Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Un teste conferma la voce di Podeschi dalle radio, l’altro ritratta la consegna delle ricetrasmittenti

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Un teste conferma la voce di Podeschi dalle radio, l’altro ritratta la consegna delle ricetrasmittenti

onio Fabbri – L’informazione di San Marino: Favoreggiamento, prima
udienza
piena di colpi di scena per il processo Mazzocchi. L’Eccellentissima
camera costituita parte civile / Un teste conferma la voce di Podeschi
dalle radio, l’altro ritratta la consegna delle ricetrasmittenti
/ L’ex
detenuto Raschi afferma il contrario di quanto aveva detto agli inquirenti e
rischia la falsa testimonianza / Intanto nei filmati si vedono anomali
comportamenti dell’imputato

SAN MARINO. In una serie di colpi di scena tra filmati delle telecamere a
circuito chiuso, conferme e una testimonianza ritrattata che fa essere più
ottimista la difesa, se n’è andata la prima
udienza a carico di Mirco Mazzocchi
, il gendarme, secondino del carcere,
accusato di favoreggiamento per aver fornito a Podeschi
e Baruca
strumenti di comunicazione tra loro e con l’esterno, oltre ad avere
tenuto comportamenti che avrebbero consentito contatti tra i due. La
costituzione di parte civile

La costituzione di parte civile.L’udienza si è aperta con la richiesta di
costituzione di parte civile dell’Eccellentissima Camera, tramite l’Avvocatura
dello Stato. I legali, Simona Ugolini e Alessandra Belardini, hanno fatto
presente che l’Eccellentissima camera ritiene di aver subito un danno, intesto
come lesione al prestigio e alla reputazione del Corpo della Gendarmeria per i
fatti posti in essere nella qualità di gendarme ricoperta da Mazzocchi e per
l’eco mediatica che la vicenda ha.

L’avvocato di
Mazzocchi, Maria Selva, ha dal
canto suo chiesto il rigetto della
costituzione di parte civile sottolineando
come il suo assistito
sia stato già sospeso dal corpo
e come l’eco mediatica dell’accaduto
non è addebitabile né
all’imputato né alla difesa. Ha
inoltre evidenziato che l’Avvocatura
ha agito in giudizio sulla
scorta di una delibera del 2007
del Congresso di Stato che è di
carattere generico, mentre la
procura alla costituzione di parte
civile dovrebbe essere specifica.
Il giudice Gilberto Felici ha tuttavia
deciso per l’ammissibilità
della costituzione di parte civile.

Le richieste di testimoni
L’avvocato Selva, assieme al
collega Fabio Di Pasquale, ha
poi fatto istanza per sentire altri
testimoni, oltre a quelli che già
figuravano nel decreto di citazione
a giudizio. La difesa ha
chiesto di sentire due colleghi di
Mazzocchi, oltre alla dottoressa
Maria Rita Morganti che si occupa
dell’affidamento ai servizi sociali
dei detenuti e delle loro condizioni in carcere. Chiesto anche
di sentire i colleghi di lavoro del
ristoratore, che tramite walkietalkie
ha captato casualmente la
conversazione di Podeschi, e il
primo degli agenti al quale riferì
l’accaduto. Il giudice Gilberto
Felici ha ammesso l’audizione
della dottoressa Morganti e dei
colleghi di Mazzocchi, riservandosi
di decidere sugli altri.

L’intercettazione casuale
A parlare dell’intercettazione casuale
è stato il primo testimone
della giornata, Stefano Bollini. Il
titolare del London Pub di Città.
La sera del primo agosto 2014
negli walkie-talkie, utilizzati
per le comunicazioni di servizio
tra le varie stanze del locale,
è entrata come interferenza una
conversazione, a tratti interrotta,
nella quale Stefano Bollini, titolare
del locale, ha riconosciuto
distintamente la voce di Claudio
Podeschi. Una conversazione
durata circa un’ora tra le 19 e 30
e le 20 e 30, tra Podeschi e un altro
uomo “che ho ipotizzato potesse
essere all’esterno del carcere”,
ha detto Bollini. Riferiti
anche i contenuti della chiamata:
“Podeschi parlava di un medico.
Era ripetitivo. Diceva sempre le
stesse cose e che quando sarebbe
uscito avrebbe dimostrato che era
innocente”. Quella sera, poi, nel
locale si era casualmente recato
un agente della polizia civile che
Bollini conosceva. “Ho ritenuto
di fargli presente quanto mi era accaduto, sapendo che Podeschi
era in carcere”, ha detto Bollini.
Di qui è scattata la perquisizione
in carcere, prima, e a casa di
Mazzocchi, poi.

