E’ vero che il tema delle residenze è sempre stato caro ai Popolari, che da anni insistono con interventi e proposte di ogni genere, sia politiche che parlamentari. Ed è altrettanto vero che da molto tempo ormai la materia relativa a permessi di soggiorno e residenze anagrafiche non subisce aggiornamenti in linea con la gestione di uno Stato capace di progredire in sintonia con i profondi mutamenti sociali. E’ un dato di fatto che, nel volgere di un decennio o poco più, ci sia stata una profonda evoluzione che ha portato la presenza di forensi sul nostro territorio da poche centinaia, a diverse migliaia di unità.
Situazioni di eccessiva tolleranza, sconfinate troppo spesso perfino nell’illegalità, hanno creato scompensi e difficoltà nella nostra piccola comunità.
Residenze anagrafiche e permessi di soggiorno concessi in maniera troppo discrezionale, talvolta per fini non ben identificabili, hanno sicuramente compromesso la credibilità politica e quella istituzionale, ma soprattutto hanno alterato gli equilibri sociali della nostra piccola comunità. Hanno trasformato, guastato, snaturato, peggiorato i rapporti tra le persone e hanno rovinato perfino molti aspetti della nostra fragile economia e del mercato del lavoro.
Basti pensare a quali proporzioni è arrivato il triste fenomeno degli abusivi, del caporalato, dello sfruttamento indiscriminato di manodopera forense arruolata in condizioni a dire poco disumane.
Chi ha interesse a favorire queste situazioni?
Le quali, lo sappiamo tutti molto bene anche se non ci piace ammetterlo, sono state il terreno di coltura per la piccola delinquenza e per la malavita organizzata. Furti e rapine a danno di istituti bancari, imprese, negozi e abitazioni private, ormai hanno una casistica degna di una metropoli americana. L’ordine pubblico è diventato una vera emergenza.
Tra gli aspetti meno eclatanti, ma non per questo meno distorsivi, della totale anarchia in cui si muove l’ingresso di stranieri in Repubblica, è quello legato alle cosiddette badanti, quasi tutte provenienti dai Paesi dell’Est e che dopo qualche tempo si tirano dietro intere famiglie. Le quali, a loro volta, chiedono il permesso di soggiorno, la casa, la sanità, il lavoro. Magari anche a discapito di giovani famiglie sammarinesi.
Nonostante ciò, il governo di sinistra ha sempre nicchiato a rivedere le regole e ad istituire un vero sistema di controlli, anzi ha cercato di trasformare questo delicatissimo aspetto in un ulteriore business. Non a caso, le residenze sono state uno dei punti sui quali è caduto.
Oggi, di fronte ad una scadenza elettorale che impone nuovi criteri di scelta, lo spartiacque non sono più le ideologie, ma il metodo di fare politica: da una parte, chi vuole conservare il vecchio sistema e tutte le sue manipolazioni antiriformiste e antidemocratiche volte solo al più sfrenato affarismo; dall’altra parte, chi vuole cambiare metodo, contenuti e uomini per dare al Paese una vera chance di cambiamento e di sviluppo. Sarà lì che si andrà alla conta degli uni e degli altri.
La nuova legge elettorale impone “governi politici”, frutto di coalizioni e di programmi condivisi tra le forze politiche che li sostengono; ma soprattutto, capiti, accettati e votati dalla gente. Programmi che dovranno affrontare e risolvere i problemi reali. Come le residenze appunto.
Popolari Sammarinesi