Antonio Fabbri Mazzini, gli avvocati insistono: questo processo non s’ha da fare. L’informazione

Antonio Fabbri Mazzini, gli avvocati insistono: questo processo non s’ha da fare. L’informazione

L’informazione di San Marino

Mazzini, gli avvocati insistono: questo processo non s’ha da fare / Nelle contro repliche alle memorie di Pf e Parti civili, i legali insistono su violazioni del diritto alla difesa. I difensori di Podeschi richiamano il caso pendente a Strasburgo e l’influenza sull’interno: “L’intero procedimento è nullo”. Avvocatura: concetti estrapolati e strumentalizzati

Antonio Fabbri

Si è aperta alle 10 l’udienza sul caso della tangentopoli sammarinese- conto Mazzini. Circa cinquanta persone tra avvocati, imputati gendarmi e pubblico hanno affollato la sala delle udienze del tribunale dei Tavolacci. Presenti Presenti, degli imputati, Claudio Podeschi, Biljana Baruca, Giovanni Lonfernini, Pier Marino Menicucci e Pietro Silva. Sono andate in scena le controrepliche degli avvocati difensori alle repliche scritte depositate da Procuratore del Fisco e parti civili.

L’avvocato Caterina Filippi, difensore
di Nicola Tortorella, ha
rilevato come nelle repliche si
facesse riferimento alla mancata
previsione della nullità per l’inottemperanza
alle singole norme
della legge sul giusto processo.
“E’ necessario uno sforzo interpretativo
di questa legge sulle
nullità, perché violazioni del diritto
alla difesa ci sono state”.
L’avvocato Filippi ha anche evidenziato
la “necessita di chiarire
quale sia il tempus commissi
delicti. Fondamentale perché le
previsioni normative dell’epoca
potrebbero essere più favorevoli
agli assistiti. Definire arco temporale
della condotta significa
applicare pena relativa a quel
periodo”.

E’ quindi toccato a Rossano Fabbri, difensore di Giuseppe
Roberti, che ha richiesto l’allegazione
agli atti del fascicolo penale
di un procedimento ritenuto
collegato e archiviato il 29 ottobre
scorso. “Nelle more delle due
udienze arriva l’archiviazione di
quel fascicolo penale. Un colpo
di teatro – ha detto – per il quale
ritengo che l’intera prima udienza
debba essere ricelebrata. In
quel fascicolo di archiviazione
che deposito ci sono i reati per
i quali in quel momento si procedeva
ed hanno impedito al mio
assistito di venire qua a dire la
propria verità. Ha il diritto partecipare
con le adeguate garanzie”.

