Cambiamenti fiscali a Bruxelles a danno dei piccoli paesi

Cambiamenti fiscali a Bruxelles a danno dei piccoli paesi

Dopo lo scandalo di inizio anno sui conti segreti in Liechtenstein, dalla Commissione Ue arriva l’attesa stretta sui capitali trasferiti nei paradisi fiscali europei ed extraeuropei. La proposta di Bruxelles è quella di modificare la direttiva del 2005 che disciplina la tassazione sui risparmi dei non residenti, le cui regole finora riguardano solo le persone fisiche che aprono un conto bancario in un altro Paese Ue. Oppure in uno dei ‘porti franchi’ del Vecchio Continente, come il Liechtenstein, il Principato di Monaco, Andorra e San Marino. Ora si vuole estendere il campo di applicazione di queste regole dai soli conti bancari a tutti quei prodotti finanziari innovativi attraverso i quali è possibile esportare capitali all’estero e «il cui rendimento è assimilabile agli interessi maturati con un conto di risparmio». Le regole della direttiva, poi, dovranno valere non più solo per le persone fisiche, ma anche per quelle persone giuridiche – società o fondazioni – aperte all’estero solo per portare fuori del proprio Paese delle somme di denaro. In pratica dei ‘paraventi’ per aggirare il fisco di casa propria.

Non è passata invece una delle altre proposte in cantiere, quella di estendere il sistema di scambio di informazioni sui conti esteri (già previsto dalla direttiva del 2005) anche ai tre Paesi dell’Ue in cui vige il segreto bancario: Lussemburgo, Belgio e Austria. Questi tre Stati, dunque, potranno continuare a non fornire informazioni sui conti esteri aperti sul proprio territorio. Conti sui quali continueranno ad applicare una ritenuta alla fonte del 20%, almeno fino al 30 giugno del 2011. Le nuove regole approvate dalla Commissione Ue dovrebbero valere anche per altri dieci Paradisi fiscali sparsi in tutto il mondo, come Isole Vergini, Isole Cayman, Antille olandesi. Tutti Paesi che hanno a suo tempo stipulato accordi bilaterali con l’Ue. Un risultato, questo, per nulla scontato. E che se non fosse raggiunto potrebbe far saltare la proposta della Commissione Ue. Furono proprio Austria, Belgio e Lussemburgo, nell’Ecofin del marzo scorso, a dire che non accetteranno modifiche della direttiva se queste non saranno accettate anche dai Paesi extraeuropei in questione. «Il campo di applicazione attuale della direttiva deve essere esteso affinchè si possa raggiungere l’obiettivo di mettere fine a ogni forma di evasione fiscale», ha detto il commissario Ue al Fisco, Laszlo Kovacs, presentando al proposta approvata dall’esecutivo europeo. Voluta fortemente soprattutto dalla Germania, particolarmente toccata dallo scandalo dei conti segreti in Liechtenstein, la proposta della Commissione Ue, prima di diventare operativa dovrà passare il vaglio di Consiglio e Parlamento Ue. L’entrata in vigore è prevista entro la prossima estate.(Milano Finanza)

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