Chiude anche la Cenni Srl, l’ultima azienda sammarinese fornitrice di armature metalliche per cemento

Chiude anche la Cenni Srl, l’ultima azienda sammarinese fornitrice di armature metalliche per cemento

Chiude anche la Cenni Srl, l’ultima azienda sammarinese fornitrice di armature metalliche per cemento
Altri trenta lavoratori hanno perso il lavoro. A San Marino non c’è più nessuna azienda con questa tipologia produttiva, e ciò ha aperto la strada ad imprese forensi fornitrici, come avviene nella costruzione del parcheggio multipiano dell’ospedale
30 marzo 2012 – L’edilizia sammarinese è un settore completamente in crisi; in quindici anni si è costruito quanto più si poteva, creando un patrimonio immobiliare spropositato e in buona parte inutilizzato, che ha depauperato una larga fetta di territorio, con molte strutture che stanno diventando obsolete ed altre di scarsa qualità costruttiva. Detto questo, negli ultimi anni sono centinaia i posti di lavoro venuti a mancare nell’intero settore edile, e le difficoltà si sono riversate – oltre che su tante attività dell’indotto – in modo particolare sulle aziende che forniscono materie prime all’edilizia.

In questa settimana, a ulteriore conferma dello stato di profonda crisi del settore,  sono stati sono messi in mobilità tutti i trenta dipendenti della società Cenni Srl, storica impresa fornitrice di strutture metalliche per manufatti in cemento armato. Era l’ultima azienda con questa tipologia produttiva rimasta in territorio, dopo la chiusura della concorrente Silfor Spa, avvenuta qualche mese fa, in cui hanno perso il lavoro circa 20 dipendenti.

Imprese, queste, che hanno subìto in maniera molto profonda gli effetti della crisi di rapporti con la vicina Italia, a causa dell’inserimento di San Marno nella black list e della mancata firma degli accordi fiscali e contro le doppie imposizioni. Tali aziende, è bene ricordarlo, nel recente passato hanno usufruito di notevoli benefici economici e forme di sostegno da parte dello Stato per riqualificare i loro processi produttivi, per applicare al meglio le nuove norme di lavorazione nel settore delle costruzioni e armonizzarle con la normativa sulla tracciabilità del materiale utilizzato.

In tutto questo percorso, chi paga le conseguenze maggiori sono i lavoratori dipendenti che hanno perso il posto di lavoro; dipendenti che, tra l’altro, nel caso della ditta Cenni, devono percepire diverse mensilità di stipendio, mentre, nella vicenda Silfor, sono ingenti i contributi non versati alla Cassa Edile. Oltre a ciò, va considerato che all’interno del nostro paese non c’è più un’azienda che fornisce questo servizio alle imprese costruttrici, ivi compresa la Azienda di Stato di Produzione.
Questa situazione ha lasciato completamente libero accesso in Repubblica ad imprese forensi fornitrici di materiale per costruzioni (armature in ferro per cemento armato), compreso il servizio di assemblaggio. Si veda ad esempio quanto sta succedendo nella realizzazione del parcheggio multipiano dell’Ospedale. Di fatto, quindi, si è creato in Repubblica un vuoto in un settore fondamentale per il ciclo produttivo dell’edilizia.
Si ricordava prima che in settimana sono stati licenziati tutti i dipendenti rimasti in questo comparto; riteniamo che la politica in questo caso dovrebbe farsi carico di iniziative che consentano a quegli ex dipendenti che intendessero organizzarsi in forma autoimpreditoriale, di beneficiare di forme di finanziamento a tasso agevolato e, perché no, favorendo anche forme di aggregazione (cooperative) già sperimentate in passato con successo. Questo sarebbe un modo innovativo per recuperare posti di lavoro e salvaguardare significative professionalità, evitando di disperdere risorse pubbliche finanziando per l’ennesima volta i soliti e ben conosciuti soggetti economici che hanno in passato creato situazioni di difficoltà sia al paese che ai lavoratori
FULC-CSU
Federazione Unitaria Lavoratori Costruzioni
 

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