Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: La tangente per la sede di Bcsm, gli interrogatori

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: La tangente per la sede di Bcsm, gli interrogatori

L’informazione di San Marino

La tangente per la sede di Bcsm, gli interrogatori

Una mazzetta che secondo i magistrati fu ricaricata sui cittadini. L’audizione dell’ex presidente Antonio Valentini: “Lo studio Antao ci assistette gratuitamente con l’intesa che poi avrebbe ricevuto incarichi per la ristrutturazione come poi avvenne”

Antonio Fabbri

Il nome del libretto era Mas. Letto al contrario dà Sam. Proprio come SAM – Marina Arte della Ceramica, la società che aveva in proprietà lo stabile dove adesso ha sede la Banca centrale di San Marino e che, in quel periodo a cavallo dal il 2005 e il 2006, era in trattativa per la vendita di quella che sarebbe diventata la sede definitiva di Bcsm. Il problema è che, secondo i magistrati inquirenti, per quella compravendita immobiliare venne pagata una tangente della bellezza circa di 600mila euro. Mazzetta la cui ricaduta è gravata e grava sulla collettività. Questo perché i denari pagati da Bcsm videro secondo i magistrati un “sovrapprezzo” di 600mila euro, appunto, versati al venditore che poi nel prelevò in contanti 523mila e li riversò nel libretto al portatore Mas. Soldi poi smistato da Giuseppe Roberti e finiti in altri rivoli a favore di vari politici.

I passaggi della tangente di Bcsm sono richiamati nei capi di imputazione 10 e 11 del decreto di rinvio a giudizio – nei quali ai diversi imputati viene contestato il riciclaggio – del processo che si aprirà il prossimo 19 ottobre sulla tangentopoli sammarinese-conto Mazzini.

Nell’ambito di questo filone di
indagine i Commissari della
legge hanno proceduto a diversi
interrogatori. Inevitabilmente
sono stati sentiti i protagonisti
diretti della vicenda: Antonio
Valentini, allora presidente di
Banca Centrale in qualità di
testimone; e come testimone
è stato sentito pure Fabrizio
Castiglioni, all’epoca amministratore
della Sam, oltre, tra gli
altri, a Luigi Moretti, in qualità
di indagato e oggi tra i rinviati a
giudizio del maxi processo.

L’audizione di Valentini
L’ex presidente di Banca
Centrale, comparso davanti ai
Commissari della legge Alberto
Buriani e Simon Luca Morsiani
il 2 maggio dello scorso anno,
ha così ripercorso la genesi della
compravendita dell’immobile
di Via del Voltone:
“Dopo la trasformazione dell’ICS in Banca Centrale,
oltre alle funzioni, era aumentato
anche il numero dei
dipendenti: si era passati da 45
a 70 dipendenti. Serviva spazio
per le nuove esigenze di Banca
Centrale. Vennero prese in considerazione
varie alternative. Si
pensò ad esempio di
acquistare la sede dell’ufficio
Tecnico, di proprietà pubblica,
ma l’immobile in questione era
piccolo e non consentiva sopraelevazioni.
Venne presa in
considerazione anche l’acquisto
di ufficio presso il Centro-uffici
dei Tavolucci. Alla fine si optò
per l’immobile dove già si
trovava la sede di Banca Centrale.
Questo immobile aveva il
vantaggio di essere autonomo.
Inoltre rimanere negli stessi
uffici avrebbe evitato le spese di
trasloco e di realizzazione degli
impianti nella nuova sede. La
cifra che riuscimmo a spuntare
fu particolarmente interessante
a fronte di una superficie di
oltre tremila metri quadri, tanto
che anche da parte dell’assemblea
furono espressi apprezzamenti.

I magistrati, tuttavia, sulla
congruità del prezzo pagato
esprimono nelle carte le loro
perplessità, considerato che
l’immobile presentava anche
delle infiltrazioni d’acqua.
Rilevano in particolare che le
modalità di pagamento – due
assegni uno da 3.050.000 euro e
uno da 600mila euro), versati
in due banche diverse e il
successivo prelievo in contanti
da parte dell’amministratore di
Sam, per poi versarlo sui libretti
della famiglia Mazzini – furono
anomale.

La trattativa gratis pagata
con l’assegnazione dei lavori
Il presidente Valentini chiese
per Banca centrale una consulenza
di valutazione dell’immobile
allo Studio Antao. Ma non
fu Via del Voltone a pagare la
consulenza a Moretti, bensì il
venditore. Nella testimonianza
di Valentini emerge anche
un’altra particolarità: il fatto
che l’assistenza dello studio
Antao fosse fatta gratuitamente,
in con l’intesa che i lavori per la
ristrutturazione dell’immobile
sarebbero stati assegnati, come
poi avvenuto, allo stesso studio
tecnico. Una procedura, anche
in tale caso, non proprio ortodossa,
secondo i magistrati, per
un ente pubblico come Bcsm.
“Incaricammo delle trattative
con la parte venditrice lo studio
Antao. Chiedemmo in particolare
di formulare una stima
dell’immobile. Lo studio Antao
ci assistette gratuitamente,
con l’intesa che poi avrebbe
ricevuto incarichi per i lavori
di ristrutturazione dell’immobile.

Infatti i compensi erogati da Banca Centrale allo studio
Antao si riferiscono ai lavori
architettonici eseguiti successivamente.
Inoltre era emersa
l’idea di realizzare una biblioteca
ed un caveau. Quest’ultime
idee però non ebbero seguito”.

Il pagamento con più assegni
I magistrati chiedono poi conto
della decisione di pagare con
più assegni, quando era stata
data disposizione in precedenza
di pagare con uno soltanto.
Secondo i magistrati l’utilizzo
di due assegni serviva per
distinguere il pagamento dalla
mazzetta, poi finita nei libretti
di Mazzini.
“La decisione di pagare con più
assegni immagino rispondesse
a richiesta di parte venditrice
– risponde Valentini – Prendo
atto che inizialmente venne data
disposizione dal Vice Direttore
di pagare il prezzo convenuto
con un unico
assegno poi, invece, Banca
Centrale emise 2 assegni. Non
conosco le ragioni di queste
modalità di pagamento. Non
sono stato io ad impartire queste
disposizioni. Sono all’oscuro
che una parte del prezzo pagato
da Banca Centrale sia stata
trasferita ad esponenti politici”.

L’anomalia della consulenza
pagata dal venditore
“tanto di cappello”

L’altra stranezza rilevata dai
magistrati, della quale chiedono
conto all’ex presidente di
Bcsm, è il fatto che la consulenza
per stimare il palazzo
venga commissionata da Via
del Voltone a Luigi Moretti dello
studio Antao, al quale peraltro
era stato dato l’incarico per
la trattativa, ma venga invece
pagata dalla controparte. Così i
magistrati chiedono ragione di
questa che ritengono una anomalia.
“Non mi risulta – dice
Valentini – che la parte venditrice
avesse qualche ragione di
pagare l’architetto Moretti per
l’operazione immobiliare. Per
parte nostra vi era l’esigenza di
disporre di un immobile di superficie
adeguata se poi Moretti
è stato in grado di farsi pagare
anche da parte venditrice, tanto
di cappello”.

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