Commissione consiliare Affari esteri, seduta di martedì 14 gennaio

Commissione consiliare Affari esteri, seduta di martedì 14 gennaio

Audizione dell’Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario di Palestina, S.E. Abeer Odeh

In apertura, l’intervento del Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Luca Beccari: “San Marino può vantare una grande longevità. Siamo riusciti a difendere la nostra autonomia in momenti tumultuosi della storia. La Palestina ha avuto un percorso molto più travagliato, condizionato anche da fattori esterni. Il mondo è proiettato nella dimensione della globalizzazione. Si parla di una evoluzione delle relazioni, ma ancora ci ritroviamo a discutere e a dover assistere al travaglio di un popolo che purtroppo rimane schiacciato nell’impossibilità di potersi esprimere nel territorio che lo rappresenta. Alla luce dei nuovi conflitti – e del dispendio di vite umane che questi comportano – San Marino ha abbracciato l’idea di un passaggio molto più significativo del passato. Non abbiamo avuto un risveglio di coscienza. Da anni partecipiamo al dibattito sulla questione palestinese. Il vero cambio di passo è stato nel decidere di aderire a quel gruppo di Stati che intendono dare più forza alla realtà palestinese attraverso un percorso di riconoscimento. Percorso che è fatto di tappe. Tra queste c’è l’allacciamento di relazioni a livello diplomatico. Questa attività non si ferma qui. San Marino è stata al fianco della Palestina nelle azioni di riconoscimento della Palestina e nel suo diritto di essere rappresentata nell’Assemblea delle Nazioni unite. Siamo un Paese votato al dialogo. San Marino non potrà mai accettare l’utilizzo della guerra e della forza per la risoluzione di una disputa. Oggi noi facciamo un passo avanti nel riconoscimento della Palestina. Lo facciamo non in un’ottica pro-Palestina e anti-israeliana, ma a difesa del diritto della Palestina di autodeterminarsi e nella prospettiva di una convivenza pacifica con Israele. Non sta a noi disquisire sui tanti passaggi storici che ci hanno portato a questa situazione. Vorrei puntare invece i riflettori sulla rilevanza che questo momento ha anche per la politica estera sammarinese, che ha saputo mantenere una linea di coerenza con il passato pur sapendo abbracciare a volte le esigenze di cambiamento”.

Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario di Palestina, S.E. Abeer Odeh: “Grazie Eccellenza per le gentili parole e il sostegno che ha espresso. E’ per me un grande onore essere qua di fronte a voi come primo ambasciatore della Palestina a San Marino. Vi porto i saluti del nostro presidente e le speranze del popolo palestinese per un futuro basato su pace e rispetto reciproco. Esprimo la mia gratitudine alla leadership di San Marino per aver compiuto un passo storico. E’ una pietra miliare che apre la strada al riconoscimento della Palestina come Stato sovrano. San Marino ha una profonda storia ed è stata di grande ispirazione per i popoli che lottano per l’autodeterminazione. Il riconoscimento non è un atto simbolico, ma una potente affermazione del popolo sammarinese. Il vostro riconoscimento della Palestina contribuerebbe all’obiettivo di una pace in Medioriente. Lo status quo dell’occupazione deve finire. La pace può essere costruita solo sulla base dell’eguaglianza e del rispetto reciproco. La vostra voce su questo tema sarebbe il segnale che anche le nazioni più piccole possono avere un ruolo nel plasmare un mondo più giusto ed equo. L’influenza di una nazione non è determinata dalle dimensioni fisiche ma dal suo impegno per la giustizia e i diritti umani. San Marino così dimostrerebbe che ogni voce è importante nel contesto internazionale. Questo atto sottolinerebbe l’idea che i principi e non il potere definiscono la vera eredità di una nazionale sulla scena mondiale. Sarebbe di ispirazione per altri. In qualità di ambasciatore, mi impegno a promuovere legami più forti. Possiamo creare una solida base per la cooperazione in settori come cultura, istruzione e sviluppo sostenibile. Esorto voi a stare dalla parte della Palestina e a riconoscere il suo giusto posto. Lavoriamo insieme per la giustizia e la dignità umana”.

L’audizione prosegue con l’illustrazione di alcune slide riguardanti la situazione palestinese. Terminata l’esposizione, spazio ai commenti dei commissari.

Matteo Zeppa (Rete): “Questa relazione è stato un pugno nello stomaco. Questi sono i principi che hanno spinto il partito che rappresento a portare avanti un iter, sulla spinta del comitato San Marino per la Palestina, che non ha mai perso di vista la questione. Voglio fare parte di un Parlamento che riconosce lo Stato di Palestina, senza se e senza ma. Il nostro Parlamento deve avere la forza per riconoscere la Palestina. Noi saremo sempre sul pezzo, cercando di velocizzare questo iter di riconoscimento”.

Alessandro Scarano (PDCS): “Inizio questo intervento con un sentito ringraziamento all’ambasciatore. L’audizione odierna è stata un momento significativo. Il passaggio di oggi da parte del nostro Paese è un punto di partenza. San Marino, forte dei suoi valori, è al fianco del popolo palestinese. Oggi è maturata una maggiore consapevolezza da parte nostra. Oggi vi è più che mai la necessità di giungere alla pacificazione di una regione da troppo tempo travagliata. Naturalmente il dialogo deve e dovrà essere sempre la via da percorrere e privilegiare per risolvere le questioni tra Stati. No alla violenza, no alla guerra. Ci deve essere la volontà di tutti gli attori in campo, da ambo le parti, di privilegiare la via del dialogo. Pertanto no alla violenza e no al terrorismo”.

