Cartoline dal futuro: giovani sammarinesi si raccontano a Rosanna Ridolfi. Oggi la storia di Davide Alpini

Cartoline dal futuro: giovani sammarinesi si raccontano a Rosanna Ridolfi. Oggi la storia di Davide Alpini

Non vanno a votare. Non conoscono la storia, non si occupano dei problemi del presente. Mirano a far carriera nel mondo dello spettacolo o nel calcio. Non sanno cosa sia l’impegno, rifiutano il sacrificio. Sono fragili, non sono capaci di rialzarsi dopo un fallimento…  

Ecco gli stereotipi più comuni quando si parla di giovani. Col risultato che la combinazione di tali elementi della narrazione moltiplica all’infinito la rappresentazione fino a creare un’apparente realtà. E se per una volta invece provassimo ad ascoltare la voce dei diretti interessati? 

Questa è la condivisione di conversazioni avvenute con ragazzi normali – ma davvero speciali – che hanno accettato di raccontarsi a viso aperto. Le domande sono state le stesse per tutti; ognuno di loro ha risposto in base alla propria personalità e alla propria sensibilità.  

Il primo è Davide Alpini, giovane studente universitario.

 

Parte prima – Autoritratto    

Il racconto di te…

“Sono un ragazzo di ventidue anni, iscritto al secondo anno di Fisica presso l’Università di Bologna, appassionato di filosofia e di tutto ciò che è interessante e stimolante. Un giorno, guardando un video, mi sono imbattuto in una domanda urlata da un anziano ad un muro, senza alcun contesto: “What’s the point of it all?” – “Qual è il punto di tutto ciò?”; immagino che la risposta a volte possa essere anche “nessuno!”. Quel che però credo sia importante, è continuare a porsi la domanda e cercare di afferrarne la risposta… “

Com’è la tua vita in questo momento? 

“Tra lezioni, studio, letture, amici, il coro dell’università e uscite, ho una vita bella, piena; oggi mi chiedo a che cosa sia finalizzata tanta rigidità nella vita degli studenti fino alle superiori. Mi ritrovo ora in un corso di laurea che mi soddisfa, raggiunto attraverso diverse peripezie: dopo il superamento del test e l’iscrizione alla facoltà di medicina a Padova, l’anno seguente ho deciso di cambiare ed ho seguito a Bologna corsi di lettere, filosofia, matematica e fisica per cercare di capire meglio che cosa fosse più adatto a me. Nella vita le autostrade belle ampie e spianate non esistono, ci sono solo tante stradine anguste e di giusta misura, sempre però ingombre di crocicchi. La realtà è molto più complessa, dolorosa e nello stesso tempo esaltante rispetto alle idee che ce ne possiamo fare. Oggi però credo di stare puntando al giusto punto cardinale”.

Quali sono (la o) le persone che ora contano di più per te? 

“Di certo la mia famiglia e i miei amici storici, esempi per me di che cosa significhi essere di supporto a qualcuno, amare, divertirsi, sentirsi pienamente sé stessi. Ho nei loro confronti un profondo senso di gratitudine”.

Esiste qualcosa o qualcuno per cui saresti disposto a lottare senza tregua?

“Confidando nel coraggio e nella tenacia, difficili e dolorosi da tirar fuori, risponderei che sono la pienezza dei valori in cui credo e su cui si basa la mia visione del mondo: l’importanza della conoscenza scientifica, la laicità, la libertà in tutte le sue sfaccettature – dai diritti umani e civili e sociali alla libera espressione intellettuale – la ricerca della verità tramite il dubbio, l’antidogmatismo, il rispetto, il rigetto delle discriminazioni e delle oppressioni”.

Hai un modello di riferimento?

“Tante persone che ho incontrato, anche brevemente, sono per me punti di riferimento per caratteristiche che apprezzo e ammiro: spiccate capacità sociali e relazionali, indipendenza emotiva, ferma pacatezza, carisma, capacità di mettere a proprio agio e autorevolezza sono solo alcune. Cerco sempre comunque di non idealizzare mai nessuno; aver presenti limiti e difetti di me stesso come degli altri credo sia importante per non cadere né nella romanticizzazione della realtà, né nel cinismo”.

Quali esperienze particolari hai vissuto finora e ricordi con piacere?

