Antonio Fabbri di L’informazione di San Marino: ll mattone merce di scambio per le azioni bancarie e le case nel condominio di Mazzini

Antonio Fabbri di L’informazione di San Marino: ll mattone merce di scambio per le azioni bancarie e le case nel condominio di Mazzini

 

L’informazione di San Marino

Secondo l’accusa, per
le partecipazioni della banca a Moretti andarono appartamenti e l’opportunità di
progettare sedi degli istituti di credito

Il mattone merce di scambio per le
azioni bancarie e le case nel condominio di Mazzini 

Evidenziato dai magistrati anche l’emblematico caso della nascita della
finanziaria Erwidcol, quando ancora c’erano le lire, con libretti e milioni
passati sempre per Finproject

Antonio Fabbri

SAN MARINO. La contestata associazione a delinquere era, secondo i
magistrati, una “macchina” praticamente autosufficiente. Era in grado di
approvvigionarsi di denaro, di orientare le istituzioni, di ottenere le
autorizzazioni, di evitare o ammorbidire i controlli, di costruire e di influire
sul panorama immobiliare. Questo è in sintesi il quadro che hanno ricostruito i
Commissari della legge e che entra nelle carte dei vari filoni di indagine,
riconducibili, tuttavia, a quello che gli inquirenti ritengono un medesimo
disegno criminoso.

Il mattone
merce di scambio e il condominio di Mazzini.
I magistrati
ricostruiscono la genesi della Nuova Banca Privata, quella che poi diventerà
Credito sammarinese dopo l’acquisto da parte di Lucio Amati tramite i noti
passaggi sul libretto “Arrivederci” e lo spacchettamento negli altri rapporti
della famiglia “Mazzini”.

I magistrati ricostruiscono la genesi
della Nuova Banca Privata,
quella che poi diventerà Credito
sammarinese dopo l’acquisto
da parte di Lucio Amati tramite
i noti passaggi sul libretto “Arrivederci”
e lo spacchettamento
negli altri rapporti della famiglia
“Mazzini”.
I Commissari della legge,
nell’ordinanza che ha accompagnato
l’arresto di Fiorenzo Stolfi
a favore del quale, secondo l’accusa,
finì una parte dei soldi del
libretto “Arrivederci”, spiegano
da dove arrivò un’altra tranche
dei denari per il versamento
del capitale sociale della Nuova
Banca Privata. A tirarli fuori e
a metterli a disposizione dei due
fiduciari svizzeri, Roberto Carbonetti
e Rossano Vittorio Ruggeri,
fu Luigi Moretti, secondo
la ricostruzione degli inquirenti
sollecitato da Giuseppe Roberti.
Ma perché Moretti disse di sì?
Intanto per un ritorno in termini
di investimento e poi per procurarsi
lavoro per il suo studio,
aspirando ad ottenere l’affidamento
di lavori di progettazione
degli immobili sede di Bcs. Gli
inquirenti rilevano anche che
progettò diverse sedi anche del
Credito sammarinese.
In questo modo il mattone, come
accaduto in altre circostanze, era
utilizzato come merce di scambio
anche per la compravendita
di azioni di proprietà delle banche.
Come quel 10% di azioni
di Banca Commerciale Sammarinese
cedute nel 2003 dall’architetto,
che in cambio ricevette
per i soci Moretti-Ragini, oltre a
un pagamento in contanti, anche
appartamenti nel condominio
dove risultava la residenza di
Giuseppe Mazzini, proprio quello
dei libretti, formalmente residente
in via Tonnini. Insomma,
per semplificare, i magistrati
ricostruiscono come i denari per
la Nuova Banca Privata, in parte
arrivati da Moretti e in parte da Amati, con l’interposizione
dei fiduciari svizzeri, attraverso
le movimetazioni dei libretti di
Mazzini gestiti da Roberti, arrivarono
a diversi soggetti politici.
Ad Amati andò la banca e
a Moretti, oltre alle azioni poi
cedute, lavori di progettazione.
Mentre in un altro caso descritto
le azioni bancarie furono
scambiate con immobili. Questo
stando alle ricostruzioni degli
inquirenti.

Chissenefrega
del parere dell’ispettorato

E’ come se la risposta fosse stata
proprio questa, all’epoca, in
sede di Comitato per il credito
e il risparmio, a fine marzo del
2003, quando arrivò la pratica
della concessione di autorizzazione
alla Nuova Banca Privata.
In quella sede era stato proprio
Fiorenzo Stolfi, nonostante il
parere negativo dell’Ispettorato
relativamente alla nascita di
nuove banche, ad affermare che
il governo aveva “già valutato le
possibili implicazioni legate alla
nascita di nuove banche” non
potendo “farsi carico dei problemi
di concorrenza di mercato”.
Appoggiò la posizione anche
l’allora Segretario alle finanze Pier Marino Mularoni, affermando
che il governo aveva “già
valutato positivamente l’ampliamento
del settore”.

FinProject e il presidente
della porta accanto

Di certo indicativa è anche la genesi
di FinProject, la finanziaria
indicata dall’accusa come il fulcro
dello smistasmento e dell’occultamento
dei denari ritenuti di
illecita provenienza. Secondo gli
inquirenti ci fu un interessamento diretto di Stolfi nella ricerca
del presidente del Cda. Fu lui,
benché non figuri nella compagine
sociale, a trovare la persona
giusta per ricoprire l’incarico.
Stolfi individuò un giovane laureato
in economia, suo vicino di
casa, senza esperienza in materia
finanziaria, Edoardo Bollini.
Questi accettò, ma il suo fu un
ruolo “solo formale”, per la sua
inesperienza e perché il Cda non
discuteva le singole pratiche, ma approvava decisioni già prese
altrove, dichiara lo stesso Bollini
già sentito dagli inquirenti.
Tanto bastò, però, perché nella
suo periodo di carica potesse incrociare
i maneggi per la costituzione
di altre finanziarie.

La nascita della Erwidcol
quando c’erano le lire

Proprio Bollini, secondo quanto
ricostruito dagli inquirenti, nella
sua veste di presidente, incassò
una pluralità di libretti al portatore
collegati alla nascita della
finanziaria Erwidcol. Era il dicembre
del 2000 e c’erano ancora
le lire quando su un conto della
FinProject vennero incassati,
a firma del presidente, 550milioni
portati da undici libretti emessi
dalla Bac, ciascuno con sopra
50milioni di lire. I libretti facevano
parte di una serie completa
di sedici, denominati appunto da
“uno” a “sedici”, che erano stati
accesi alla Bac qualche giorno
prima da Ermes Colombini. Sui
sedici libretti finirono complessivamente
800 milioni. I magistrati,
seppure i fatti specifici
siano datati, descrivono la strada
che presero alcuni di questi libretti,
per fare emergere quelle
che definiscono “regole spartitorie”.
Due libretti, quindi 100milioni
di lire, finirono utilizzati da
Renato Cornacchia, oggi deceduto,
che era esponente di altri
istituti di credito. Altri tre, per
150milioni di lire, finirono in
mano, sempre tramite libretti, a
Giuseppe Roberti. La destinazione
finale della somma, poi
prelevata in contanti, era ignota
persino al presidente che pure
aveva eseguito l’operazione.

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