La deposizione
dell’ispettore Morri
Sentito ieri mattina anche l’ispettore
Paolo Morri che curò assieme
ai colleghi le perquisizioni in
carcere, in casa e le indagini sui
filmati delle telecamere.
In casa di Mazzocchi vennero
rinvenuti cinque cellulari di varie
marche, diverse radio trasmittenti
di cui due funzionanti di
marca Midland. Proprio queste
due radio hanno dimensioni tali
che sarebbero compatibili con la
possibilità di essere nascoste nel
palmo di una mano.
Di sicuro interesse sono stati i
filmati che sono stati proiettati
in aula e che sono stati descritti
dall’ispettore Morri. In particolare
tre parti sono state richieste
dal giudice per essere visionate.
Nella prima si nota Mazzocchi
che nel giro di 10 minuti entra
per tre volte nella cella di Biljana
Baruca. L’ultima, volta quando
esce, ha in mano qualcosa e la
Baruca gli fa quello che è stato
interpretato come un cenno di
ringraziamento mentre il gendarme
se ne va, congiungendo le
mani e chinandosi leggermente.
In un secondo filmato visionato
si vede il cortile e Podeschi che
si posiziona sotto una finestra
con una grata. E’ la finestra del
Favoreggiamento, prima udienza piena di colpi di scena per il processo Mazzocchi. L’Eccellentissima camera costituita parte civile
bagno della cella della Baruca
che in quel momento, come
rilevato da altra telecamera, si
trova all’interno del bagno stesso.
Viene rilevato che i due comunicano
senza che intervenga
il secondino a impedirlo. In un
terzo filmato si vede Mazzocchi
che dalle grate della sezione maschile,
la sera del primo agosto,
passa qualcosa a Podeschi. Poi
dopo circa un’ora e mezza torna
a ritirarla. Quindi va nella sua
auto nel parcheggio del carcere
e depone qualcosa nel cruscotto.
Questo stesso lasso di tempo è
quello in cui una conversazione
in cui parla Podeschi viene captata
dagli walkie-talkie del London
Pub.

Claudio Raschi ritratta
Ad avvalorare le immagini riprese
dalle telecamere di sorveglianza
c’era agli atti la testimonianza
di Claudio Raschi. Fino a
ieri, però.

Infatti nell’udienza dibattimentale
Raschi, che è stato in carcere
assieme a Podeschi proprio fino
al primo agosto, ha ritrattato.
Nella deposizione davanti a polizia
e inquirente Raschi aveva
affermato che, essendo in carcere
assieme a Podeschi, gli era capitato
di vedere Mazzocchi consegnargli
una radio, “poi ritirata
da Mazzocchi. Podeschi – diceva
Raschi nell’interrogatorio durante
le indagini – ha usato la radio
per comunicare con la Baruca. In
precedenza comunicavano parlando
attraverso le finestre”.
Ieri mattina Raschi, che non si
era presentato all’udienza ma poi
è stato accompagnato in aula dagli
agenti – essendo tra l’altro ai
servizi sociali dove deve scontare
ancora due anni – ha detto il contrario
di quanto aveva dichiarato
in istruttoria. Ha affermato di
non aver visto alcun passaggio
di oggetti: “Non li ho visti davvero,
non ho notato niente”.
“Perché – ha chiesto allora il
giudice – ha detto il contrario
alla polizia e all’inquirente?”
“Ero intimorito, irrigidito ed ho
preso paura nell’interrogatorio
con la Polizia e con il magistrato
inquirente”.
“L’hanno legata, l’hanno picchiata?”,
ha chiesto il giudice.
“No, no… mi facevano pressione
di dire la verità. Mi dicevano
che dovevo dire la verità”.
Quindi Raschi ha dichiarato:
“Ho mentito alla polizia anche
sui colloqui che avrei visto tra
Podeschi e Baruca. Al massimo
ho visto Podeschi che dalla grata
la salutava con la mano”, ha
detto.
“Come si rivolgeva Mazzocchi
a Podeschi?”, ha chiesto il giudice.
“Gli dava del tu. Lo chiamava
a volte Claudio a volte Podeschi”.
Ma se dalla testimonianza ritrattata
di Raschi scompaiono le radioline,
scompaiono pure il rasoio
elettrico e il caricatore che
Mazzocchi ha sempre sostenuto
di aver passato a Podeschi.
Il procuratore del fisco ha infatti
chiesto se Raschi avesse mai visto
il caricatore. “No, non l’ho
mai visto. Non ho mai visto un
rasoio elettrico in carica”, ha
detto Raschi. Poi anche al Pf
Raschi ha ribadito, ritrattando,
di non aver visto passare nulla
attraverso la grata.
La Procura fiscale si è riservata
di valutare se trasmettere gli atti
in istruttoria per contestare la
falsa testimonianza. La prossima
udienza, che il giudice deve
fissare, sarà comunque tra non
meno di due settimane.

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