“Il mio viaggio in Cina è stato davvero entusiasmante, un’esperienza incredibile! Come per altre esperienze vissute e che reputo importanti, la soddisfazione più grande è stata quella di riuscire a sgretolare convinzioni e veri e propri pregiudizi che, se è inevitabile non avere, è però imperativo cercare di correggere”. 

Fino ad ora ti è mai capitato di scontrarti con quella brutta faccenda che si chiama “compromesso”? 

“No, almeno non in una misura talmente impattante da doverne soffrire; e questo è certamente dovuto all’aver sempre avuto un forte supporto in termini economici ed emotivi”. 

Cosa pensi del tema del “merito” a scuola o in università? 

“La prima domanda da porsi, credo riguardi il “perché” si usino metodi di valutazione come quelli che tutti abbiamo conosciuto. Penso si possa dare per scontato che esistono sistemi di feedback alternativi più incoraggianti. Resta comunque il fatto che tutti sono inevitabilmente parziali, incompleti, data la complessità del fenomeno dell’apprendimento e del verificare determinate competenze.

È inevitabile che servano dei parametri per scegliere chi può accedere a studi e professioni che non possono essere per tutti, ma il punto è che ora si percepisce il voto come giudizio sulla persona, discrimine per dire chi è più bravo di chi, non specificando neanche troppo in che cosa. Senza considerare che le conseguenze di una tale narrazione della questione possono essere a volte drammatiche: solo il mese scorso l’ennesimo suicidio di uno studente ventitreenne a Bologna che si sentiva in ritardo con gli esami”.

Come definiresti tu l’intelligenza?

“Credo sia condivisibile pensare che ognuno, per indole, esperienza, ambiente e formazione ricevuta, possa avere sensibilità e competenze differenti ed essere brillante in un certo ambito. Vista così, la nozione di intelligenza è quindi sempre circoscritta ad un determinato settore. Tuttavia credo sia davvero difficile classificare le doti di una persona esclusivamente per mezzo di questo termine: come avere un riscontro oggettivo ad esempio, dell’intelligenza emotiva o relazionale?”

Per realizzare un progetto conta di più la motivazione o la volontà? 

“Credo che la chiave sia l’entrare in un circolo virtuoso di feedback positivi per quello che si sta facendo. Certamente però ci sono momenti in cui sia la motivazione, sia la volontà, devono subentrare per risolvere i problemi”.

Pensi di dover dimostrare qualcosa o di non dover dimostrare proprio nulla a nessuno ma semplicemente di dover rendere felice te stesso?

“Penso che il punto da tenere a mente sia che la ricerca della soddisfazione personale passa attraverso “chi” si vuol diventare e quello che si sta vivendo e facendo. Felicità è, secondo me in egual misura, amore per sé stessi e per gli altri. Importante è che non si creino fratture fra il proprio modo interiore e la posizione ed il ruolo che si assume nel mondo esterno, cosa che potrebbe causare dolore”.

E più in generale quale contributo ritieni di poter dare al mondo del futuro?

“Ho incontrato persone ai miei occhi straordinarie perché coscienti di sé, liberate da visioni del mondo e concezioni della realtà ideologiche, da pregiudizi e giudizi assorbiti per osmosi, perché avevano come punto fermo la scienza, grazie alla quale hanno preso consapevolezza di condizioni che recavano ingiustificatamente dolore alle persone. Ecco, avvicinarmi a queste posizioni, penso possa essere il contributo migliore che io possa dare”.

Tornare o andar via definitivamente da San Marino? … 

“Non credo che a San Marino ci siano gli stimoli e le possibilità di cui ora sento il bisogno”.

 

Parte seconda – Macrocosmo e microcosmo

Cosa hai vissuto il periodo più duro del confinamento dovuto al covid?

“Ero al primo anno di università, già abbastanza complicato e destabilizzante di per sé. La componente psicologica più difficile da affrontare ed elaborare è stata l’incertezza assoluta, che ha finito anche coll’influenzare la percezione del futuro”.

Argomento complesso: “vax” e “no-vax”

Il nocciolo della questione è il perché si debba riconoscere il valore e l’importanza della conoscenza scientifica e la differenza tra questa e le opinioni personali.

