrate. E avrebbe deciso di mostrare la sua indipendenza dai vertici romani del partito adottando una delibera che di fatto chiudeva la strada agli investitori rappresentati da Carboni. Ma l’ipotesi, per ora, non avrebbe trovato le necessarie conferme. Per questo l’inchiesta prosegue: «Ci vorrà almeno un altro mese», ha chiarito il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo.

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