L’informazione di San Marino
Una struttura ramificata nell’ambito della macchina pubblica, burocratica e istituzionale, ha moltiplicato le occasioni di corruzione
Appalti, permessi, concessioni e normative “falsati” dall’associazione a delinquere
Negli uffici e nella Pa addentellati con il “gruppo criminale”, o perché complici nella commissione di una serie di attività, o perché “in debito” per favori clientelari
Antonio Fabbri
SAN MARINO. Penta Immobiliare e Fondazione per la promozione economica e finanziaria sammarinese, due rami dell’associazione a delinquere contestata. Sia nel provvedimento del quale si è dato conto un paio di settimane fa quando sono scattate le verifiche bancarie sul filone della Penta immobiliare, sia in quello che ha disposto il sequestro per 14 milioni di euro riconducibili a Podeschi e agli altri indagati, le evidenze alle quali giungono i magistrati sono pesanti. Entrambi i provvedimenti, infatti, vanno visti in un quadro complessivo nel quale i vari soggetti indagati nella tangentopoli sammarinese, agivano organicamente. Di qui scaturisce l’accusa di associazione a delinquere.
Nel caso del filone di Penta immobiliare gli accusati sono Pier Marino Mularoni, Pier Marino Menicucci, Luigi Moretti e Giuseppe Roberti.
Nel filone della Fondazione per la Promozione Economica e Finanziaria Sammarinese gli accusati di associazione a delinquere sono Claudio Podeschi, Pietro Silva, Gilberto Canuti e Giuseppe Roberti.
Il ruolo centrale della banca In entrambe le ordinanze, tra i membri della contestata associazione a delinquere, compare Roberti. Il suo ruolo all’interno della Banca commerciale sammarinese è ritenuto centrale dai magistrati in quanto fulcro delle movimentazioni di denaro. I Commissari della legge hanno ricostruito come funzionava l’associazione a delinquere, fatta di livelli concentrici con al centro gli indagati e attorno soggetti la cui importanza variava a seconda del ruolo ricoperto. Di sicuro centrali erano quei membri del Congresso di Stato legati a quello che i magistrati definiscono programma criminoso, poi c’erano i consiglieri ad essi collegati e, ancora, i soggetti senza cariche politiche, ma comunque in posti chiave della Pa e non solo. I nomi di questi soggetti al momento non sono ancora emersi, ma per ora si sa soltanto che avessero addentellati con la contestata associazione a delinquere, o perché complici nella commissione di una serie di attività, o perché “in debito” rispetto ad esempio a favori clientelari, o perché la loro organicità all’associazione era finalizzata alla commissione solo di alcuni reati.
Le distorsioni della macchina pubblica Di fronte ad una organizzazione del genere è facile compren- dere, e i magistrati lo rilevano, come fossero falsati diversi ambiti di operatività nella mac- china politico-amministrativa pubblica. Di esempi, nelle ordinanze di questi casi, ne sono stati fatti un paio: quel- lo dell’acquisto della sede di Bcsm con perizia e progettazio- ne dello studio di Luigi Moretti, e quello delle telecomunicazio- ni, con concessione di frequen- ze a San Marino Telecom senza bando di asta pubblica, che in altre nazioni ha fruttato allo Stato entrate notevoli.
“Ora capisco perché” Non è un caso che, in questi giorni nei quali è esplosa in tutta la sua disarmante chiarezza la tangentopoli sammarinese con la ricostruzione dell’attività di questa contestata associazione a delinquere, diversa gente affermi: “Ora capisco perché”. Vengono infatti ricollegate le vicissitudini passate in ambito di concessioni amministrative, ad esempio, a quanto sta emergendo. Situazioni di permessi negati e poi, invece, concessi ad altri, di pratiche ritardate, di richieste bocciate, vengono ricondotte, a torto o a ragione, a questo quadro di attività della contestata associazione a delinquere e suscitano profonda indignazione nei cittadini che si sono, in certi casi, sentiti vessati dalla macchina pubblica senza comprendere il perché.
L’attività in ambito immobiliare Sono gli stessi magistrati a sottolineare come quello immobiliare fosse uno dei settori di maggiore speculazione della contestata associazione a delinquere. Non è probabilmente un caso che nel filone della Penta srl, la società sia appunto una immobiliare, mentre in quello della Fondazione viene esplicitato come tra le finalità del gruppo vi fosse quella di acquisire direttamente o indirettamente la gestione e il controllo di attività economiche in particolare nel settore immobiliare. Che il settore fosse quello maggiormente oggetto di speculazione è da sempre noto, ma adesso i magistrati scoprono il pentolone non solo di dazioni una tantum, ma di un sistema vero e proprio attraverso il quale l’associazione a delinquere riceveva le mazzette pagate da imprenditori disponibili a pagare per ottenere autorizzazioni, licenze, concessioni o altre agevolazioni da parte degli uffici amministrativi preposti o dal Congresso di Stato tramite l’influente interessamento dell’associazione a delinquere. Questo causava una distorsione della attività degli uffici dove, in certi casi, erano piazzati soggetti direttamente o indirettamente facenti parte o collegati alla associazione. I magistrati parlano di alcuni nomi ricorrenti e di altri occasionali.
Le occasioni di corruzione si moltiplicano Il potere politico di questo contestato gruppo criminale era ramificato, secondo la ricostruzione dei magistrati, e questo ha consentito il moltiplicarsi delle occasioni di corruzione. Vale a dire che maggiore è il controllo da parte dell’associazione a delinquere nella gestione della macchina pubblica e amministrativa tramite i propri sodali, e maggiori sono le occasioni perché attraverso le richieste di corruzione si possano creare entrate per il gruppo criminale.
Infiltrazioni politiche E’ un quadro desolante che viene descritto nelle carte dai magistrati, i quali non mancano di evidenziare come l’assenza di validi sistemi di controllo del potere politico abbia poi praticamente reso impossibile la prevenzione. Queste “infiltrazioni politiche”, di una politica ovviamente distorta che si sono rivelate secondo le contestazioni della magistratura infiltrazioni criminali nell’apparato pubblico, hanno generato la discrezionalità nelle decisioni, il controllo del sistema burocratico in molti ambiti dell’apparato amministrativo. Per questo si è diffusa la disponibilità a pagare mazzette milionarie, nel caso specifico a una Fondazione che per sua stessa natura dovrebbe peraltro non avere scopo di lucro, per realizzare, ad esempio, interventi immobiliari.