Carlo Andrea Barnabe’ di Il Resto del Carlino: Solo Gnassi fa sorridere il Pd ‘La mia Rimini è un caso nazionale’

Carlo Andrea Barnabe’ di Il Resto del Carlino: Solo Gnassi fa sorridere il Pd ‘La mia Rimini è un caso nazionale’

Il Resto del Carlino NAZIONALE

Solo Gnassi fa sorridere il Pd «La mia Rimini è un caso nazionale»

E’ l’unico sindaco dell’Emilia Romagna che ha evitato il ballottaggio

Carlo Andrea Barnabè

RIMINI
E’ la rivincita del Grande Antipatico. E Andrea Gnassi, sindaco rieletto di Rimini, sa benissimo di esserlo. Anzi, ne ha fatto un marchio di fabbrica. «Noi riminesi siamo fatti così. Anarchici e rompiballe. Non siamo abituati a regalare niente a nessuno. Può venire anche il Papa o il segretario dell’Onu, e in piazza ti senti dire: ‘E allora?’».
Come si fa a mandare a quel paese costruttori, bagnini, notabili e mezzo municipio, e poi vincere con il 57 per cento?
«Bisogna avere un’idea di città, faticare per condividerla e cambiare le cose sul serio».
Troppo facile, messa così.
«Provateci voi».
Ecco il vero Gnassi. Continui.
«Voglio dire che sono saltati gli schemi della vecchia politica. Adesso la gente si guarda attorno e si domanda: ‘Ma questo sindaco cosa ha fatto?’. Io credo di aver fatto, questo spiega perché a Rimini abbiamo vinto al primo turno. Nel panorama precario emerso dal voto di domenica siamo un unicum, un caso nazionale».
Se lo dice lei.
«Lo dicono gli altri e l’ha ripetuto Matteo Renzi: ‘gli italiani votano l’esperienza amministrativa locale. Bologna, Ravenna, Rimini: stesse zone rosse, risultati diversi’».
A proposito, l’ha chiamata?
«No, ma ho letto le sue dichiarazioni di stima. In tanti, dall’altra notte, si sono complimentati».
Fuori i nomi.
«La Boschi, Delrio, Bonaccini, quelli del bar dei Padulli e il mio barbiere. Potrei andare avanti, ma contano i pezzi dell’ingranaggio e il progetto di città».
D’accordo, ma perché lei stravince e gli altri arrancano?
«Non lo dovete chiedere a me. Io mi limito a far funzionare le cose. Nei primi due anni anni da sindaco è stata dura. Sono rimasto chiuso nel bunker poi ho capito che per cambiare davvero Rimini era necessario seminare la sterzata. Abbiamo cantierato le fogne, restaurato il teatro, creato una nuova viabilità. Ai cittadini interessa questo, mica tutte quelle balle sugli assetti di giunta o se il Pd è liquido o solido».
Fa il renziano più di Renzi?
«Ma no, dico soltanto che un Pd che ha un progetto politico chiaro non può aver paura. Se si arrocca non vince. Noi abbiamo aperto la coalizione a forze nuove, alle categorie e ai ragazzi. In un mese abbiamo messo insieme una lista nata praticamente su Facebook che porterà a casa un consigliere».
Facile senza i grillini in giro.
«Rimini non è l’unica città dove il M5s ha deciso di non presentare una lista. Ho preso 10mila voti in più rispetto al 2011, qualche grillino mi avrà pure votato».
Ha già in mente la squadra?
«Ci sarà il momento del dialogo, della dialettica, poi deciderò io».
Non si lamenti se poi dicono che ha un brutto carattere.

«Me ne farò una ragione».

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Rimini

L’ONOREVOLE PIZZOLANTE REGISTA DEL BOOM ELETTORALE
SERGIO Pizzolante, contento?
«Io faccio il deputato a Roma…»
Non faccia il furbo.
«‘Patto civico con Gnassi e Città Metropolitana’ ha ottenuto una percentuale molto importante, sul 14%, seconda solo al Pd».
Risultato inatteso?
«Se avessimo preso meno del 10% sarei stato scontento. Col 14% sono… molto contento».
Crede siate stati decisivi per la vittoria al primo turno evitando il ballottaggio a Gnassi?
«Abbiamo avuto un ruolo importante per evitarlo. Ma anche per evitare l’anatra zoppa».
Ovvero?
«Un sindaco eletto che non ha la maggioranza in consiglio comunale. Gnassi invece ce l’ha».
Un’intuizione vincente?
«E’ evidente che il ‘patto’ è risultato credibile».
Pd azionista di maggioranza del sindaco confermato, Patto civico secondo azionista.
«Non mi piace questo tipo di terminologia ‘aziendalistica’, ma dica pure».
Quali le prime urgenze, i campi dove chiederete un cambio di rotta?
«Lo abbiamo già annunciato ampiamente durante la campagna elettorale».
Ripetiamolo a giochi fatti.
«Urbanistica ed edilizia, dove è necessaria un’accelerazione e una sburocratizzazione; il lungomare; l’incentivazione del processo di rigenerazione urbana, l’area stazione».
Ovviamente l’accordo con Gnassi su tutto questo c’era già.
«Il merito di Andrea Gnassi – prosegue il parlamentare di Area Popolare – è stato nell’aver creduto che per produrre un’accelerazione doveva fare un patto col mondo dell’impresa, delle professioni, dei talenti, quelli che un tempo stavano dalla parte opposta».
Insomma, un inciucio.
«Al contrario. E’ un patto alla luce del sole, sottoposto al voto dei riminesi».
Chi comanderà di più a Rimini ora?
«Onore e onere della guida è di Gnassi, con il Pd, principale partito cittadino. Noi daremo il nostro contributo».
Avete contribuito ad escludere la sinistra per la prima volta dal consiglio…
«E’ fuori per scelte sue».
Quanti assessori chiederete?
«Mai parlato di assessori con Gnassi».
E’ ora di farlo.
«La domanda va girata al gruppo consigliare che si confronterà col sindaco insieme ai comitati che lo hanno sostenuto».

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