Esistono almeno tre elementi che distinguono la conoscenza scientifica da interpretazioni filosofiche, ideologiche o di opinione che si possono dare alla realtà:

  • la sorgente di tale conoscenza sono i dati, evidenze che derivano dall’esperienza che si ha del mondo;
  • l’utilizzo, nella comprensione dei fenomeni, di strumenti analitici quali la matematica, la statistica, la coesione e la coerenza logica;
  • il fatto che i risultati ottenuti siano costantemente vagliati, messi alla prova e discussi da una comunità internazionale di scienziati nel rispetto assoluto dell’antidogmatismo. 

Consiglio su questi argomenti un libro ben più esaustivo: “Theory and reality: an introduction to the philosophy of science”, di Peter Godfrey-Smith.

Quelle che sono opinioni, considerazioni, visioni e interpretazioni della realtà personali che ciascuno può ritenere più o meno sensate, dovrebbero essere riconosciute per quello che sono e per il fatto che manca il riscontro condiviso, rigoroso e quanto più possibile oggettivo con la realtà.

La scienza è l’unica conoscenza di cui è possibile aver prova in quanto pone le sue radici nella realtà e nell’esperienza. Il voler che lo stato assuma posizioni non fondate sulla scienza o il rivendicare posizioni che non accettano l’evidenza scientifica, infliggerà inevitabilmente dolore e sofferenza, in quanto tali visioni non fanno i conti con la realtà.

Internet offre una montagna di informazioni che possono però anche risultare senza alcun filtro o selezione. Esercitare un controllo sulle fonti (spesso anonime) è difficile, così come distinguere tra verità e menzogna o tra oggettività e soggettività? 

“Approcciarsi a internet è un po’ come cercare oro nei fiumi con i setacci: a volte si vede subito quali sono i ciottoli senza valore, a volte si raccolgono pezzi di pirite che ti fanno pensare di aver trovato qualcosa di prezioso e poi delle volte trovi davvero anche delle pepite d’oro! Credo che per noi cresciuti con internet agitare il setaccio sia abbastanza naturale: si evitano le testate e notizie sensazionalistiche, si controlla che la stessa informazione si ritrovi in più parti, si fanno ricerche soprattutto in inglese, perché banalmente la mole di informazione e il bacino d’utenza è esponenzialmente più grande e si hanno quindi maggiori probabilità di non raccogliere “piriti”.”

Figure come quella dello scienziato, del medico, dell’insegnante sempre più spesso vengono messe in discussione, addirittura denigrate, perché tutti pensano ormai di essere in grado di reperire ogni sorta di informazione da soli e di essere in grado di giudicarne l’operato; come vivi tutto ciò? 

“Credo che il rispetto della professione di ognuno, indipendentemente dal fatto che si tratti di un operaio, di un impiegato, di un medico o di un insegnante, debba essere scontato. Tuttavia ho la sensazione che la reverenza quasi timorosa che incutevano alcune figure e il modo di raccontare e comunicare la propria funzione all’interno della società, a volte fredda altre supponente, possano aver indotto le persone a questo”. 

La parola e l’immagine sono diventate un patrimonio a disposizione di tutti; tuttavia quello che potrebbe essere uno straordinario strumento di diffusione di idee e conoscenza come Internet finisce a volte col divenire un mezzo per alimentare odio e ignoranza. Come incoraggiare un uso appropriato ed utile del web? 

“In effetti Internet è uno strumento straordinario di conoscenza e confronto e forse è anche fisiologico che in misura minore contenga disinformazione e accese discussioni. Sta di fatto che l’odio non è tollerabile e di certo ci sono grandi margini di miglioramento nei servizi di polizia postale. L’origine del problema però credo sia di tipo culturale: è necessaria una forte educazione al rispetto e alla non discriminazione che evidentemente oggi, non è abbastanza efficace”.

Che cosa pensi degli ambientalisti “futuristi” che imbrattano opere d’arte o bloccano il traffico per attirare l’attenzione sui problemi del pianeta? 

“Personalmente li apprezzo, anche solo perché fanno capire con una terapia d’urto, quanto poca attenzione diamo alla sfida globale più difficile e impattante che oggi il mondo intero deve affrontare inevitabilmente. Non so quanto efficace sia questo metodo di comunicazione; c’è chi si sofferma solo sull’atto provocatorio che tuttavia, per quanto possa risultare “scandaloso”, di certo accende i riflettori sulla questione. La recente COP27, seppur con elementi positivi, non ha dato risultati troppo soddisfacenti. Oltre ad evitare gli sprechi forse la cosa concreta possibile da fare è votare e cercare di venir rappresentati a livello istituzionale da chi queste questioni per lo meno le considera con la giusta importanza”.

