Civico 10: la mafia siamo noi

Civico 10: la mafia siamo noi

La mafia siamo noi
Lo splendido film “I Cento Passi” che ci racconta la triste storia di Peppino Impastato, scavando nel profondo fra gli ingranaggi mafiosi che muovono ancora oggi tante piccole realtà italiane, non solo siciliane, lascia un segno indelebile nella mente e negli occhi di chi lo guarda.
Il monologo che il mandante dell’omicidio del padre di Peppino, lo zio e “Don” Gaetano Badalamenti, tiene nel ristorante del defunto ai due fratelli Impastato, racchiude in pochi minuti l’intera essenza di una società mafiosa.
Una società in cui esistono dei Padrini che tutelano i loro picciotti rendendo loro la vita più facile, proteggendoli, procurandogli un buon lavoro, permettendo a loro e ai loro figli di studiare, di andare in vacanza, legandoli a sé insomma con un doppio vincolo d’onore e rispetto.
Vincolo che i picciotti, così tutelati, non devono e non possono rompere, neppure quando il Padrino chiede loro di compiere nefandezze, o di chiudere gli occhi davanti alle nefandezze di altri picciotti, o dello stesso Padrino.
In fondo non si può sputare nel piatto dove si mangia, neppure se in quel piatto è appena morto ammazzato il proprio padre, come era successo al povero Peppino.
Sono convinto di non essere gli unici ad essersi fatti un’idea di cosa è la mafia, questo cancro che corrode la società italiana dal di dentro, che pone le sue radici rocciose nelle piccole comunità, nelle famiglie in senso allargato.
E allora sono stupito. Stupito di vedere tanti miei concittadini stupiti delle notizie che a cadenza quotidiana ormai infettano il buon (un tempo) nome della Repubblica più antica del mondo, legandola ai peggiori nomi della criminalità organizzata italiana.
Stupito perché da tempo ormai mi sono posto delle domande davanti al nepotismo e al clientelismo senza regole (neppure quelle non scritte) che soprattutto negli ultimi decenni ha corroso le basi della società, dell’economia e il territorio di questo nostro paese.
La risposta a quelle domande, al lotto sbloccato dall’amico del politico per fare speculazione edilizia, al vicino di casa entrato nella Pubblica Amministrazione con famiglia al seguito ma senza concorso, agli avanzamenti di livello calati dall’alto come lo spirito santo senza alcun merito, al fatto che ancora oggi (nel 2013) il libero professionista paga le tasse solamente se vuole, al fatto che ancora oggi (nel 2013) troviamo la fila di questuanti fuori dalle Segreterie di Stato, è una sola.
Mafia. Siamo un popolo profondamente, intrinsecamente mafioso. Siamo un popolo in cui vige la legge della raccomandazione e della protezione politica come nella Sicilia più profonda. Siamo un popolo fra cui l’omertà nei confronti dei comportamenti più aberranti da parte del nostro vicino di casa, da parte del nostro collega di lavoro, da parte del nostro lontano parente, è la norma, non l’eccezione.
Che senso ha meravigliarci se dall’oggi al domani i magistrati italiani ci raccontano che abbiamo la mafia in casa? Che personaggi dell’alta società sammarinese da anni lavorano per ripulire soldi sporchi con il cemento sporco di sangue delle nostre palazzine? Che alcuni fra i personaggi politici più votati degli ultimi 30 anni erano legati in qualche modo a questi luridi meccanismi? Ha senso prendere questi ultimi come capro espiatorio, far finta (solo finta) che non esistano più e tirare avanti come se niente fosse, salvo poi continuare a trovarsi ogni giorno sui giornali con nuovi scandali?
Avrebbe più senso, forse, farsi un esame di coscienza, guardarsi dentro tutti per davvero, rendersi conto che un Paese come il nostro avrà un futuro solamente se certi meccanismi clientelari saranno con coraggio combattuti e denunciati in primis da chi li subisce, o da chi ne gode, ma anche da chi li osserva.
Quel giorno, e solamente quello, sarà il giorno in cui Piazza della Libertà si riempirà nuovamente di sammarinesi, quelli veri, quelli capaci di tenere alta la testa davanti al mondo intero per via di una storia ed un presente, finalmente anche un presente, di libertà e rispetto.
Quei sammarinesi, e solo loro, riusciranno facilmente a sbattere fuori dal confine la mafia. Ci riusciranno facendo squadra, spalla a spalla, difendendo il proprio territorio da una vera e propria invasione di malaffare che lo sta e ci sta distruggendo lentamente, dal di dentro.
Il nostro futuro è nelle nostre mani. Non deleghiamo ad altri questa lotta. Stiamo tutti in prima fila contro la corruzione e il clientelismo.
Movimento Civico10
Luca Santolini

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