Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino: Riciclaggio, rinviato a giudizio il presidente della Dc Poggiali

Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino: Riciclaggio, rinviato a giudizio il presidente della Dc Poggiali

 L’Informazione di San Marino

Riciclaggio, rinviato a giudizio il presidente della Dc Poggiali


Leo Marino Poggiali accusato di riciclaggio di oltre due milioni di euro provenienti da una truffa ai danni dell’Inps
depositati su un conto corrente di un prestanome aperto presso Ecb. L’inchiesta partita da una segnalazione dell’Aif

Antonio Fabbri 

 

Con l’accusa di riciclaggio è stato
rinviato a giudizio il presidente
della Democrazia cristiana, Leo
Marino Poggiali.
Un altro terremoto, dunque, scuote
Via delle Scalette, dopo quello che
ha interessato Pietro Berti, membro
del Consiglio centrale.
Ora la vicenda, anticipata ieri da
Patrizia Cupo del Corriere Romagna,
tocca il vertice del Parlamentino
Dc e del Partito, Leo Marino
Poggiali, all’epoca dei fatti, nel
2010, funzionario di banca della
Eurocommercial Bank.
I fatti
In ballo c’è una somma di 2,3 milioni
di euro, di cui l’autorità giudiziaria
sammarinese, nell’inchiesta
condotta dal commissario della
legge Alberto Buriani, è riuscita a
sequestrare quasi l’intero importo,
2 milioni 150mila euro.
Tutto è scaturito dall’attività di
Gianluca Cesari e Francesco Scardaccione,
avvocati, che recuperavano
soldi da curatele fallimentari
per conto della previdenza
italiana. Tuttavia, invece di versarli
all’Inps, se ne appropriavano
facendoli confluire in una società
con lo stesso acronimo dell’istituto
di previdenza sociale. Per
questo i due avvocati sono finiti in
carcere nel 2011. Sulla base di un
provvedimento cautelare emesso
dal gip Simonetta D’Alessandro su
richiesta del procuratore aggiunto
Nello Rossi e del sostituto Stefano
Pesci.
La segnalazione
Tutto si era innescato grazie ad
una segnalazione della Ecb all’Aif
sammarinese, che aveva a sua
volta trasmesso l’allerta ai colleghi
italiani e nel frattempo aveva proceduto
con le verifiche interne.
Oltre confine gli accertamenti,
svolti all’epoca dal nucleo speciale
di polizia valutaria della guardia di
finanza, erano scattati quindi dalla
segnalazione dell’Unità di informazione
finanziaria (Uif) – allertata
si diceva dall’Aif sammarinese
– in merito a movimenti sospetti
su un conto corrente aperto a San
Marino.
Cosa scoprirono gli inquirenti
italiani

Gli investigatori hanno così
scoperto che Cesari, in qualità di
curatore fallimentare, dopo aver
ottenuto l’autorizzazione al pagamento
all’Inps da parte del giudice
delegato, destinava la maggior
parte delle somme ad una società
denominata Inps (Insegnamento
nella partecipazione sindacale)
appositamente costituita per
incassarle.
Una volta accreditati i proventi
del fallimento sul conto corrente
della “falsa” Inps, era Scardaccione
a provvedere al recupero delle
somme presentandosi sotto falso
nome. Quindi i soldi erano trasferiti
in una banca a San Marino, la
Ecb, dove era stato aperto un conto
intestato a un pensionato, Benito
Martellacchi, che però non era mai
presentato in banca.
Cosa hanno scoperto
gli inquirenti sammarinesi

Sul Titano, intanto, andavano
avanti le verifiche antiriciclaggio
dell’Agenzia di informazione finanziaria. Dalle verifiche è emerso
che i soldi, dall’Eurocommercial
Bank, confluivano su altri conti,
uno intestato a Scardaccione e l’altro
a una società di diritto inglese,
anch’essa schermo per lo stesso
avvocato romano, amministrata
da una certa A. S.
Quando le carte sono arrivate sul
tavolo del Commissario della legge
Alberto Buriani, le indagini in sede
penale hanno avuto una accelerazione
che ha portato, al sequestro
di 2,15 milioni di euro e, nelle
ultime battute, all’interrogatorio di
Leo Marino Poggiali, prima come
testimone, il 31 gennaio scorso, e
poi come indagato. Interrogatorio
cui è seguito il rinvio a giudizio
di questi giorni. A processo finiscono
così il presunto prestanome
Martellacchi, Poggiali, Scardaccione
e l’amministratrice della
società di diritto inglese, A. S.

Le accuse nei confronti
di Poggiali
La posizione del presidente democristiano
è delicata. Scardaccione
era già suo cliente e, secondo
quanto sarebbe emerso, anche per
il conto corrente del pensionato
prestanome, Poggiali avrebbe
sempre trattato con l’avvocato.
Non solo. Quando la Ecb aveva
chiesto di procedere a verificare
l’identità del correntista Martellacchi,
Poggiali si sarebbe rapportato
con lo Scardaccione che si attivò
per fare avere la documentazione
che giustificasse il rapporto bancario con il prestanome.

La posizione di Leo Marino
Poggiali e della difesa

Nell’interrogatorio Poggiali si è
difeso affermando di non sapere
nulla della truffa all’Inps e di aver
fatto “solo un favore a un cliente
anziano”. Il suo avvocato Gian
Nicola Berti commenta dal canto
suo: “Non abbiamo avuto neanche
il tempo di difenderci”.
La difesa parla di “leggerezza” di
Poggiali, ma non certo di volontà
di porre in essere un riciclaggio.
Secondo la ricostruzione della
difesa Scardaccione, che era già
cliente, si presentava come un
avvocato di famiglia nobile e
aveva chiesto di poter depositare
degli assegni non trasferibili
sul conto di questo pensionato,
chiedendo la possibilità di farlo
per suo conto, essendo l’anziano
impossibilitato a salire sul Titano.
Secondo la difesa sarebbe dunque
questo avvocato Scardaccione ad
aver raggirato Poggiali, “al quale
semmai può essere imputata una
leggerezza”, dice l’avvocato Gian
Nicola Berti. Una leggerezza che
però potrebbe costargli cara.

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