Antonio Fabbri – L’informazione: Noi sammarinesi fara’ da lista civetta per la Dc?

Antonio Fabbri – L’informazione: Noi sammarinesi fara’ da lista civetta per la Dc?

L’informazione di San Marino

Noi sammarinesi fara’ da lista civetta per la Dc?

Alle prese con strategie, sedie vuote, progetti e, soprattutto, beghe giudiziarie

Antonio Fabbri –

Non si è fatta parola alla conferenza programmatica della Democrazia cristiana sull’uscita dal gruppo consiliare di Noi Sammarinesi. Qualche commento nei corridoi, qualche sorriso, ma nulla di più. L’impressione è che fosse un passaggio concordato. Proprio un divorzio per poi rimanere coppia di fatto, del tipo “ti lascio perché ti amo troppo, ma rimaniamo amici”.

Lo schema parrebbe sempre lo stesso. La Democrazia cristiana in un momento di difficoltà crea, o quanto meno favorisce, la nascita di una compagine politica satellite che, comunque, resta nella sua orbita gravitazionale e consente di non disperdere consensi dall’area di riferimento. Era successo tempo fa quando nacque Alleanza nazionale. Accadde in seguito con i Popolari e pare così anche con Noi Sammarinesi.

Diventano indipendenti per catalizzare quegli scontenti di area cattolica che, non volendo più appoggiare la Dc, troveranno un approdo alternativo o apparentemente tale. In questo la discesa in campo di un nome nuovo e alternativo, o apparentemente tale, potrebbe completare il quadro. Una volta si chiamavano “liste civetta”, insomma.

I nodi, però, si scioglieranno tra
un po’, probabilmente ad aprile,
quando cambierà la Reggenza.
La Dc punterebbe ad un monocolore
per la suprema magistratura
o comunque a due personalità
della propria lista. In questa
eventualità non ci sarebbe più
Gian Nicola Berti di Noi Sammarinesi
tra i papabili alla carica,
che era dato tra i candidabili
qualche settimana fa, tanto che
aveva egli stesso adombrato difficoltà
ad essere presente in aula,
causa un possibile impegno istituzionale
prolungato, durante il
processo del Credito Sammarinese,
dove figura tra i difensori.

Gli impegni di lavoro, comunque,
a quanto pare pesano sugli
incarichi istituzionali, tanto che
la scorsa settimana, per pressioni
di toga unite a quelle di famiglia,
ha lasciato il Consiglio Rossano
Fabbri. Motivi di lavoro e personali,
ha motivato. Almeno questa
è la versione ufficiale. Anche se
tra i banchi del Consiglio sono
cominciati a serpeggiare gli interrogativi
su possibili motivazioni
non esplicitate.

Le indagini
bancarie sui conti di Paride Andreoli
hanno d’altra parte dato al
Partito socialista e ai suoi membri
motivo per più di una riflessione.
Questo anche se persino
nella conferenza programmatica
della Dc si è trattato con una certa
indulgenza il fatto che si venga
nominati in carte giudiziarie.
La relazione del gruppo di lavoro
che trattava l’argomento era affidata al consigliere Filippo Tamagnini
che, appunto sulla giustizia,
ha evidenziato il rischio
di un pericoloso corto circuito
“quando si sostiene che chi è
raggiunto da provvedimenti giudiziari
debba automaticamente
abbandonare il proprio ruolo
senza alcun giudizio sul suo operato.
Atteggiamento – ha rilevato
Filippo Tamagnini – che nasconde
una mancanza di coraggio
nell’affrontare l’opinione pubblica.

In casi peggiori, invece,
si può rischiare che la politica o
anche il potere economico utilizzino
l’attività della Magistratura
-che procede con intenti propri
– come grimaldello per fermare
l’attività di avversari e funzionari
pubblici”. Sarà che aderiscono
entrambi a Cielle, ma concetti
simili li aveva espressi in Consiglio
anche il Segretario Pasquale
Valentini quando intervenne
nel dibattito sulla giustizia, nel
quale si generò pure qualche
polemica, con successivo chiarimento.

Per il resto di proposte,
nella conferenza programmatica
della Democrazia cristiana ne
sono venute fuori diverse, assieme
ad un malcontento diffuso
su come vanno le cose nella Pa,
nella sanità, nell’economia. Tornata
fuori la proposta di apertura
alle residenze per dare un giro al
mercato immobiliare. Sul fronte
dei diritti civili, Manuel Ciavatta
ha annunciato che si lavora a una
legge sulle coppie di fatto, ma
non si transige sulla genitorialità.

Al di là delle sedie vuote, insomma,
proposte ne sono venute
fuori. Il nodo è da chi e con chi
saranno portate avanti

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