Antonio Fabbri — L’informazione: Morte di Willy Righi, aperto il processo subito rinviato per un difetto di notifica

Antonio Fabbri — L’informazione: Morte di Willy Righi, aperto il processo subito rinviato per un difetto di notifica

Antonio Fabbri — L’informazione di San Marino: Questioni formali nella prima udienza. 5 persone imputate a vario titolo per omissione di soccorso e soppressione di prove / Morte di Willy Righi, aperto il processo subito rinviato per un difetto di notifica / Uno degli imputati cambia difesa e incarica il legale dello studio Annetta Stesso studio che aveva seguito, in una prima fase, la parte civile. Possibile conflitto di interessi

Solo questioni formali trattate nella prima udienza sul caso della morte di William Righi, il 28enne sammarinese che, dopo una notte brava, giunse morto al pronto soccorso. Questo, secondo l’accusa, anche a causa dell’omissione di soccorso degli amici che quella sera erano con lui presso la piscina della villa del nonno di uno di loro, a Fiorentino. Per quel tragico fatto del 13 agosto 2011 sono finiti davanti al giudice Jacopo Manzari, sammarinese di 28 anni; Francesca Provenzano, bolognese di 31 anni; Paolo Gentilini, 33enne bolognese; Stefano Ventura, 35enne bolognese con l’accusa di omissione di soccorso.

Secondo le ricostruzioni del
magistrato, gli accusati omisero
di fornire assistenza a Righi le
cui condizioni si aggravavano
sempre di più a causa dell’assunzione
di alcool e di stupefacenti.
Una intossicazione acuta
che si andò via via complicando
fino allo stato comatoso. Poi
il giovane venne sì condotto
in pronto soccorso, ma giunse
all’ospedale in uno stato tale per
il quale i sanitari annotarono le
parole: “giunto cadavere”.
Imputato anche un quinto
giovane Nahuel Zanfini, 26enne
di Borgo, accusato assieme a Manzari di soppressione di
prove. Secondo le ricostruzioni
dell’accusa, infatti, per impedire
che venisse ritrovata la
sostanza stupefacente, ecstasy,
che era stata lasciata su un
tavolino nei pressi della piscina
della villa, la presero, salirono
sull’auto di Zanfino, la trasportarono
in territorio italiano e la
gettarono dal finestrino ai bordi
di una strada.
Queste le accuse contenute nel
decreto di citazione, dunque,
delle quali si dovrà discutere
quando si entrerà nel merito del
processo. Intanto ieri si è proceduto
con le questioni formali, tra queste proprio un difetto di
notifica del decreto di citazione
che, per uno degli imputati, non
è avvenuta presso l’abitazione
come previsto per legge. Verificati
anche i mandati conferiti
ai legali. In ogni caso il giudice
Roberto Battaglino, per consentire
la regolarità della notifica
ha aggiornato il processo al 10
ottobre prossimo, evidenziando
come si sia perso troppo tempo.

Da registrare anche un cambio di difensori per Manzari. Se infatti in un primo momento era difeso dallo studio Berti, questo ha rimesso il mandato ed è stato incaricato l’avvocato Achille Campagna assieme all’avvocato Roberta Rossi, foro di Firenze, dello studio Annetta&Associati. Ed è in questo caso che si potrebbe configurare un conflitto di interessi.

Infatti in una prima
fase del procedimento fu il
medesimo studio, con l’avvocato
Pagliai, a patrocinare
la famiglia Righi, parte lesa
nel procedimento, redigendo
gli atti che hanno sostenuto
le ragioni della parte civile a
sostegno della prosecuzione del
processo giunto poi a giudizio.
Adesso un avvocato del medesimo
studio fiorentino è passato
dalla parte opposta, assumendo
la difesa di uno degli imputati.
Ieri l’avvocato Roberta Rossi,
che risulta quindi difensore
assieme a Campagna difensore
di Manzari, non era presente
in aula e c’era il codifensore
domiciliatario, Campagna
appunto. Una situazione capace
quindi di dare adito ad un
possibile conflitto di interessi,
considerato che uno studio che
prima patrocinava chi ha subito
il danno, adesso difende chi il
danno è accusato, con altri, di
averlo causato. Una circostanza
sulla quale sarebbe forse il caso
che anche l’Ordine degli avvocati
si pronunciasse.

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