Antonella Zaghini, La Voce di Romagna San Marno:

Antonella Zaghini, La Voce di Romagna San Marno:

La Voce di Romagna San Marno

 

Credito sammarinese.“I dati con i due conti correnti erano in possesso del
Tribunale sammarinese da almeno tre mesi, segnalati da noi all’Aif”

 Lucio Amati: adesso parlo io

L’ex Presidente sui conti accesi
da Barbieri,
il ruolo dell’ex direttore Vendemini 
e “il gioco di potere che si è concluso con la chiusura della mia banca, unico
caso”

Antonella Zaghini

 

E’  stato in silenzio per un anno. Ora Lucio
Amati
  inizia a raccontare la sua storia e quella del
Credito
Sammarinese
.

“Ieri (mercoledì per chi legge, ndr) ho ricevuto diverse telefonate di
amici che tra il serio e il faceto mi chiedevano se la banca sammarinese, dove
erano finiti i sei milioni di euro dei soldi dei cinesi su cui indaga la
magistratura italiana fosse stata la mia. A questo punto sento il bisogno di
spendere alcune parole, perché il silenzio che ho mantenuto fino ad oggi non
paga e potrebbe essere scambiato per un’ammissione di colpevolezza o quanto meno
di responsabilità”.

Se la sua banca, il Credito Sammarinese, è stata posta in liquidazione
coatta diverso tempo fa, come facevano a transitare da un istituto chiuso?
“Ho letto su alcuni organi di informazione che i soldi sarebbero transitati
da un istituto di credito non operativo e da lì penso che sia nato l’equivoco.
La mia banca, al pari di altre, pur contattata da vari
emissari cinesi
si è sempre rifiutata di fare un’operatività di quel tipo,
dove si raffigura palesemente il reato di riciclaggio”.

Lei però non potrà negare che attualmente
è a processo a Vibo Valentia
per un’analoga accusa …

“E’ vero, e vorrei precisare alcune
cose che riguardano l’inchiesta che
mi ha coinvolto. Prima di tutto nella
mia banca sono stati aperti solo due
conti riconducibili alla famiglia Barbieri.
Conti aperti a fine dicembre
2010 e che già a gennaio 2011 furono
segnalati all’Aif. La stessa Aif in data
31 marzo inviò un rapporto al commissario
della legge Simon Luca Morsiani,
segnalando ipotesi di reato nei
confronti dei soli Vincenzo Barbieri e
Giorgio Galliano (il broker della droga,
vicino alla famiglia dei Mancuso, ucciso
in un agguato nella primavera
2011, ndr). Il deposito sammarinese
era di circa di 1,3 milioni di euro.
Mentre guardando con attenzione le
carte dell’inchiesta italiana, per quanto
riguarda Barbieri si apprende che
in Italia aveva conti correnti ingenti.
In Italia era titolare di conti correnti
in almeno sette istituti bancari, godeva
di almeno tre carte di credito gold
ed era depositante in due fondi di investimento.
In aggiunta, sempre nei
documenti della magistratura italiana,
emerge che la famiglia Barbieri aveva
acquistato nel settembre 2009 una
villa sulle colline bolognesi con 60
E’
ettari di parco, pagando il tutto – 6 milioni
e 250mila euro – attraverso la sede
italiana di un istituto bancario estero.
Non solo, ma l’anno successivo
nel 2010, lo stesso Vincenzo Barbieri
compera un hotel a Granarolo per la
somma ufficiale di 1 milione e 350mila
euro. Quindi la famiglia Barbieri aveva
“investito” somme ingenti in Italia.
Ora la domanda da porsi è: i soldi
della famiglia Barbieri erano puliti in
Italia e sporchi a San Marino? Il dubbio
è legittimo, perché sul banco degli
imputati, insieme a me, non ci sono
presidenti, consiglieri e sindaci revisori
di quegli istituto di credito italiani
in cui sono stati rintracciati i suoi denari”.