Poi è toccato all’avvocato di
Claudio Podeschi e Biljana Baruca,
Massimiliano Annetta, che
ha esordito citando un convegno
sul tema Cedu, casualmente reperito
su Internet, della fondazione
di Asset Banca, Valori Tattili. Di
qui ha preso le mosse, citando un
non meglio precisato “autorevole soggetto istituzionale” per parlare
di “tesi estrose” dell’Avvocatura
dello Stato e della Procura
fiscale, laddove si sostiene “che
l’applicazione delle norme della
Convenzione di Strasburgo andrebbero
ad annullare la potestà
punitiva dello Stato” causando il
“collasso del sistema”. “A fronte
di violazioni che – ha detto Annetta
– non si negano neppure, mi
si dice che non importa, perché
non ci sono sanzioni”.
Poi il legale brandisce, come ormai
è uso fare, la spada di Damocle
di Strasburgo: “Davvero
qui dentro qualcuno pensa che
si possa andare a Strasburgo a
difendersi con queste argomentazioni?
A San Marino si fa diretta
applicazione di quelle norme
Cedu”. E cita una decisione del
giudice di terza istanza, Lamberto
Emiliani, nella quale si dice
che l’ordinamento sammarinese
è a “normativa plurima” con effetti
innovativi e di adattamento
automatico delle norme interne
a quelle sovranazionali. Quindi
Annetta aggiunge che l’intero
procedimento sarebbe nullo perché
“la nullità c’è ed è a cascata
su tutti gli atti”. Nullità che secondo
l’avvocato deriverà chiaramente
dalla decisione della
Cedu. “Che giungerà a breve
tanto che se ne sono interessati
pure i giornali italiani”. Ha poi
dato una erudita lezione a quel
giornalista sammarinese che ha
ipotizzato – contrariamente alla
dotta tesi espressa dal legale fiorentino
ai giornali italiani che nei
giorni scorsi lo hanno casualmente
contattato – che la decisione
di Strasburgo potrebbe non
inficiare il processo in corso. Per
contro l’avvocato Annetta è certo
in primo luogo che Strasburgo non potrà non dare ragione al suo
ricorso e in secondo luogo che
questo farà decadere il processo
sammarinese. Il collega Stefano
Pagliai
, difensore oltre che di
Podeschi e Baruca anche di Giovanni
Lonfernini, ha replicato ribadendo
le violazioni del diritto
alla difesa, della violazione dei
termini massimi di secretazione
ed ha chiesto pertanto di dichiarare
nulla l’acquisizione di prove
“avvenuta in violazione della
legge sul giusto processo. Si
possono acquisire prove assunte
in violazione di legge?”, ha domandato.
Poi ha chiesto di nuovo
che il giudice dichiari di “non
doversi procedere per il decorso
dei termini massimi di indagine”.
Quindi ha aggiunto: “Quelle ordinanze
sono dei gran romanzi.
Si descrive il sistema. Ma io non
voglio fare il processo al sistema
perché sul banco degli imputati
ci sono delle persone”. Quindi
ha insistito sulla citazione come
testimone, tra gli altri, del Segretario
di Stato Antonella Mularoni.
“Dato che si parla di una
associazione a delinquere dove
si contesta anche la concessione
di cariche diplomatiche, vorrei
sentire chi all’epoca era titolare
della Segretaria di Stato competente”,
ha detto. Per Giovanni
Lonfernini ha chiesto dichiararsi
la prescrizione. Ha quindi avanzato
una eccezione di legittimità
costituzionale verso la legge sul
giusto processo per quelle norme
che, sulla base dell’interpretazione
che verrà data, non dovessero
prevedere “sanzione per la violazione
del diritto alla difesa”.
Breve intervento dell’avvocato Achille Campagna, difensore
di Podeschi e Baruca. A margine
del processo le parti civili,
in particolare l’Avvocatura dello
Stato, che ieri non ha replicato
verbalmente avendo presentato
memoria scritte, ha tuttavia rilevato
che l’interpretazione data
dalle difese è stata estrapolata strumentalmente e la giurisprudenza,
anche italiana, sull’applicazione
della Convenzione
Europea, suffraga le loro controdeduzioni.
La mattinata si è chiusa con la
controreplica dell’avvocato Simone
Menghini
, difensore di
Fiorenzo Stolfi. “Ritenevo e ritengo
che la sistematica mancata
specificazione degli addebiti,
sia con riferimento al reato associativo
sia al reato presupposto
delle attività di riciclaggio,
determini una incertezza tale
da costituire una violazione del
alla difesa di coloro che vogliono
difendersi nel merito. La nostra
scelta è quella di difenderci
nel processo e non dal processo.
Però si carica su questo giudicante
la responsabilità di un
capo di imputazione che necessita
di specificare le condotte
contestate ai singoli. Né il Procuratore
del fisco, né l’Eccellentissima
Camera lo hanno specificato
nelle loro repliche”. Anche
l’avvocato Menghini ha quindi
sollevato il problema del tempus
commissi delicti per capire “se e
come, quando è iniziata la condotta
riciclatoria, il reato era
punito”. Quindi ha depositato un
decreto recente, del 13 ottobre
scorso, relativo ad una rogatoria
su un procedimento collegato al
processo in corso. “Gli inquirenti
dispongono ancora di prove
inerenti anche a questo processo.
E questo decreto è la summa
di tutte le ragioni che abbiamo
sollevato fino ad oggi. E’ proprio
la struttura processuale che
non può funzionare così. Il diritto
è cosa delicata. Quando del
diritto si rompono gli argini – ha
detto Menghini – l’acqua confluisce
in tanti rivoli e poi è difficile
provi rimedio”, ha concluso.
Intanto l’avvocato Pier Luigi
Bacciocchi ha chiesto il proscioglimento
per prescrizione di
Claudio Felici e Stefano Macina.
Stessa richiesta formulata
dall’avvocato Federico Fabbri
Ercolani per Mirella Frisoni.
Chiusa l’udienza nel tardo pomeriggio,
dopo l’ultima parola sulle
eccezioni preliminari di tutti
gli avvocati, toccherà al giudice
Gilberto Felici (foto), decidere
sull’accoglimento o meno delle
eccezioni preliminari e sulla prosecuzione
del processo.

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