I mondiali in Qatar si stanno svolgendo regolarmente, con compromessi inconfessabili, visto che a quanto sembra questo paese non è certo in prima linea per il rispetto dei diritti umani e civili. Senza contare le morti “invisibili” sul lavoro di centinaia di immigrati durante la realizzazione delle opere necessarie alla manifestazione…

“Ho apprezzato il gesto di cantanti e personaggi famosi che volendo prendere le distanze dalle problematiche citate hanno rinunciato a una importante occasione di lavoro. È un sistema quello calcistico che non conosco bene, penso che in questi casi quello che di fatto accade sia che la questione dei soldi sorpassi quella morale. Questi mondiali restano comunque uno straordinario veicolo di messaggi positivi, anche attraverso coraggiosi tentativi di protesta, come quello dei calciatori iraniani”.

Come vedi questa tendenza alla “cultura della cancellazione” che sta prendendo piede anche nel nostro paese e rischia di rendere “fuorilegge” anche autentiche opere dell’ingegno umano, perché ritenute oggi “politicamente scorrette”? 

“Porre l’attenzione sulle critiche che si possono fare al contesto culturale in cui un’opera è stata creata penso aiuti solamente ad avere una visione più profonda della stessa. Tutti siamo in misura maggiore o minore figli dei tempi in cui viviamo e rendere coscienti i limiti della mentalità che un artista può avere avuto e che inevitabilmente traspare nell’opera è positivo”. 

Qual è il ruolo che ogni individuo può avere nella collettività in un tempo così duro come il nostro? Quali cambiamenti auspichi?

“Forse colui che coltiva il rispetto e mette costantemente in discussione le proprie idee e valori, senza volerli imporre agli altri, parte da un buon punto. 

Più in generale mi augurerei una presa di coscienza politica su temi quali: scelta sul fine vita, garanzia del diritto all’aborto, matrimonio egualitario, lotta all’omolesbobitransfobia. Vi è la necessità a mio avviso di definire dei confini laici oltre ai quali alcune ideologie personali, confessionali ed illiberali non possano pretendere di normare la vita di chi la pensa diversamente. Sono temi estremamente delicati e soggettivi, dalle forti conseguenze sulla vita concreta delle persone. Lo stato deve rispettare tutti”. 

Giudica chi ti giudica … 

“Con gli opportuni distinguo, in generale mi sembra che le generazioni precedenti alla nostra abbiano una coscienza meno sviluppata dei temi di cui ho parlato: la questione ambientale, i diritti civili, il valore della scienza. Si scorge un conservatorismo che a volte penso derivi dalla paura del cambiamento e della destabilizzazione inevitabile che ne consegue, soprattutto per chi possiede un sistema di valori troppo rigido e non radicato nell’evidenza e nei dati della realtà”.

 

Parte terza – Cosa ti passa per la mente se ascolti queste parole: 

Divertimento “Fintanto che è consapevole e non arreca danno a sé o ad altri, non mi sento di indicarne limiti. Innegabilmente una pausa dalla routine serve a chiunque!”

Moda “Trovo che sia uno dei tanti modi per esprimere la propria identità: sia quando se ne sceglie qualcuna in particolare, sia quando non se ne sceglie nessuna. Personalmente, caratterialmente, non ne sono particolarmente coinvolto”.

Emarginazione “È una cosa subdola, nasce dal pensare che siamo diversi da chi giudichiamo diverso; ha radice nell’orgoglio e nella naturale tendenza a considerarsi e a guardarsi in modo oltre che compiaciuto, superiore rispetto a come vediamo gli altri”.

Pensiero “A volte può diventare una trappola soffocante, come avviene negli attacchi di panico, caso questo in cui è evidente come la mente condizioni e sia agente attivo della nostra percezione della realtà”. 

