Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Acquisti in nero per evadere l’Iva e contrabbando per evitare i dazi

Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Acquisti in nero per evadere l’Iva e contrabbando per evitare i dazi

 L’Informazione di San Marino

Acquisti in nero per
evadere l’Iva e contrabbando per evitare i dazi

 Danno all’erario
di circa 6 milioni

Antonio Fabbri

Si è aperto ieri mattina il processo ai vertici della Alexander
Textile Group
, società sammarinese sui cui ex vertici pendono accuse che
vanno dalla truffa ai danni dello stato, false dichiarazioni di privato a
pubblico ufficiale e contrabbando.

I fatti riguardano l’attività di questa società che, secondo quanto
calcolato, ha causato all’erario un danno, tra mancato versamento della monofase
e rimborsi non dovuti, pari a circa 6 milioni di euro. Questa la cifra
indicativa riferita i aula dalla prima testimone della mattinata di ieri, la
direttrice del Tributario, Ida Valli. Il tutto attraverso un elevato numero di
fatture per operazioni oggettivamente o soggettivamente inesistenti.

 Alla dottoressa Valli è
stato chiesto di produrre
dei documenti per poter
quantificare con precisione
il danno all’erario.

Poi è stata la volta
dell’ispettore della
Polizia Civile, Paolo
Francioni, che ha curato
le indagini. L’agente
di Pg ha spiegato che
un enorme numero di
fatture era indirizzata
a soggetti nordafricani,
ma in realtà la merce
era consegnata ad altri
soggetti italiani di cui
i nordafricani erano
prestanome. In sostanza
l’accordo per la vendita
della merce era tra la
società sammarinese e
i soggetti italiani con
una transazione in nero
e senza pagare l’Iva. Poi
però l’operatore sammarinese
aveva necessità
di presentare fatture al
Tributario per ottenere il
rimborso della monofase.
E lo faceva emettendo
fatture per operazioni
inesistenti a diversi
soggetti nordafricani che
facevano gli ambulanti.
Alcuni compiacenti, altri
addirittura ignari. Ma
non finisce qui. Altra
ipotesi di reato contestata
ai vertici della srl è il
contrabbando. Infatti,
secondo quanto riferito
dall’ispettore Francioni,
era stata modificata anche
della documentazione
di merce che arrivava
dalla Cina, diminuendo
gli importi. Da indagini
bancarie si è tuttavia
scoperto che le cifre
sulla documentazione
in possesso dell’azienda
non corrispondevano a
quelle alle movimentazioni
bancarie. Rinvenuti
anche documenti
identici, ma con importi
diversi.
Con questi “taroccamenti”
la società
pagava una imposta sulle
importazioni inferiore
e soprattutto abbatteva
anche l’importo dei dazi
applicati congiuntamente
da Italia e San Marino
sulle importazioni extra
Ue. Insomma, un giro
di documentazione falsa
finalizzata ad abbattere
i costi doganali della
merce, a non pagare tasse
e, inoltre, a ottenere
rimborsi monofase non
dovuti. Le fatture false
sono state riscontrate per
un importo di circa 13
milioni. Con un danno
all’erario, si diceva,
di circa sei milioni.
Nel processo a carico
di Miriana Hrovath e
Carmine Prisco si è così
costituito parte civile
anche lo stato tramite
l’avvocatura. Il processo
è stato aggiornato. Il
giudice Gilberto Felici
ha annunciato che comunicherà
la data con un
decreto.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy