Certificati medici per frontalieri incompleti. Un caso

Certificati medici per frontalieri incompleti. Un caso

Egregio direttore,
Sono un frontaliero che da molti anni lavora a San Marino e come tanti colleghi sono rimasto vittima di una storia di ordinaria burocrazia. Alcuni mesi fa, infatti, l’Istituto per la Sicurezza Sociale mi ha comunicato che il certificato di malattia non era conforme alle circolari ISS perché il modulo trasmesso era privo della diagnosi. Tradotto dal burocratese: diritti e soldi (circa 400 euro) andati in fumo per un piccolo formalismo cartaceo. Un puntiglio da Azzeccagarbugli.
Mi spiego: da quando il medico curante trasmette per via telematica i certificati di malattia all’Inps, non esiste più la copia riservata all’ISS, ossia quella che conteneva anche la diagnosi e che i frontalieri in passato spedivano normalmente all’ente sanitario di San Marino.
Questo cambiamento, nel mio caso e in decine di altri simili, ha determinato l’invio di certificati, quelli che il medico consegna ai lavoratori, considerati dall’ISS non validi.
Sembra il gioco delle tre carte: sono tutti certificati che attestano una reale malattia, ma solo uno ti dà il diritto dell’indennità economica. Se “peschi” insomma quello sbagliato, addio soldi.
Il fatto è che queste nuove procedure sono a dir poco nebulose, e occorreva definirle con assoluta chiarezza fin dal principio, in primo luogo tra l’ISS e l’INPS, da cui i medici certificanti dipendono.
Perché invece non si è proceduto in tal senso? E perché, ancora oggi, alla luce dei numerosi casi emersi negli ultimi mesi, nulla viene fatto per evitare errori o fraintendimenti?
Credo che questa sia un’assoluta ingiustizia, anche perché in sede di ricorso ho presentato tutta la certificazione (compreso il famigerato modulo che contiene la diagnosi), ma non è stato comunque accolto.  
Ingiustizia poi accompagnata da una beffa. In base al certificato bocciato dalla circolare-trappola,  l’ISS revoca l’indennità economica ma riconosce lo stato di malattia…Siamo alla commedia dell’assurdo. E purtroppo viene il fondato sospetto che, dopo la vergogna della tassa etnica, si voglia ancora una volta far cassa sulla pelle dei lavoratori frontalieri.
 
Andrea Franchini, lavoratore frontaliero
P.S. per chio fosse interessato sono disponibile a fornire ulteriori dettagli e documenti su questa vicenda.

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