Antonio Fabbri – L’informazione: Riciclaggio per 665mila euro e truffa allo stato per 903.000

Antonio Fabbri – L’informazione: Riciclaggio per 665mila euro e truffa allo stato per 903.000

L’informazione di San Marino

Riciclaggio per 665mila euro e truffa allo stato per 903.000

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Dopo il periodo di ferie
giudiziarie, riprendono oggi i processi presso il tribunale dei Tavolucci. Riprende con un caso di riciclaggio che era già entrato in aula lo scorso giugno ma era stato subito
aggiornato, appunto
al 5 settembre, per un
difetto di notifica.. 

Tra gli imputati anche Livio Bacciocchi, che si trova in carcere per la nota condanna del caso delle mazzette nei cantieri legati alla galassia Fincapital, e potrà quindi lasciare i Cappuccini per comparire in tribunale. Davanti al giudice Roberto Battaglino Bacciocchi deve rispondere di riciclaggio. Stessa contestazione per gli altri coimputati: Oriano Zonzini, Gian Luigi Reggini e Arianna Annarella. Quest’ultima accusata, assieme a Luigi Di Fenza e Maria Teresa Vasconi, anche di truffa ai danni dello Stato. Di fatto viene contestato di avere riciclato in concorso la somma di 665.000 euro, frutto dei reati, tra cui frode fiscale, commessi da Luigi Di Fenza e Giacomo Esposito.

Di Fenza,
ritenuto socio occulto e
amministratore di fatto
della In.Ge. srl e della
Thanit srl, è imputato
di truffa aggravata ai
danni dello Stato, con
Arianna Annarella e
Maria Teresa Vasconi,
per avere dichiarato
all’ufficio Tributario
operazioni inesistenti
allo scopo di ottenere
un indebito rimborso
dell’imposta monofase.
Rimborso ottenuto, tra
il 2008 e il 2009, per
903.000 euro frodati,
quindi, al fisco sammarinese.
Di qui, dunque,
la costituzione di parte
civile dell’Avvocatura
dello stato in rappresentanza
dell’Eccellentissima
Camera.


Luigi Di Fenza, commercialista
Napoletano
sessantenne, è già noto
alle cronache italiane
e sammarinesi perché
entrato in altre indagini,
come quella denominata
“Dual Broker”. Una
maxi truffa all’erario
italiano risalente al 2010
da 400 milioni di euro
scoperta dalla Guardia
di finanza di Napoli,
con iva evasa calcolata,
all’epoca, in 80milioni.

Fra l’altro, in quell’indagine,
emerse che
Di Fenza si basava su
numerose società di comodo
e “teste di legno”,
i prestanome insomma,
con sedi in diverse regioni
d’Italia e all’estero.
All’epoca finirono sotto
custodia cautelare una
decina di persone. Una
organizzazione che
sfruttava anche operatori
commerciali attivi
nella Repubblica di San
Marino.
Prestanome, seppure sia
un altro caso, che non
mancano neppure nella
vicenda che torna oggi
in aula

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