Lei quindi vuol dire che sono stati
adottati fra le contestate responsabilità
italiane e sammarinesi due pesi
e due misure?

“Non sono un avvocato, ma i fatti
sono andati per come li ho descritti.
I dati emergono dalle carte dell’inchiesta.
Inoltre c’è un’altra cosa che
voglio chiarire. Sui giornali ha avuto
un notevole risalto la storia dei 15 milioni
di euro. I 15 milioni di euro emergono
a partire dal secondo interrogatorio
dell’ex direttore generale del
Cs Valter Vendemini il quale, a mio
parere si è così guadagnato “la benevolenza”
delle autorità dei due paesi.
I 15 milioni a San Marino non sono
mai arrivati. Nella banca – ripeto
quanto detto prima – sono entrati solo
quei denari che poco dopo segnalammo
all’Aif. Il conto corrente madre è
stato aperto il 28 dicembre 2010 su ordine
di Vendemini, il quale non ha
neppure rispettato le regole del Cs
che prevedevano che solo il comitato
esecutivo potesse disporre l’apertura
di nuovo conti correnti bancari. E dalla
stessa banca a gennaio partì la segnalazione
all’Aif. Il 1 milione e
300mila euro è rimasto fermo lì, senza
rientrare in Italia”.

Sono affermazioni pesanti le sue,
non crede?

“Rifletta solo un attimo sulle modalità
di arresto mie e quella di Vendemini.
Quest’ultimo cittadino italiano viene
arrestato a inizio luglio 2011 dal commissario
per la legge Rita Vannucci
sulla base di una notizia di reato giunta
pochi giorni prima dall’Italia. Le
autorità italiane chiedevano semplicemente
copia della documentazione
bancaria del CS relativa ai conti Barbieri.
La documentazione come detto
prima era già in Tribunale, a San Marino,
grazie alla segnalazione fatta dal
dottor Nicola Veronesi dell’Aif al commissario
Morsiani. L’arresto di Vendemini
è stato quindi disposto dall’autorità
giudiziaria sammarinese. Mentre
io cittadino sammarinese sono
stato arrestato in Italia dalle autorità
italiane una ventina di giorni dopo, in
virtù delle deposizioni di Vendemini.
Deposizioni che hanno fatto dedurre
agli inquirenti come io non potessi
non sapere ciò che accadeva nella
mia banca. Quindi abbiamo da una
parte 11 mesi a mio danno, solo in
virtù delle deposizioni di Vendemini;
e dall’altra parte poche settimane di
custodia cautelare, prima a San Marino
e di recente a Rimini, per colui
che era tenuto sotto sorveglianza già
da fine marzo 2011 dagli inquirenti italiana.
E poi c’è anche dell’altro su
cui fino ho sempre taciuto”.

Si spieghi meglio?
“I dati con i due conti correnti erano
in possesso del Tribunale sammarinese
da almeno tre mesi, che motivo
c’era quindi di ordinare una perquisizione
capillare degli oltre 3mila metri
quadrati all’interno dei quali operava
la banca, di disporre la perquisizione
dei dipendenti e delle loro auto,
arrivare a bloccare prima l’operatività
e poi di chiudere addirittura la banca?
Quando tutti i giorni leggiamo sui
giornali che in Italia, ma questo accade
anche in altri Paesi, vengono sequestrati
conti correnti, senza che i
clienti se ne accorgano e garantendo
la normale operatività degli istituti
bancari interessati dalle indagini. Ritengo
che sulla mia banca sia stato
messo in atto un accanimento ingiustificato
che ha coinvolto la mia persona
e gli stessi dipendenti, accusati
di lavorare per una banca “sporca”.
Tutto questo per un gioco di potere
che poi si è concretizzato con la chiusura
del Credito sammarinese, unico
caso di liquidazione coatta di una
banca a San Marino”.

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