Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Per la Bcs pagammo sei miliardi, meta’ finirono alla Dc, meta’ al Pss

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Per la Bcs pagammo sei miliardi, meta’ finirono alla Dc, meta’ al Pss

L’informazione di San Marino

Ancora rivelazioni dall’interrogatorio di Bruscoli che, dopo l’affare dei Tavolucci, parla della Banca commerciale

“Per la Bcs pagammo sei miliardi, meta’ finirono alla Dc, meta’ al Pss” / Nel verbale contenuto nelle 70mila pagine del maxi processo sulla tangentopoli sammarinese conto Mazzini, la ricostruzione dell’operazione 

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Nella prima parte dell’interrogatorio Gian Luca Bruscoli, sentito a Pesaro dalla Guardia di finanza alla presenza dei commissari della legge Alberto Buriani e Antonella Volpinari il 23 dicembre scorso, ha parlato di quando arrivò a San Marino, dell’incontro con Giuseppe Roberti e dell’affare dei Tavolucci, elencando,
come riportato ieri su queste
pagine indicando tra gli altri,
come interessati all’affare, l’architetto
Moretti e Ambrogio
Rossini.

Poi ha proseguito descrivendo
i suoi primi anni di attività:
“Curavo gli affari personali di
alcuni esponenti della famiglia
Gheddafi. Successivamente ho
costituito la Pradofin che nasceva
per la gestione di carte
di credito con un amico canadese
che operava nel settore
petrolifero. Per la costituzione
della Pradofin non ho pagato
alcun contributo perché l’aveva
fatta Roberti per un politico
italiano di cui non ricordo
esattamente il nome. Non sapevo
di essere titolare di una
ulteriore licenza relativa alla
Uninvest s.a. già Cofin s.a. le
cui azioni sono state cedute
a Colombini Ermes. Se così è
una operazione che ho fatto
come prestanome di Roberti.

Anche qui il modo di pagamento delle azioni furono libretti al portatore, anche se Bruscoli dice che non ne era al corrente: “Non so le modalità di pagamento delle azioni, prendo atto che sono state cedute a fronte delle  consegne di libretti al portatore. Io per questa operazione non ho tratto vantaggio. Avrò fatto il prestanome solo per chiedere la licenza, era prassi”. Dunque Bruscoli dice di aver fatto il prestanome di Roberti che, tra l’altro, afferma essere stato colui che lo introduceva in tutti i rapporti. “I miei rapporti a San Marino erano tutti filtrati da Roberti che aveva rapporti con tutta la politica. Ho avuto rapporti
d’affari con Gatti, sempre
filtrati da Roberti, nei termini
già descritti ed al momento
della costituzione della Banca
Commerciale Sammarinese”.
E qui Bruscoli, nell’interrogatorio
contenuto nelle 70mila
pagine del maxi processo nel
quale è uno dei 21 imputati,
parla della tangente pagata
per avere Banca commerciale
sammarinese.
“Fu necessario pagare un
contributo per la costituzione
della Bcs, il contributo venne
quantificato in 6 miliardi di
lire da Roberti e venne ripartito
equamente tra Dc e Pss. La
dazione fu gestita da Giovanni
Sozzo che poi me ne diede
conto. Mi disse che servivano
6 miliardi e io glieli procacciai
in contanti sempre grazie agli
amici libici.

Successivamente
le azioni vennero cedute e
l’acquirente dovette pagare un
sovrapprezzo così da riparare
coloro che avevano dato i
fondi, ossia i libici, e rientrare
del contributo erogato alla
politica”.
Quella di reperire fondi
Bruscoli la definisce una sua
costante e poi spiega l’operazione
Bcs.
“È una costante della mia vita
sammarinese il mio ruolo di
reperire i fondi nei momenti di
crisi. Mi garantivo il controllo
delle operazioni tramite degli
atti depositati da un notaio in
Svizzera. L’operazione era stata
gestita dapprima dalla Banca
Commerciale di Lugano e
successivamente dalla Biciesse
di Lugano costituita ad hoc
per le esigenze del potenziale
acquirente che era del gruppo
Merloni”.

Spunta il libretto Giulio:
“Per quanto concerne il
libretto Giulio – racconta
Bruscoli – preciso che esso fu
la contropartita per il prestito
che feci in contanti, tramite
i libici per 1.800.000 euro
circa, per liquidare i soci”.
Bruscoli specifica anche da chi
furono acquistate le azioni:
“Le azioni furono acquistate
da me, da Germano De Biagi,
Alberani. Questi ultimi ricevettero
un finanziamento dalla
Bac di San Marino e dalla
Cassa di Risparmio. Quando
poi io chiesi di rientrare del
prestito anticipato in contanti,
ricevetti da Roberti il libretto
Giulio che conteneva oltre 2
milioni di euro. La provvista
eccedente il libretto venne da
me restituita a Roberti”.
Il libretto Giulio è quello che,
secondo le ricostruzioni fatte
nell’ambito della tangentopoli
sammarinese-conto Mazzini è
quello che poi finì a Stolfi.

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