Giuseppe Morganti (Libera): “Una giornata storica quella che stiamo vivendo. E’ storica per la Palestina. Questo 14 gennaio i negoziati stanno per produrre il risultato da tutti noi auspicato: l’immediato cessate il fuoco a Gaza. Oggi San Marino ha aperto ufficialmente le relazioni diplomatiche con la Palestina. Un passo fondamentale sulla strada del riconoscimento che viene visto come un messaggio rivolto da San Marino alla comunità internazionale. Migliaia sono le vittime, migliaia i bambini mutilati, lasciati morire senza cura. E’ inammissibile che la comunità internazionale non si indigni e non si faccia cura di questa gravissima emergenza umanitaria. Libera si è fatta promotrice affinché San Marino potesse intraprendere questo percorso”.

Antonella Mularoni (RF): “La ringraziamo per questa relazione che è andata in profondità. Le siamo particolarmente grati. In questa giornata in cui San Marino ha fatto un passo importante, vorremmo  che questo accordo – o questa tregua – possa davvero oggi vedere la luce con il rilascio degli ostaggi, dei prigionieri e la fine delle ostilità. E’ importante che le violenze cessino da ognuna delle due parti. La sfida più difficile è riuscire a costruire insieme un futuro di convivenza pacifica. Vorremmo sentire da lei anche quelle che sono le sue previsioni. Concludo ringraziandola nuovamente e chiedendo una valutazione su quella che potrà essere la coesistenza pacifica tra i due popoli nel prossimo futuro”.

Gerardo Giovagnoli (PSD): “Vorremo che questa occasione fosse ricordata come un passo in avanti importante per il riconoscimento della Palestina. Cosa più importante: che il 14 gennaio venga ricordato come il primo giorno di una nuova era, nella speranza di poter giungere finalmente ad una tregua. La Palestina è stata purtroppo al centro di giochi fatti da diversi attori sulla pelle di quel popolo. Ci sono tanti interessi esterni che hanno favorito la guerra. San Marino afferma da sempre la necessità del far funzionare il multilateralismo. Siamo in un’epoca in cui questo, che dovrebbe essere un propulsore della pace, si sta disgregando, perché tornano i grandi interessi delle manovre di potere e l’influsso delle leadership. E’ necessaria una visione politica, che però non può essere quella di Hamas. Una leadership che evidentemente non può professarsi democratica e non può essere il futuro, a differenza dell’organizzazione che lei rappresenta. Anche in Israele servirà una visione meno manichea ed estremista da parte della classe dirigente”.

Maria Luisa Berti (AR): “Sono stata in Terra Santa molte volte. Ho sempre recepito una grandissima dignità, nonostante sia terra di sofferenza. Ma anche tantissima voglia di pace. Questo specialmente dalle giovani generazioni. E’ in quell’ambito che si deve alimentare ancora di più la cultura del dialogo. Il grande colpevole della violazione della pace del mondo, da una parte e dall’altra, è l’estremismo. Esprimo la grande solidarietà verso il popolo palestinese e profonda gratitudine a lei”.

Fabio Righi (D-ML): “Ritengo importante e fondamentale intervenire in questo ambito. Non abbiamo le dimensioni per incidere nel modo in cui incidono i grandi paesi facendo mobilitazioni anche di tipo militare. La nostra storia ci dice che essere saldi sui valori della libertà e della pace, sono armi altrettanto importanti. La sua presenza qui oggi è il segnale di una scelta consapevole nel mettere a disposizione queste capacità al servizio della situazione che coinvolge il suo Paese. San Marino sarà a disposizione delle esigenze di negoziazzione e di costruzione di un percorso di pace e vicinanza tra i popoli”.

Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario di Palestina, S.E. Abeer Odeh: “Vi ringrazio per il vostro sostegno e la solidarietà. Ho apprezzato molto le vostre domande. Vorrei concentrarmi sul tema della pace. A livello internazionale c’è la percezione che la Palestina sia contro la pace. Questo è sbagliato. Noi non abbiamo mai vissuto in pace, quindi la pace è ciò che desideriamo di più. Noi sosteniamo il dialogo con Israele per far sì che terminino le sofferenze e la guerra. Importantissimo il ruolo della comunità internazionale. Si è sempre detto che non vogliamo la pace e continuiamo a negare i negoziati. Dev’essere chiaro che noi sosteniamo il dialogo. La comunità internazionale deve sostenerci. Anche noi speriamo che si possa arrivare ad un cessate il fuoco. Ma anche in passato tantissime volte sono stati portati avanti dei negoziati, ma sono sempre stati posti ostacoli da Israele. Israele non vuole porre termine al massacro, per tante ragioni. Noi vogliamo il dialogo, per fare in modo che i nostri popoli possano vivere in pace. Perché le persone usano la violenza e diventano terroristi? Se alle persone vengono tolte le case, il lavoro, i possedimenti, com’è possibile non diventare violenti? I palestinesi hanno perso tutto, non hanno prospettive future. Pensate cosa vuol dire vivere sotto occupazione militare, vedersi confiscate le terre, il 70% dei giovani è disoccupato. Cosa potete aspettarvi da loro? Questo porta a rabbia, violenza, e quindi alla resistenza. Tutti i Paesi hanno il diritto di difendersi: i palestinesi no, non posso controllare le loro vite. La comunità internazionale dovrebbe dunque aiutarci”.

 

 

 

 

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