Antonio Fabbri – L’informazione: Centro Uffici, mazzette veicolate da prezzi gonfiati e “ripagate” dallo Stato

Antonio Fabbri – L’informazione: Centro Uffici, mazzette veicolate da prezzi gonfiati e “ripagate” dallo Stato

L’informazione di San Marino

Centro Uffici, mazzette veicolate da prezzi gonfiati e “ripagate” dallo Stato

I protagonisti degli accordi sapevano già che gli indici di edificabilità sarebbero aumentati

Di fatto il costo delle dazioni illecite venne fatto ricadere sulla collettività attraverso permute e convenzioni svantaggiose

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Nella operazione miliardaria del Centro Uffici, le mazzette, secondo l’accusa, erano veicolate dai prezzi gonfiati che levitavano ad ogni passaggio. Alla fine, però, a metterci i soldi della tangente, non era l’imprenditore, ma di fatto la collettività, attraverso le convenzioni palesemente svantaggiose per lo Stato che venivano concluse. Così, nell’ordinanza che dispone nuove verifiche sui conti di Andreoli e familiari, vengono raccontati i passaggi che fecero aumentare i prezzi. Per i magistrati che hanno firmato il provvedimento, Alberto Buriani e Antonella Volpinari, i terreni interessati dall’affare hanno “subito incrementi progressivi che appaiono del tutto arbitrari”.
Il primo passaggio
In origine l’area del distributore
Tamoil (foto) era dell’Adriatica
Idrocarburi che, nel 1992,
aveva ricevuto da Immobiliare
Generale Sammarinese, un
prezzo di 1.050.000.000 di lire,
per un terreno di 5.640 metri
quadri.
Nel 1998 quell’area fu ceduta
dall’immobiliare a Luigi Moretti.
In quella cessione il prezzo
era già raddoppiato.

Nei passaggi anche
la FinProject

Moretti, qualche mese dopo, cedette
la stessa area a FinProject
a 5.770.000.000 di lire. Un
prezzo triplicato cui si sommò
l’accollo del debito residuo di
230.000.000 lire da corrispondere
alla Leasing Sammarinese.
Nei passaggi di questo affare
entra, dunque, anche la Fin-
Project, finanziaria che, come
noto, spunterà poi come soggetto
finanziario determinate
delle vicende della tangentopoli
sammarinese
, tanto che, come
persona giuridica, è sotto processo
per il primo troncone di
indagini già rinviato a giudizio.

La vendita ad
Ambrogio Rossini

Successivamente ci fu la vendita
da FinProject ad Ambrogio
Rossini. Il prezzo di questi
immobili era aumentato di
un altro miliardo arrivando
a 6.850.000.000 di lire (più
l’accollo del debito residuo di
203.000.000 lire da corrispondere
alla Leasing Sammarinese).
I magistrati rilevano che
questo prezzo era gonfiato,
come attestato da una perizia
del 15 dicembre 1998 fatta fare
dalla Immobiliare che per quelle
particelle aveva calcolato un
valore 2.200.000.000 di lire.
Neppure il piano particolareggiato
di quell’anno giustificava
costi così elevati.

Il nuovo progetto
Per l’area in questione il nuovo
progetto venne diverso tempo
dopo, ma secondo i magistrati
chi aveva partecipato alle compravendite
era già consapevole
che sarebbe stata stipulata una
convenzione ad hoc tra Rossini
e l’Eccellentissima Camera,
cioè lo Stato, e che gli indici di
edificabilità sarebbero levitati al
pari dei prezzi pattuiti. Questo
quando ancora non si sapeva –
o meglio chi stabiliva le cifre
probabilmente lo sapeva bene
– quali sarebbero stati gli indici
edificatori concordati, “alla
cui ricorrenza si riconnettono
le dazioni illecite volute dalle
parti
”, dicono i magistrati.
Quindi tangenti per aumentare
gli indici.

Chi pagò le mazzette
Dalla ricostruzione dei magistrati
si comprende che il
sovrapprezzo veicolava la
mazzetta e che questa solo
apparentemente era pagata
dall’imprenditore, ma in realtà
ricadeva sulla collettività.
L’esempio lampante è la permuta
dell’area ex Grey& Grey
che venne pagata dallo stato 24
miliardi di lire, senza contare il
vitalizio da 500milioni di lire
a Facchi. Quell’area venne permutata
con Ambrogio Rossini
per immobili che di miliardi,
secondo i calcoli fatti dai magistrati,
ne valevano poco più di
tre.

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