Civico10 sulle Unioni Civili

Civico10 sulle Unioni Civili

Le Unioni Civili in Italia sono legge da circa una settimana. Il disegno di legge Cirinnà, orfano della tanto discussa Stepchild Adoption, ha passato l’esame della Camera, scatenando da una parte la gioia di coloro fino ad oggi discriminati dalla normativa, dall’altra l’ira veemente degli ambienti ecclesiastici e degli ambienti conservatori.

Il fatto che un Paese come l’Italia, nostro vicino sia fisico che culturale, sia riuscito finalmente a fare un passo così importante per il riconoscimento davanti alla legge delle unioni di tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, è sicuramente un aspetto positivo anche per San Marino. Questo nonostante lasci parecchio amaro in bocca a chi, come Civico10, sta spingendo da tempo per una revisione della specifica normativa in Repubblica.

La consapevolezza della necessità e urgenza di arrivare, seppur con grave ritardo, ad una forma di riconoscimento legale dell’unione fra due persone conviventi indipendentemente dal loro orientamento sessuale, parrebbe ormai diffusa fra quasi tutte le componenti politiche e sociali.

Controprova ne è l’approvazione, a stragrande maggioranza, di un Ordine del Giorno del Consiglio Grande e Generale che chiedeva alcune modifiche di legge relative al permesso di soggiorno e di avviare un dibattito approfondito sul tema delle Unioni Civili, nonché l’annuncio nientepopodimeno che del PDCS di stare lavorando su una bozza di legge in materia.

Ma allora perché ancora una volta siamo giunti ad essere il fanalino di coda dell’intera Europa? Perché anche un Paese come Andorra, in cui uno dei due Capi di Stato è un Vescovo della Chiesa Cattolica, ha già approvato una normativa che regolamenta le Unioni Civili e addirittura l’adozione di bambini per le coppie omosessuali, e San Marino ha così tante remore anche solo a parlarne?

Temi come questo, che vanno a minare le fondamenta di certe tradizioni radicate non da sempre, ma da secoli nella nostra società, come il concetto di famiglia, necessitano ovviamente di una gradualità fisiologica per essere somatizzati.

Non a caso in quasi tutti i Paesi che hanno già regolamentato queste unioni si è proceduto per step. In alcuni casi sono passati più di 10 anni fra il riconoscimento legale della coppia a definire quell’unione un matrimonio, oppure a concedere la possibilità di adottare bambini. In altri Paesi non si è ancora neppure arrivati a quest’ultima possibilità, e forse non ci si arriverà.

Ma il primo passo che l’Unione Europea chiede a tutti i suoi Stati membri di compiere, in nome della Dichiarazione Europea dei Diritti dell’Uomo che anche San Marino ha sottoscritto, è quello del riconoscimento legale della coppia. Un passo che permetterà a questi cittadini discriminati dalla legge di poter usufruire delle tutele legali delle coppie eterosessuali unite in matrimonio.

Si tratta di un passaggio da compiere necessariamente anche in Repubblica. Confidiamo che, come purtroppo succede spesso, almeno questi input provenienti dall’esterno riescano a muovere le coscienze addormentate di chi non vive queste discriminazioni sulla sua pelle, quindi si può permettere di dormire sonni tranquilli evitando di pensare al problema.

Rimane nel frattempo il rammarico di essere rimasti il fanalino di coda in Europa su una materia che rientra nel campo dei diritti della persona.

Civico10

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