Antonio Fabbri-L’informazione: Le trattative per le licenze orfane e il gruppo russo che poi provo’ …

Antonio Fabbri-L’informazione: Le trattative per le licenze orfane e il gruppo russo che poi provo’ …

L’informazione di San Marino

Le trattative per le licenze orfane e il gruppo russo che poi provo’ a ripiegare sulla servizi Fiduciari

Nel processo Mazzini dettagli sulle grandi manovre con la mediazione di Stolfi Podeschi per la cessione di Ecb e Bcs, poi non avvenuta

Antonio Fabbri

Podeschi, Stolfi e poi pure il commercialista Franco Botteghi nella mediazione per la vendita delle licenze orfane di Ecb, poi Bcs e poi della Servizi fiduciari, finanziaria di cui era azionista lo stesso Botteghi. Questo, in sostanza, il percorso degli incontri ricostruito nell’udienza di ieri mattina che ha visto come testimoni esponenti di Banca Centrale.

La mediazione di Stolfi e Podeschi La prima audizione è stata quella di Andrea Vivoli, all’epoca membro del coordinamento della vigilanza di Banca Centrale . “Ci sono stati più incontri presso Bcsm in relazione all’acquisizione Ecb e Bcs. In qualche circostanza hanno partecipato Podeschi e Stolfi. In una occasione, se non in due, erano assieme”, ha detto Vivoli riferendo anche di informazioni che aveva ricevuto dal direttore generale Giannini e dal dottor Gumina, oggi deceduto.

Ma in che veste Podeschi e Stolfi
si presentarono?
“In particolare Podeschi – ricostruisce
Andrea Vivoli – nel 2014
si presentò in veste di un soggetto investito di un mandato in esclusiva
ricevuto dai soci di controllo
di Ecb. Un mandato in esclusiva
per valutare se vi fossero investitori”.
Poi una frase che il giudice ha
chiesto di chiarire meglio.
“Il mandato gli era stato dato dai
soci, ma lui rappresentava gli acquirenti”.
“In questo caso l’accordo Podeschi
lo faceva con se stesso rappresentando
gli uni e gli altri?”
ha chiesto quindi il giudice.
“Venne come rappresentante di
una società mandataria. Il mandato era stato fatto dai soci”, ha
spiegato il testimone. La società
mandataria era la Aol Srl, amministrata
da Baruca.

Gli acquirenti russi Gli acquirenti, invece, erano dei russi. In un primo momento era stata prospettata l’acquisizione attraverso un fondo del Liechtenstein. Poi, attraverso una associazione di consumatori russa. “Dopo l’incontro del giugno 2014, la seconda volta che si presentò Podeschi, venne accompagnato da Franco Botteghi, che era rappresentante della Servizi fiduciari, una finanziaria.

Questo
secondo incontro con Botteghi
fu inconcludente relativamente
alle informazioni che ci vennero
fornite su questa associazione di
consumatori russa. Esprimemmo
subito perplessità. Si trattava
di una associazione con 320mila
aderenti e per noi sarebbe stato
impossibile fare una valutazione
sulla provenienza dei fondi. Dopo
l’arresto di Podeschi, Botteghi
si ripresentò in Bcsm, assieme
a presidente dell’associazione
russa e con Andrej Ceccoli. Depositarono
istanza e gli incartamenti,
ma non si trattava più della
cessione di una banca, bensì
della stessa Servizi fiduciari di
Botteghi. La cessione non venne
concretizzata perché, ricevute le
carte, emerse che quell’associazione
sarebbe stata una sorta di
schermo fiduciario. Acquistava in
nome proprio la partecipazione,
ma poi era impossibile risalire
ai reali acquirenti delle quote”.
Il ruolo di Stolfi, che era assieme
a Podeschi in un paio di incontri,
è stato descritto sia da Vivoli che
dall’ex direttore Mario Giannini,
come più marginale in questi incontri
per piazzare le cosiddette
licenze orfane. “Stolfi si presentò
per dire che Podeschi si scusava
di non essere potuto venire e che,
comunque, era maggiormente
Podeschi a seguire gli investitori
russi”, ha ricostruito Vivoli.

L’anello di congiunzione
Dove invece Stolfi è indicato
come “anello di congiunzione”
tra l’investitore, la Segreteria
alle finanze guidata all’epoca da
Claudio Felici, il confronto con
gli esponenti di Bcsm, e la banca
sammarinese beneficiaria dell’investimento, è la nota questione
dei sei miliardi di dollari dell’ungherese
che dovevano arrivare
dal Giappone ed erano destinati
ad Asset Banca.

Non si è parlato della vicenda in
sé, che è già stata oggetto di altro
procedimento, quanto del ruolo
di Stolfi che presentò l’investitore
presso la Segreteria finanze
accompagnato da altre persone.
Il giudice Gilberto Felici ha
chiesto al testimone se fosse a
conoscenza che “sarebbe stato
offerto passaporto diplomatico
per questa persona”. Più che di
una offerta di incarico, Vivoli
ha risposto di essere al corrente
che “vi era la richiesta da parte
di Matrai per un accreditamento
diplomatico”.

“Nessuna pressione”
Un po’ tutti i legali hanno poi
chiesto se, nei loro comportamenti,
di uomini pubblici e delle
istituzioni, gli imputati abbiano
mai fatto pressioni o operato per
influenzare l’autonomia di Bcsm.
Così, per i loro assistiti, gli avvocati
Simone Menghini, Maria
Selva, Maurizio Simoncini e
Pier Luigi Bacciocchi. “No” è
stata la risposta a riguardo delle
pressioni. Unico caso che hanno
ricordato sia Vivoli che Giannini,
quello di Marcuicci quando venne
revocata la Finproject. Non
proprio una pressione, tuttavia.
“Ci fu da parte di Marcucci un
invito a riconsiderare quel provvedimento”,
è stato detto.

Di certo fu una vicenda che pesò
anche politicamente, all’epoca.
Marcucci, Segretario di Stato al
lavoro, si dimise infatti dal Congresso
di Stato e gli Europopolari,
uscirono dalla maggioranza.

Le trattative per Bcs
Gli incontri con Stolfi e Podeschi
riguardavano anche Bcs, l’altra licenza
orfana nel frattempo acquisita
da Asset Banca. “L’azionista
di controllo prospettò progetto
di riattivazione della banca con
specializzazione nel credito al
consumo. Fu una proposta che
esaminammo nel dattaglio – ha
spiegato Vivoli – Ci rendemmo
conto che vi erano ritardi da parte
dell’azionista di controllo per
mettere in campo questo progetto,
così alla fine v

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