Dio Dal mio punto di vista sono da rigettare una concezione della divinità o un sistema religioso che propongono dottrine, verità e visioni del mondo e dell’uomo assolute. La scienza è l’unico punto dell’esperienza umana da cui partire per poi elaborare una qualsiasi teologia accettabile. Segue poi l’esperienza spirituale personale e soggettiva, che è differente per ciascuno e può anche non esserci affatto; rispetto profondamente tutte queste posizioni ed anche l’assenza di esse, in quanto fonte di arricchimento delle prospettive che si possono individuare nella visione del mondo”.

Coscienza “Il come essa emerga dalle connessioni neurali del cervello penso sia uno tra gli argomenti più interessanti possibili; il comprendere in che modo succeda sarebbe esaltante: capiremmo più profondamente che cosa significhi il nostro “essere umani”, e la sorgente della nostra possibilità di conoscere; saremmo in grado di discriminare organismi coscienti e non; e infine avremmo di certo tanto da elaborare sulle implicazioni etiche e morali di ciò che si è scoperto”.

Pace “Ho letto qualche giorno fa l’intervento tenuto a Strasburgo del primo ministro del Lussemburgo Xavier Bettel: “Durante la Seconda guerra mondiale, essere gay, di origine ebraica e liberale mi avrebbe condannato a morte tre volte. Oggi sono un uomo libero e sono a capo di un governo eletto. […] Possiamo essere diversi, avere opinioni diverse, ma questo non è un limite. È la ricchezza del progetto europeo, deve restare la nostra forza”. Un esempio commovente di che cosa ha potuto dare alle persone la pace assicurata dall’UE per settant’anni. Proprio oggi, vedere l’Ucraina martoriata è straziante”. 

Dolore “Credo che non esista una scala di intensità del dolore non fisico, che è sempre totalizzante e disarmante; cambia forse solo la durata, a volte. Troppo spesso si hanno reazioni verso il dolore altrui che lo sminuiscono e lo invalidano, la cosa giusta da provare a fare invece sarebbe solo quella di far sentire la propria vicinanza”.

Gioia “Credo sia molto più silenziosa di come è narrata e di quello che generalmente ci si aspetta; non ci sono lacrime o salti ma piuttosto una sensazione di pienezza che riempie”.

Ansia “Costruisce scenari talvolta così dettagliati e disastrosi che è proprio impossibile che si creino; per fortuna poi c’è la realtà che li distrugge ma può essere davvero invalidante”.

Amore “Pieno e consistente quello dei miei genitori nei miei confronti: il supporto continuo ed incondizionato, la certezza dell’esserci, il difficile e tortuoso sforzarsi di capire e se non si capisce tutto a pieno, in fin dei conti, fa lo stesso: la tenerezza e il calore dell’abbraccio bastano”.

Immigrazione “La mia forte concezione cosmopolita induce una profonda gratitudine per la convenzione di Schengen. Vi è certamente la coscienza dell’arbitrarietà del privilegio di cui io posso disporre quando vedo le tragedie dei flussi migratori odierni verso i quali si risponde con cinismo, chiusure e deumanizzazione”.

Uguaglianza-Disuguaglianza Dal momento in cui si riconosce che si è gettati nel mondo tutti nello stesso modo è automatico che a livello sociale si debba cercare di appianare le disuguaglianze. Bisogna fare poi i conti però con la nostra cupidigia, l’orgoglio e il privilegio”.

Libertà “Credo che pace, scienza e libertà siano aspetti complementari e consequenziali. 

Data la pace, come può pensare chi ignora o rifiuta le evidenze della scienza di avere consapevolezza della realtà e non essere soggiogato da false verità?

Data anche la scienza, infine, serve la consapevolezza della propria identità e della pienezza della propria esperienza umana per vivere la propria libertà”.

Per terminare questa nostra conversazione cita una frase dal libro che più ti è piaciuto fra quelli che hai letto

But I don’t want comfort. I want God, I want poetry, I want real danger, I want freedom, I want goodness. I want sin.” “Ma non voglio la comodità, voglio Dio, voglio la poesia, voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà, voglio il peccato”.

Aldous Huxley, Brave New World

E infine un verso di un poeta o di un cantautore che secondo te ti rappresenta o in cui ti rispecchi 

Dio, fatti valere, distruggi i giardinetti curati e fioritissimi. Vieni foresta!

Patrizia Cavalli, Poesie

 

Il prossimo appuntamento vedrà come protagonista Arianna Ghinelli.

A cura di Rosanna Ridolfi

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