Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Armi, droga e azzardo, in due alla sbarra per il tesoretto del boss

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Armi, droga e azzardo, in due alla sbarra per il tesoretto del boss

L’informazione di San Marino

A San Marino movimentati oltre 1,3 milioni dell’uomo che voleva sparare in bocca al giornalista Tizian

Armi, droga e azzardo, in due alla sbarra per il tesoretto del boss

Antonio Fabbri

Si apre oggi davanti al giudice Gilberto Felici il processo per riciclaggio dei soldi del boss Nicola “Rocco” Femia sul Titano. Accusati di aver occultato e movimentato i denari di provenienza illecita sono la figlia del boss, Guendalina Femia, e il suo compagno, Giannalberto Campagna. Si parla di una somma ingente dirottata a San Marino e poi smistata verso altri lidi o prelevata in contanti. Denaro, secondo gli inquirenti, del capo della associazione per delinquere indagata nell’operazione Black Monkey, di stanza in Romagna, nel ravennate. Organizzazione criminale dedita ad una intensa attività illecita nell’ambito del gioco d’azzardo on-line e delle video slot.

Sulla testa di Femia, fra l’altro, pendono condanne per traffico internazionale di armi e stupefacenti. Ed è a queste attività che, secondo gli inquirenti sammarinesi, sono da riferire i denari portati a San Marino. 

Nicola Femia, poi, è lo stesso
che, in una conversazione telefonica
intercettata con un suo
sodale, parlava del giornalista
Giovanni Tizian. Nella telefonata diceva di volergli “sparare
in bocca”. Per queste frasi Tizian,
che all’epoca aveva curato
diverse inchieste sulla ‘ndrangheta
in Emilia-Romagna nei
suoi articoli pubblicati sulla
Gazzetta di Modena, finì sotto
scorta.

I soldi a San Marino
Sul Titano Nicola Femia non è
imputato, ma sono stati rinviati
a giudizio, per avere movimentato
i suoi soldi ritenuti di
provenienza illecita, La figlia,
Guendalina Femia di 30 anni, e
il compagno di lei, Giannalberto
Campagna di 31 anni.
I due, difesi dall’avvocato
Rossano Fabbri, sono accusati
di avere stipato sul Monte un
tesoretto da 1.313.096,98 euro.

Le movimentazioni 
Nello specifico su un conto
aperto presso l’Istituto Bancario
Sammarinese e intestato
alla stessa Guendalina – ma sul
quale erano delegati a operare
anche Campagna e Nicola
Femia – i due hanno depositato
412mila e rotti euro in contanti.
109.835 euro in assegni circolari
e quasi 450mila euro in assegni
bancari. Oltre a questo vennero
accreditati bonifici per 341.266euro. In seguito una parte di
questi fondi è stata prelevata
in contanti per 395mila euro.
Un’altra parte, 300mila euro, è
stata trasferita su un conto presso
Ibs Leasing intestato sempre
a Guendalina Femia. Infine,
559.815 euro sono stati trasferiti
tramite bonifico su un conto a
Cipro intestato alla Ascot and
Clark Tech Services ltd, società
risultata inesistente.
Tutte operazioni andate avanti
fino a tempi recenti, ottobre
2013, tanto che l’autorità giudiziaria
è riuscita a porre sotto
sequestro, in questo caso, solo
poco più di 10mila euro. Nulla,
a fronte della mole di denaro
oggetto dell’accusa di riciclaggio.
Di questo, dunque, dovranno
rispondere i due imputati
da questa mattina davanti al
Giudice Felici.
Un caso pesante se si considera,
tra l’altro, che di recente la vicenda
dei Femia e del controllo
gioco d’azzardo in Romagna è
entrata anche in una interrogazione
parlamentare italiana per
l’intestazione, tramite prestanome,
di attività nell’ambito
del gioco, ai medesimi soggetti
coinvolti in inchieste giudiziarie
con contestati gravi reati.

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