Antonio Fabbri – L’informazione: Il poco è come il troppo

Antonio Fabbri – L’informazione: Il poco è come il troppo

L’informazione

Il poco è come il troppo

Il poco è come il troppo e il troppo è come il poco. E se il troppo stroppia, il poco pure. Che fossero giorni bislacchi, si era capito. Chi aveva già stupito in passato, quando affermò in Consiglio che per risanare l’economia occorrevano interventi “a 365 gradi” coniando indubitabilmente “l’angolo anno”, nell’ultima sessione ha avuto la nuova uscita geniale sui parcheggi da riservare ai consiglieri. I più acuti l’hanno presa in risa, gli ottusi un po’ gli hanno dato pure credito per aver messo sul piatto il ricatto della caduta del governo. I retti lo hanno lasciato parlare pensando che quanto detto avesse il solo valore di una presa in giro. Ma le esternazioni goniometriche del consigliere Riccardi sono una parentesi simbolica di una estate di pantomime non da meno, i cui effetti saranno tutti da vedere. Quella di fare a schiaffoni per poi finire a darsi le pacche sulle spalle è una strategia consolidata. Tanto, nell’uno e nell’altro caso, si tiene sempre la mano aperta.

Prendi l’Iss. Lettere infuriate, scontri, Mussoni che non
risponde, la Direzione che tace, minacce di mobilitazione
dei camici, caos negli ambulatori. Roba che uno dice: “Per la
miseria! Anche troppo!”
Pochi giorni dopo, alla vigilia del Consiglio, condivisione
camici-Direzione, Mussoni che a Palazzo sta coi medici, sintonia
sulla linea, sugli stipendi, sulle indennità e sul lavoro dei
medici pensionati. Roba che uno dice: “Come è bastato poco!”.

Prendi il Parco scientifico e tecnologico. Il Segretario Arzilli
annuncia in Commissione e in conferenza stampa che si farà
a Ca’ Montanaro ed entro i primi mesi del 2016 sarà posata la
prima pietra. Poi il Psd pone il veto. Noi sammarinesi minacciano
di andarsene dalla maggioranza coi bastoni fra le ruote
del Parco, adombrando un baratto col Polo del lusso. Roba
che uno dice: “dall’annuncio, al veto, all’ultimatum, tutto in
una volta… è anche troppo!”.
Passa meno di una settimana e tutti insieme, rappacificati,
governo e maggioranza, dicono che Ca’ Montanaro no, ma
sarà individuata altra location per il Pst, anche se ancora
non si sa dove. Roba che uno dice: “Allora erano scintille da
poco”.

Prendi l’intesa trasversale Bene Comune-Ps. Meno di un
anno fa i compagni del Garofano non avevano dubbi. Dicevano:
“E’ ora che l’attuale governo vada a casa”. Roba che uno
dice: “Anche troppo!”.
Adesso tra il progetto riformista e quello strutturale sulle
emergenze, le intese sul Prg, qualche spartizioncina strategica,
i due partiti (o tre o quattro o quelli che saranno)
andranno insieme alle prossime elezioni. Roba che uno dice:
“Quanto ci è voluto poco!”. Il risultato è che, con anche Giancecchi e Giardi ex Upr,
adesso in maggioranza c’è un bel gruppone. Roba che uno
dice: “Ma non sarà troppo?” E ci si ricorda che il sistema
elettorale mirava alla democrazia dell’alternanza.

Così vien
da riflettere: “Di fronte alle convenienze i principi contano
poco”.
Insomma, tra il poco e il troppo, stroppiature diventate
normalità di una quotidiana distorsione, centrare il bersaglio
della giusta misura è un’impresa ardua.

Prendi l’anniversario della caduta del fascismo. Da quando
non c’era nulla, qualche anno fa Sinistra unita propose la
piccola commemorazione. Poi è diventata pure festa della
libertà. Quest’anno lodevolmente si sono mossi i Capitani di
Castello, con tanto di relazione storica prima e corteo della
Reggenza poi, dietro delibera del governo. Roba che uno
potrebbe dire: “Adesso è anche troppo”.
Poi vien fuori che nella cerimonia nessuno pronuncia una
parola e c’è più silenzio del minuto di silenzio, che pure è
stato fatto; nel fiocco che fascia la ghirlanda di alloro deposta
sotto la statua della Libertà i colori della bandiera sammarinese
sono invertiti, con il bianco sotto e l’azzurro sopra; in
più, nella dedica del nastro, si legge “Eccelentissimi Capitani
Reggenti”, perché il fiorista distratto ha perso una doppia.
“Questo è troppo!”, esclama qualcuno. Essì, una elle sola per
il superlativo “Eccellentissimi”, è decisamente un po’ poco.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy