Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Sei milioni di euro del re del vino chiesto il dissequestro

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Sei milioni di euro del re del vino chiesto il dissequestro

L’informazione di San Marino

Sei milioni di euro del re del vino chiesto il dissequestro

Antonio Fabbri

Il caso è pesante e riguarda il sequestro cautelativo a fini di confisca di un importo elevatissimo: circa sei milioni di euro a carico di Vincenzo Secondo Melandri, 46enne di Ravenna, definito il “Re del vino”, ieri presente in aula. A ricorrere in terza istanza, impugnando la decisione del giudice delle appellazioni che ha negato a suo tempo il dissequestro delle somme, l’avvocato Maria Selva  per conto del suo assistito. Il fatto è legato ad una indagine di riciclaggio che lo scorso aprile ha visto il rinvio a giudizio, da parte del commissario della legge Alberto Buriani, dello stesso Melandri e di Luigi Cantatore.

Il reato presupposto
Tutto prende origine dall’operazione
Baccus, scattata nel giugno
2012 e che vide una rogatoria
a San Marino. A conclusione
delle indagini condotte dalla Direzione
distrettuale antimafia di
Bari furono sottoposte a custodia
cautelare 24 persone, tra cui
anche Luigi Catantore, 50enne
barese, e Vincenzo Secondo Melandri,
appunto. Entrambi sono
poi stati rinviati a giudizio per
riciclaggio – data del processo
da fissare – a San Marino. Nel
giugno 2013 Melandri, titolare
dell’azienda vinicola ravennate,
è stato processato con rito abbreviato
davanti al Gup del tribunale
di Bari ed è stato condannato
a 5 anni e 10 mesi per associazione
a delinquere finalizzata
alla truffa ai danni dell’UnioneEuropea e all’evasione fiscale. A
questa sentenza i legali di Melandri
hanno presentato appello.
Appello il cui esito era atteso per
maggio scorso ma, causa la nota
macchinosità della giustizia italiana,
è slittato a settembre. Gli
avvocati sono fiduciosi anche
perché per gli stessi fatti l’altro
coimputato, Luigi Cantatore, è
stato prosciolto dal tribunale di
Trani dalle accuse che gli erano
state originariamente mosse. I
legali Maria Selva e Lara Conti
auspicano dunque che, prima
della fissazione della data del
processo sul Titano, possano
arrivare decisioni favorevoli da
oltre confine in modo da avere
elementi in più a sostegno dei
propri assistiti.

Le movimentazioni
e le somme sequestrate

La contestazione di riciclaggio
deriva dal fatto che, secondo
l’accusa, i soldi di provenienza illecita della malavita organizzata
pugliese, venivano trasferiti
sul Titano facendo figurare
operazioni commerciali con
“l’Azienda Vinicola Alla Grotta”
amministrata da Vincenzo Secondo
Melandri. Quest’ultimo,
sul suo conto presso il Credito
Industriale Sammarinese, aveva
depositato nel tempo contante
per 6.132.577 euro e assegni per
1.768.913 euro che si erano aggiunti
alla provvista già presente.
Quei fondi erano stati prima
investiti in valori mobiliari e in
valuta estera, e in un secondo
momento erano stati prelevati
in contanti per 1.986.081 euro
e usati per eseguire bonifici per
8.669.923 euro. Alla fine si è
arrivati al sequestro di oltre sei
milioni di euro versati in una
polizza assicurativa che ad oggi
è sotto sequestro, dal dicembre
2013.

La richiesta di dissequestro
In attesa della fissazione del processo
si giunge quindi all’udienza
di ieri in terza istanza. L’avvocato
Maria Selva ha affermato
che delle ingenti somme di denaro
movimentate non è provata la
provenienza illecita. Tutt’altro.
Il legale sostiene, infatti, che la
movimentazione di somme così
ingenti è più che giustificata
dall’attività dell’azienda vinicola
di Melandri, industria di fama internazionale
e con un giro d’affari
che di certo motiva gli importi
delle movimentazioni. Di qui la
richiesta di dissequestro della
polizza assicurativa nella quale
sono confluiti i denari.Insomma, l’avvocato Maria
Selva, ha sostenuto che di fatto
l’attività del Melandri era tale
da giustificare un giro di affari
compatibile con le somme movimentate
e non legate alle fatture
false che vengono contestate,
bensì all’attività lecita della società
vinicola. Ha chiesto quindi
la revoca dell’ordinanza di sequestro.

Il Pf si oppone. Il procuratore del fisco, Roberto Cesarini, si è opposto al dissequestro, confermando gravi anomalie che hanno indotto l’Aif muovere i sospetti sulla provenienza del denaro. “Ci sono elementi di fondatezza per permettere al Commissario della legge di disporre il sequestro delle somme – ha detto Cesarini – In considerazione del fatto che anche nell’ordinanza di appello si rileva che le operazioni finanziarie dal 2007 al 2011 configurano ipotesi di riciclaggio, legate a false fatturazioni, per le quali c’è già stata in Italia condanna in primo grado.

Ci sarà poi necessità
di valutare nel merito le
condotte, ma resta legittimo il
provvedimento del Commissario
della legge e la valutazione
di merito potrà essere fatta solo
nella competente sede”.

Il Procuratore del fisco ha quindi chiesto di respingere il ricorso. Il giudice Lamberto Emiliani si è riservato di decidere e depositare sentenza nei termini previsti dalla legge ed ha dichiarato chiusa l’udienza.

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